nitrogen triiodide

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La luce filtrava dalle tende chiare già da qualche ora quando mi svegliai.
Sbattei le palpebre qualche volta per mettere a fuoco la sveglia, erano le 8.45
Cercai di alzarmi, ma sentii il braccio di Dylan cingermi ancora la vita, e il suo petto che si alzava e abbassava a intervalli regolari mentre respirava contro la mia schiena.
Lo sentii muoversi, e immaginai di averlo svegliato.

«Buongiorno» sussurrò, e io mi girai verso di lui.

«Buongiorno. Devi muoverti, Allison e sua madre saranno qui tra poco» mi alzai, cercando invano di tirarlo in piedi per un braccio.

«E quindi?»

«Quindi la promessa alla madre di Allison e alla mia era che non ci sarebbero stati ragazzi seminudi nei nostri letti. Se hai bisogno puoi farti una doccia prima che arrivino, gli asciugamani sono lì sul comodino.» dissi, e intanto che lui si tirava giù dal letto cercavo di sistemare un minimo le lenzuola.

«Okay, vado.» passando mi diede un buffetto affettuoso sulla guancia facendomi l'occhiolino, poi entrò in bagno.

Mentre l'acqua scorreva mi cambiai e dopo aver lottato per l'ennesima volta con la spazzola mi sembrò di sentire qualcosa al piano di sotto.

«Siamo a casa!» la voce di Allison fu accompagnata dal rumore delle chiavi nella serratura.

Iniziai ad imprecare silenziosamente, Dylan era ancora nella doccia e sentivo già distintamente i passi della mia amica e di sua madre per le scale.

«Lindsey, sei qui?» la familiare voce della signora Reed era sempre più vicina.

Mi guardai in giro in cerca di un'illuminazione e mi fiondai in bagno chiudendo la porta dietro di me, mentre dietro la tendina azzurra l'acqua scorreva ancora.

«Lindsey, tutto bene?» la faccia di Dylan spuntò dalla doccia, e io gli facevo freneticamente segno di stare zitto portandomi un dito sulle labbra.

«Allis, sono in doccia!» urlai, assicurandomi che mi sentissero.

«Okay, noi siamo di sotto a fare colazione.» rispose lei.

Tirai un sospiro di sollievo, ma poi vidi la maniglia abbassarsi.
La porta era socchiusa, in modo che non si intravedesse niente, ma sentivo la voce della signora Reed.

«Lindsey, l'ultima volta ho lasciato qui l'aspirina, ci metterò pochissimo a riprenderla.»

Sopraggiunse il panico più totale, se lei avesse scoperto Dylan probabilmente sarei stata mandata in qualche monastero in Tibet o in viaggio di sola andata per la Siberia.
Se c'era una cosa su cui la madre di Allison era piuttosto medioevale, erano i ragazzi.

La porta si stava aprendo, allora mi venne un'idea tremendamente folle.
Scostai rapidamente la tendina e mi buttai sotto la doccia, tappando con una mano la bocca di Dylan che mi guardava esterrefatto.
Lo fissavo negli occhi, consapevole che fosse completamente nudo, mentre l'acqua continuava a scorrergli lungo il corpo.

«Ah, eccola qui l'aspirina! Certo che per essere un futuro medico le tieni un po' in disordine le garze e le bende.» la signora Reed se la prendeva comoda, mentre continuavo a premere la mano sulle labbra di Dylan in modo che lui non protestasse.

Non osavo muovermi, lo fissavo negli occhi sperando che dopo tutto questo avrei avuto ancora il coraggio di rivolgergli la parola.

«Va bene, ti aspetto di sotto per la colazione, Lindsey.» disse la madre di Allison uscendo finalmente dal bagno.

Ero completamente immobile, poi mi ripresi e cercai di non abbassare lo sguardo come sono solita a fare quando mi sento in colpa, dato che non era esattamente il caso.

Paralyzed - Dylan O'BrienWhere stories live. Discover now