Capitolo 17

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Un giorno come tanti.
Un giorno come gli altri.
Dopo le rivelazioni di questa mattina sono assente, ho ferito la persona a cui tengo più della mia stessa vita con delle parole e nello stesso istante ho ferito me stessa nel dirle.
Ma non si ritorna in dietro.
Sono le 8.00 e la voglia di andare a scuola non c'è, ho bisogno di staccare.
Cazzo.
Con malavoglia mi avvio verso quella gabbia per persone normali(?) e come sempre ho le cuffie alle orecchie.
Arrivo davanti al cancello, e mentre stavo per entrare arriva un ragazzo che mi afferra la mano e mi trascina via.
Wtf?
Provo a levare la sua mano dalla mia ma continua a stringermela più forte.
Inizia a farmi male.
<< Ma ti levi? Non ho tempo per ste cazzate. >> finalmente stacco la presa, potrei andarmene adesso ma non riesco, voglio sentire la sua risposta.
Rimango per un po' di tempo a fissarlo da dietro, e noto che sta stringendo i pugni.
<< Non te ne vai da nessuna parte. Non ci pensare. >> si girò, mi manca il respiro.
Non ero pronta cazzo.
Sì levò gli occhiali, e oddio volevo piangere.
Aveva quegli occhi a mandorla così gonfi, le labbra violastre, le guance rigate dalle lacrime, e un colorito spaventoso.
<< Ti ho detto di lasciarmi andare! Levati. >> dissi girandomi e cercando di scappare. Ma lui mi prese per un braccio stringendomelo ancora più forte di prima, mi girò e si avvicinò a me.
Sempre più vicino.
<< Non ascolti? Ho detto che non andrai da nessuna parte. >> disse calmamente, sentivo il suo profumo che era un misto tra alcool e il profumo che adoro di più.
Ma che ho sporcato con le mie parole.
Non opposi resistenza, forse neanche volevo andarmene da li.
Mi trascinò alla stazione dei treni, prese i biglietti con destinazione a me  sconosciuta, forse anche per lui.
Mi fermai e cercai di andarmene mentre era girato a controllare gli orari.
<< Serena! >> urlava. Ma io continuavo ad andare avanti senza voltarmi.
Mi raggiunse e sì avvicinò ancora di più al mio viso, riuscivo a sentire il suo profumo che nonostante l'alcool impresso riuscivo ad adorare.
Il suo sguardo era fuoco per la mia pelle.
<< Lo capisci che devi stare con me cazzo!? Ora io e te entreremo in quel fottuto treno che tu lo voglia o
meno. >> disse velocemente, era molto arrabbiato, e questo suo lato mi ha sempre fatto venire i brividi.
Mio dio, sono riuscita a fargli tutto questo?
Istintivamente e inconsciamente portai una mano alla sua guancia e gli tolsi il segno di una lacrima già versata.
<< Sono riuscita a provocarti tutto questo Jimin? >> sussurrai, forse per non farmi sentire o forse perché la voce mi moriva in gola con tutto il resto delle parole che in quel momento non riuscivo a pronunciare.
<< Lo capisci solo adesso? >> disse pianamente, porta una sua mano alla mia stringendomela, mentre con l'altra mi attirò tra le sue braccia.
Posai la mia testa sulla sua spalla, mi strinse a se come per non lasciarmi andare.
Ma non potevo restare, sarebbe troppo pericoloso per entrambi.
Ma ora non importava, non importava nulla del giusto o del sbagliato.
Siamo stati persone giuste nel momento sbagliato, sarà ora il contrario?
<< Dai, ora andiamo o avrai sprecato soldi per i biglietti se non
ci muoviamo. >> mi staccai e sorrisi, andai verso il treno e mi sedetti vicino al finestrino, con lui accanto.
Il suo sguardo mi bruciava, ma feci finta di non accorgermene guardando fuori dal finestrino, come sempre le giornate erano nuvolose e con nebbia.
Faceva sempre più freddo ma la cosa non mi deprimeva dato che come Jimin, l'inverno è la mia stagione preferita.
Mi girai dalla sua parte, era così vicino che mi mancava il respiro.
<< Metti ansia quando guardi le persone lo sai? >> disse ridendo, la sua risata era contagiosa e mi mancava.
Troppo.
Misi il broncio, e lui sì avvicinò sempre di più a me.
Era vicino al mio viso, alle mie labbra, il nostro respiro sì fondeva in uno solo. La sensazione che provavo diventava sempre più intensa.
<< L'ultima volta non sono riuscito ad assaporarle bene, ma ora sono mie. >> sussurrò vicino alla mia labbra, brividi.
Brividi in tutto il corpo, mi baciò.
Prima dolcemente ma andava sempre più ad intensificarsi, la sua mano ormai era impressa nella mia guancia per tenermi ferma.
Questo bacio ormai confermava i miei sentimenti per lui, ormai aveva mandato a puttane quel senso di contegno che possedevo.
Ormai non esisteva più un limite a tutto questo, un limite a noi due non c'è.
Non c'è mai stato, ci siamo sempre cercati e poi allontanati.
Ci siamo ritrovati, siamo completi. Sono completa, ma non durerà per sempre.
Sì appoggiò alla mia fronte respirando lentamente dopo quel bacio pieno di parole e sensi nascosti.
<< Ben fatto. >> disse.
Mi sorrise dolcemente ma io non riuscì a ricambiare, troppo frastornata e presa dai pensieri.
Mi appoggiai a lui, voglio stare così.

