Thirteen; Disaster

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Il vestito che indossavo era giallo, troppo giallo da accecare. Correvo nel prato di margherite, le piante umide dalla pioggia mi bagnavano le gambe. Ma adesso c'era il sole, brillava e illuminava tutto. Il cielo azzurro e i sandali che avevo ai piedi leggeri.
Mi svolazzavano, i capelli, sul viso, mi accarezzavano il collo e quando provavo a portarli dietro la schiena qualche ciocca finiva di nuovo davanti.
Accarezzavo i fiori con la punta delle dita, mentre mi facevo spazio creandomi un sentiero tutto mio. Sentivo caldo, ma non sudavo. Era bello. Mi faceva sentire in una giornata d'estate. Il leggero venticello mi rinfrescava il viso e il petto.

Harry difronte a me era uno spettacolo. I ricci cadevano ai lati del suo volto, quasi sembrassero boccoli. Aveva il viso d'angelo, le fossette da dio. Il sorriso di chi ti toglieva il fiato, la voglia di respirare, pur di stare a guardarlo. C'avrei baciato i denti.
Toccai senza esitazione la sua camicia di lino bianca, i bottoni sbottonati e il suo stomaco in mostra.

"Svegliati." Vidi la sua bocca mimare, sempre con l'ombra di un sorriso che piano piano fu lontano..

Mugolai qualcosa contro il cuscino, stringevo la fodera azzurra con le dita e la coperta si era aggrovigliata alle mie gambe. Aprii un occhio, percorsi il corpo del ragazzo, lessi la scritta nella sua felpa "coldplay", messo alzato ai piedi del letto e poi decisi pigramente di aprire anche l'altro. "Finalmente!" La voce acuta di Louis, di mattina, era come un secchio d'acqua in pieno viso.

Quando misi in chiaro la situazione tastai il letto con le mani, alla ricerca di qualcosa, alla ricerca di lui. Aggrottai le sopracciglia e mi tirai a sedere troppo velocemente, quasi a farmi girare la testa. Decisi di non chiedere a Louis se sapesse qualcosa, sentivo il suo profumo sulle lenzuola. Quindi c'era stato sicuro.

"Sei in ritardo per il lavoro." Bastò solo una frase per farmi sgranare gli occhi quasi mi stessi soffocando e balzai in piedi spingendo Louis. "Dio! Perché non mi sono svegliata?!" Dissi aprendo l'anta dell'armadio. Cacciai fuori un maglione a dolce vita e dei jeans chiari.
"Non avrai sentito la sveglia, c'era qualcuno stanotte con te?" Mi chiese curioso prendendo posto sul mio letto e guardandomi quasi volesse capire la mia risposta prima che la dicessi. "Non ti riguarda." Dissi scherzosamente mentre mi sfilavo il pigiama caldo di pile prendendomi coraggio, infilare i jeans gelidi fu un impresa e trattenni il respiro mentre saltellavo per farmeli entrare. "Ah no?" Accennò una risata. Non lo guardai, dandogli le spalle per controllarmi allo specchio mentre infilavo il maglione. Lo sistemai bene e uscì i capelli castani facendoli cadere sul mio seno. "No, è un segreto." Gli feci la linguaccia prima di uscire dalla stanza e chiudermi al bagno cercando di dimezzare la mezz'ora che di solito avrei impiegato per sistemarmi.

Afferrai le cinghie della mia borsa nera ringraziando Louis per il passaggio che mi diede solo vantaggio e mi permise di non perdere tempo aspettando il bus. Fortunatamente il mio capo per la maggior parte del tempo era impiegato a dormire sulla scrivania del suo ufficio, se c'era suo figlio forse era un problema. Ma non arrivavo mai tardi, per una volta mi avrebbe perdonato.
Spinsi la porta di vetro guardandomi intorno e vedendo già le ragazze al lavoro. Mi precipitai dentro il camerino minuscolo, dove l'odore del profumo di Nadine mi arrivava fino al midollo. Buttai la borsa su una panca di legno messa al muro e presi il grembiule uscendo mentre lo allacciavo alla mia vita con il solito fiocco.

"Okay sono qui." Mormorai quasi con il fiato corto poggiandomi al bancone alle mie spalle per recuperare il respiro. Clary mi venne incontro e le sorrisi prima di abbracciarla stringendola forte. "Sei stata un fulmine! A stento ti ho vista entrare!" Ammise facendomi ridere. Aprì la bocca per parlare ma venne interrotta appena portò la mano davanti per starnutire chinando contemporaneamente la testa e arricciando il naso dopo. "Questa influenza non ci voleva." Piagnucolò uscendo un fazzoletto già usato dalla tasca dei jeans per poi soffiarsi il naso leggermente rosso. "Me l'ha detto Harry, che hai l'influenza." Dissi e in quel momento non ci pensai, che lei, non ne sapeva assolutamente niente.

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