Chapter 1

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"We never played
by the same rules, anyway."

I don't care anymore,
Phil Collins

Avevo sempre voluto raccontare una storia, ma le persone comuni non erano il mio soggetto preferito. Volevo raccontare la mia di storia, che di comune aveva ben poco.

Tutto aveva avuto inizio nel luogo più normale - o almeno, questo credevano gli altri - in cui qualunque persona avrebbe mai potuto mettere piede: il liceo, una realtà che da adolescente sembra essere l'unico mondo importante. Come diceva Darwin, era tutta una questione di adattamento all'ambiente: chi si adattava sopravviveva. Io, perciò, temevo sarei decisamente morta.

L'inizio del nuovo anno non era eccitante come facevano credere nei film. Nessuno poteva davvero essere così felice di passare sei o più ore seduto dietro un piccolo banco ad ascoltare la parlantina soporifera dei professori. A loro non interessava veramente cosa ci entrava in testa, ma piuttosto che facessimo silenzio mentre ascoltavano il suono della loro stessa voce.
Alcuni ragazzi forse erano felici di rivedere gli amici che non avevano chiamato per tutta l'estate, ma non era questo il mio caso.

Ero più addormentata che altro quella mattina ed ero anche piuttosto nervosa. Dovevo essermi alzata con il piede sbagliato. E come biasimarmi?
Da quando ero tornata a Portland ogni giorno non era un buon giorno.

Quando attraversai l'ampio atrio della Roosevelt High School, dovetti respirare a fondo ed aggrapparmi a tutto il coraggio che avevo. Mi feci largo tra i corridoi ed arrivai alla segreteria sentendo decine e decine di occhi puntati su di me.

"Sono qui per il mio nuovo orario." Il mio tono voleva essere gentile, ma non ero affatto sicura della buona riuscita del mio tentativo.

La segretaria paffutta era immersa tra pile di fogli mentre, con le dita corte e cicciotte, premeva sui tasti del computer non degnandomi di uno sguardo.

"Nome?" Chiese disinteressata continuando a riservare la sua attenzione unicamente allo schermo.

"Lena Martin." Pronunciai sconfitta, consapevole del marchio affisso sul mio nominativo.

I suoi occhi finalmente incontrarono la mia persona ed un'espressione di stupore si aprì sul suo volto. Sembrava non riuscire più a distogliere lo sguardo da me mentre, con movimenti meccanici, cercava tra i fascicoli in ordine alfabetico il mio orario. Me lo porse con mano malferma ed io le sorrisi a disagio.

"Grazie." Sussurrai prima di allontanarmi.

Da piccola avevo l'attenzione di molti bambini su di me perché i miei capelli erano del loro colore preferito: rosso sangue.
A me era sempre piaciuto pensare di attirare gli sguardi perché, come mi raccontava mio papà, conservavo dentro di me della magia, i poteri per cui le streghe dai rossi capelli ribelli venivano condannate molto tempo fa.
Da bambina mi sentivo speciale.

Col tempo compresi che non era il colore dei capelli a rendere qualcuno speciale, tanto meno le altre caratteristiche fisiche. Era il tempo che le persone dedicavano agli altri a renderli speciali. Ed io, con mio papà, di tempo ne avevo avuto troppo poco.

Camminai a passo spedito fra i corridoi, controllando quale sarebbe stata la prima lezione del giorno e cercando di non badare agli sguardi perforanti e ai bisbigli sussurrati ai muri che ormai, si sapeva, avevano le orecchie.
Captai alcune delle frasi vociferate tra le ale della scuola, ma mi decisi a non rispondere.  Non pensavo sarebbe tornata. Tu sai dov'è stata l'anno scorso? Ho sentito che è scappata di casa ed è andata in Francia. Nessuno la vuole qui.

Una cosa brutta di Portland: nessuno qui si faceva gli affari suoi.

Avevo ignorato le occhiatacce che la metà degli studenti mi aveva rivolto cercando di respingere la mia irrefrenabile voglia di tornare indietro e scappare un'altra volta.
Da quando ero tornata, circa una settimana prima, non ero uscita molto, ecco perché nessuno si aspettava di vedermi camminare di nuovo sul lucido pavimento della scuola che mi riconosceva come quella che non ero.
Non potevo credere di essermi fatta di nuovo trascinare in quel posto.

Questa volta deve andare diversamente, pensai.

Portland » Shawn Mendes ( In Revisione )Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora