police headquarters

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Mancava una settimana alla fine della scuola, e la mia depressione aveva raggiunto livelli impressionanti.
Certo, lasciare l'istituto non mi dispiaceva così tanto, non avevo particolari amicizie che non fossero quella con Allison da mantenere, eppure era così strano il pensiero di andarmene da lì dopo cinque anni.

«Lindsey, vado a fare la spesa. Il frigo è deserto da due giorni» la bionda spuntò da dietro la porta di camera mia, dove ero rinchiusa a studiare da tutto il pomeriggio.

«Scusa Allis, dovevo andare io ieri. È che ho ancora una montagna di cose da studiare per l'esame. Tu come sei messa?»

«Cadaverina, sei solo tu che ti riduci all'ultimo a studiare. Io ho quasi finito, sono abbastanza tranquilla.» rispose lei, mentre rovistava tra i miei libri impilati disordinatamente sulla mensola sopra il letto.

Ne afferrò uno, poi lo osservò sfogliandone le pagine e continuò a parlare.

«Mi presti il tuo libro di matematica? Devo ripassare per il quesito di geometria solida, e qui sembra spiegato molto meglio che nel mio libro.» continuava a sfogliarlo alla ricerca di chissà quale capitolo, quando ad un certo punto vidi qualcosa scivolare fuori dalle pagine del libro.

Cercai di alzarmi per raccogliere quello che sembrava un semplice pezzo di carta su cui c'era scritto qualcosa, ma Allison fu più veloce e lo afferrò con un gesto rapido.
Lo girò per leggere la scritta scarabocchiata, facendomi vedere il retro del foglio.
Era indubbiamente una fotografia, ma dalla mia scrivania non riuscivo a distinguere chi ne fosse il soggetto.
Allison non lesse ad alta voce, ma sbiancò in viso e capii che di certo non erano buone notizie.
Girò il pezzo di carta e fissò la fotografia con aria incredula.

«Allison, tutto bene?» chiesi io, ma sapevo già la risposta.

«Credo che ci sia qualcosa che dovresti vedere, qui.» disse lei in un sussurro, mentre mi alzavo per raggiungerla.

Mi tese il braccio con il foglietto dal lato della fotografia, e iniziai anche io a preoccuparmi seriamente.
Nella foto, io ero sdraiata sul divano della casa di Lucas e Dylan era sopra di me, reggendo il suo peso sugli avambracci con il viso a solo qualche centimetro di istanza dal mio.
Il suo corpo combaciava perfettamente col mio, le mie gambe erano intrecciate alle sue mentre lui univa i nostri bacini.

Guardai Allison, che alzò le spalle.
A lei non avevo detto nulla di quel pomeriggio con Dylan, quindi immagino che fosse alquanto sorpresa.
Ritornai a guardare la fotografia, era stata scattata per forza dall'esterno della casa, dato il riflesso della fotocamera nel vetro di una finestra.

«Linds, gira il foglio.» sussurrò Allison, distraendomi dalle mie supposizioni.

Girai lentamente la fotografia, ma ci impiegai un po' a decifrare quella calligrafia incomprensibile.

"Chissà se ti divertirai ancora così da morta"

Alzai gli occhi verso quelli celesti della mia amica, che sembrava in preda allo sgomento non meno di me.
Abbassai lo sguardo verso le piastrelle del pavimento, e la voce uscì a stento dalla mia gola.

«La prossima sono io.»

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«Sono a casa!» entrai in sala, scoprendo di aver gridato a una casa vuota.

Paralyzed - Dylan O'BrienWhere stories live. Discover now