Il treno sembrava non fermarsi, ma dove cavolo stiamo andando!?
<< Jimin, vuoi dirmi dove stiamo andando?>> dissi.
Mi guardò con un sorriso al quanto inquietante.
Ormai lo conoscevo, sta pensando a qualcosa che non mi farà molto piacere.
<< Andiamo a divertirci. >> disse senza aggiungere parola.
Il treno si fermò dopo tutto quel tragitto.
Scendemmo dal treno, mi prese per mano e mi trascino tra la folla.
Ormai eravamo fuori dalla stazione, ma lui continuò a tenermi la mano stretta, nel guardarle mi sentivo il cuore esplodere, finalmente riunite le mano di chi sì allontanava per non ferirsi.
<< Smettila di guardarle e concentrati sulla strada se non vuoi andare contro a qualche palo o pedone. >> disse divertito.
Le mie guance da paonazze diventarono rossastre, che imbarazzo.
Ci fermammo un attimo per riposarci dopo la camminata, e in quel lasso di tempo mi presi una sigaretta dal pacchetto, nel prendere l'accendino dalla borsa Jimin mi rubò il pacchetto prendendosi una sigaretta senza chiedere, come osa.
Prese l'accendino se l'accese si mise di fronte e me l'accese.
Guardarlo aspirare la sigaretta è così rilassante e nel suo modo sprizzava sensualità da tutti i pori.
Non ci credo ancora che oggi questo bellissimo ragazzo voglia passare una giornata con me, che non merito nulla.
Iniziai a fumarmi pure io la sigaretta con un sorriso impresso nelle labbra, mi sento inondata di felicità.
Dopo aver finito la nostra pausa mi riprese la mano e questa volta camminammo normalmente, come una coppia. Sbavo.
Mi fece entrare in una Boutique, detesto questi luoghi cavolo.
Lui andò a parlare con una commessa, mentre io davo un'occhiata a questo patetico negozio.
<< È li, io andrò a finire delle commissioni, tra 30 min. la voglio fuori. >> disse sicuro di se, cosa cavolo ha appena detto!?
<< Ma aspetta, cosa!? >> dissi velocemente e incredula alla scena a cui ho appena assistito.
<< Non ho tempo per spiegarti, a tra poco. >> sì avvicinò a baciarmi la guancia e poi uscì dal negozio.
Park Jimin oggi muori.

Sempre noi.Where stories live. Discover now