6. Palestra

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P.O.V Niall

Ero seduto tranquillamente sul tavolo al lato della piccola sala della palestra, con una stampella in piedi davanti a me, resa un comodo appoggio per le mie braccia. "Beh, non è molto puntuale" mi lamentai, guardando Mark che stava sistemando un attrezzo.

"Ma se è appena l'orario stabilito" mi rispose, senza distogliere lo sguardo da ciò che stava facendo.

"Mmh". Mi annoiavo. Iniziai a tenere il tempo di una canzone immaginaria con il piede sano, fino a quando una voce fece voltare la testa ad entrambi.

"Scusate il ritardo. Il mio parcheggio era occupato".

Mark si alzò in piedi e con un gran sorriso si avvicinò alla donna bionda che avanzava verso di noi.
Indossava una tuta nera con una felpa grigia con il cappuccio con la scritta Alaska sopra. E sopra un giacchetto verde smanicato. I capelli erano sciolti e non legati in una coda, come invece ero solito vederla.

"Spencer Morgan! Dio mio, quanto tempo è passato dall'ultima volta che ci siamo visti?" disse il mio personal trainer estasiato.

"Mark Jarvis! Direi... più di un anno. Che bello rivederti" ribatté lei lasciandosi abbracciare.

Io inclinai la testa di lato, poggiandola sulle braccia e li guardai sorpreso.

"Quindi voi due vi conoscevate già?" chiesi ed entrambi voltarono la testa nella mia direzione, dopo aver sciolto l'abbraccio.

"Ciao a te, Horan. Sempre il solito maleducato che non saluta".

"Come? Io saluto sempre!" ribattei, gonfiando le guance indispettito. Perché doveva sempre prendersela con me?

"Certo, come la prima volta che sei entrato nel mio studio" mi disse e io la guardai con la bocca semiaperta, cercando di ricordare come era andata quella volta.

"Aah, Niall. Spencer è una donna che non dimentica..." si intromise Mark, facendola sorridere divertita. "E poi ovviamente ci conoscevamo già. Pensi che un personal trainer come me non avesse mai lavorato con la ventiquattrenne più in gamba di Londra?".

Aspetta, aspetta, aspetta! Mark mi aveva appena detto la sua età. "Ventiquattro!" dissi sollevando la stampella e puntandogliela contro.

Lei sollevò gli occhi al cielo. "Che esagerato, Mark! E comunque sono ancora ventitre, non ventiquattro" precisò lei, mentre io facevo un rapido calcolo mentale. 1990. Era più grande di Louis. Ma aveva solo tre anni in più di me. Andiamo, non avevo tanto torto quando dicevo che fosse giovane per fare quel lavoro.

"Hai visto? Adesso lo sai. Contento?".

Io sorrisi soddisfatto, prima di borbottare: "Sei comunque troppo giovane". Ma nessuno si curò di me, dato che Mark le aveva già fatto un'altra domanda.
'Non curarsi di me' erano paroloni, dato che la domanda che aveva appena posto riguardava proprio me.

"Come procede con Niall? Sta lavorando bene?".

E lei rispose, mentre si toglieva la giacca e la poggiava in un angolo. "Sì, è uno che lavora, devo ammetterlo. Ma sinceramente speravo fosse più simpatico... o educato per lo meno".

E a quel punto fui io a sollevare gli occhi al cielo. Certo che era testarda. Io non ero come lei pensava, ma non avevo potuto fare nulla per farle cambiare idea.

Anche se in effetti io non ero d'aiuto, visto che spesso rispondevo in modo poco carino. Ma non era colpa mia. Era lei!

"Niall antipatico e maleducato? Aspetta, Spence. Stiamo parlando dello stesso Niall Horan?".

Il sorrisino che mi sorse sul viso alle parole appena pronunciate da Mark fu inevitabile. Ecco, ben le stava una risposta del genere.

Lei a quel punto si voltò a guardarmi. "Se stiamo parlando di quel mostriciattolo lì, direi che sì, stiamo parlando della stessa persona".

Avrò Cura Di TeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora