La passione ha il tuo nome. Capitolo 55

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Eric.

L'attacco è finito. Pablo e Tom stanno coprendo le vetrate con pannelli di legno, in modo che gli umani, da fuori, non possano vedere. Fortunatamente il locale è abbastanza isolato dal centro cittadino e i pochi passanti sono gestiti dai nostri. Intanto che le ultime fiamme sono domate con gli estintori da Alex e Tanya, i nostri Vampiri feriti stanno ricevendo il sangue da quelli volontari e illesi, tranne Nico, che avendo un grosso squarcio a una gamba, attinge dal suo creatore, mentre Felicia, con altri ripulisce il locale dai cadaveri e costatato di non aver subito perdite, mi reco a riprendere Emily. Nella caverna, non la vedo, ma noto il volto irato di Rose e domando a mio padre <<dov'è lei?>> <<Non lo so>> risponde fissando la porta alle mie spalle, mi giro e in quell'attimo, Emily entra con il vestito strappato in più punti e Sheila, messa peggio di lei, con alcune parti della gonna e della giacca nera mancanti, intrisa di sangue, si poggia una mano sul fianco con fare minaccioso, e mi dice, <<non ci hanno aperti>>. Vedendomi infuriare nel guardare lo stato in cui è Emily, Sheila si difende spiegandomi <<ho pensato di nasconderla nel magazzino, ma alcuni Vampiri erano nascosti lì e gli ho fatto credere di poterla prendere invece li ho uccisi, ma non volevo farle del male>>. Comprendo la gravità di quella frase vedendo Emily che si tiene una mano nell'altra poggiata sul petto che guardandosi intorno con smarrimento chiede <<dov'è Carl?>>. In un lampo giunge mio fratello al suo fianco e con la massima attenzione le prende le mani e come lui, vedo che Emily ha l'estremità di due dita piegate nel verso opposto. Sheila le ha spezzato le dita! Stringo i pugni e non mi muovo mentre Carl le dice <<sono fratturate. Bisogna rimetterle apposto>> e lei fissandolo con aria decisa <<aggiustale>> <<vado a prendere l'anestetico>> <<non voglio droghe>> <<ma sentirai dolore>> <<non importa. Fallo>>. Mio fratello, le tiene la mano ferma, poi afferra le sue dita e udiamo un "crack". Emily, per il dolore si piega nelle gambe soffocando un urlo e si aggrappa a Sheila, che intenerita da quel suo atto di coraggio la abbraccia per non farla cadere e le dice <<mi dispiace>>. Emily la fissa ripetendo, con voce tremante dallo shock e dal dolore <<sono tutti morti di là>> <<sì! Noi siamo tutti Vampiri di qua, e tu sei viva. Urrà per te>> le risponde strappandole un cenno di sorriso. Rimango fermo con i pugni stretti per non commettere un genocidio, e Tom che ha assistito paralizzato quanto me, mi fa un'annotazione <<dovevi essere tu a tenerla, ma che razza di marito sei?>>. Questa è la classica goccia che fa traboccare il vaso e gli mollo un pugno su quella bocca che parla a sproposito e poi un altro dritto nello stomaco, mandandolo a sbattere contro i Vampiri coreani. Emily, consolata anche da Rose, mi guarda atterrita e con risentimento ed io mi fermo non sopportando quello sguardo, e ordino a Sheila di riportarla a casa. Con il sangue che mi bolle dalla rabbia, chiedo ad Albert <<perché non le hai aperto la porta?>> <<Domandalo al capo della sicurezza>> guardo in direzione di Ugo, che mi spiega <<la porta era bloccata per il blackout>>. Eccola che arriva, la vera furia rendendomi incandescente. La sento divampare nella testa, ma mi trattengo e lascio che mi attraversa fino a scivolare nelle gambe poi la scarico facendo tremare la caverna. Albert guardando Rose le ordina <<smettila!>> <<Non sono io>>. Ignorandoli, rispondo a Ugo <<era tuo dovere sfondare quella dannata porta>> <<è blindata e poi è mio compito proteggere Rose e verso Emily io non ho nessun dovere>> <<in lei scorre il sangue dei suoi avi, te lo ripeto, era tuo dovere proteggerla>> <<guardiano Bilmar, riparleremo dei nostri doveri quando non sarà più alterato>> <<tu non mi hai ancora visto alterato. Non mi sottovalutare soldato, perché lei per me viene sopra ogni cosa>> e voltandomi verso Carl <<tu, invece vieni con me>> e mi teletrasporto a casa. Emily mi attende nel salone con Sheila, ma per prima cosa mi dirigo in camera, devo costatare una cosa: il letto è intatto. Saltando dalla scala, accecato dall'ira, tendo una mano, usando un mio potere a lui sconosciuto e traggo a me, il primo responsabile dell'accaduto, come una calamita. Se lui non l'avesse fatta uscire, lei non avrebbe corso nessun pericolo e mentre con ferocia sto per infliggergli il colpo di grazia, lei trattenuta da Sheila, urla supplicandomi <<non ucciderlo>> e Carl invece, mi dice -sono onorato di morire per mano tua fratello. Lui è pronto a pagare con la morte per la sua insubordinazione, capendo il suo errore e per questo si è difeso poco quanto mai dal mio attacco ed io nonostante la mia collera, in nome dell'affetto che ho per Felicia, gli dico, liberandogli il collo <<vattene Carl, prima che ti onori del tutto>>. Apparendo di fronte a Sheila, un'altra responsabile per aver preso un'iniziativa personale nel tentativo di aggraziarmi, invece di chiedermi cosa fare, le mollo un manrovescio, poi afferrandola, con quel che le resta della giacca, la sbatto fuori di casa dicendole, <<odio le puzze, specialmente quelle delle bestie in calore. Non farti più vedere>>. E chiudo la porta con un colpo poi rivolgendomi a Emily <<che ti serva da lezione. Non provare mai più a blandirmi con le parole>> e lei senza dire niente, si avvia alla scala, ma afferrandola per un braccio <<non te la cavi così>> e vado a rinchiuderla nella stanza vampirica, poi mi reco sotto la doccia. Dopo mi distendo sul divano dello studio, pensando a come piegare quella strega, ne ha combinate troppe per il mio livello di sopportazione e pretendo, anzi le estirperò delle scuse adeguate, devo solo trovare il modo, ma sono talmente perso nella mia furia da non riuscire a farlo con logica, in questo momento. Il mattino seguente, decido di lasciarla, come punizione, nella camera vampirica finché non mi avesse dato ascolto e chiamo Felicia chiedendole di accudirla impartendole ordini ben precisi. Lo fa per svariati giorni, e ogni volta che la vede, Emily non fa altro che chiederle come si sentisse Carl, una richiesta che monta la mia rabbia, ma alla quale Felicia non risponde perché le avevo proibito di farlo per qualsiasi domanda. Quando la fa uscire, per portarla al bagno, allora le domando <<ti arrendi alle mie regole?>> e ogni volta è la stessa risposta, <<fottiti>>. Con il cervello in fumo, la faccio rinchiudere nuovamente, cosa che Felicia esegue velocemente nel timore che potessi scattare su Emily. Tom e la moglie, tentano sia a favore di Emily, per liberarla, sia quello di Irma affinché le fosse dato del sangue, ma io non mi muovo dalla mia posizione. Ci prova ovviamente anche Rose arrivando persino a minacciarmi <<farò rimuovere da Albert le tue cariche, di guardiano, maestro e giudice della corte vampirica, se continui così>>. Nessuno deve permettersi di minacciarmi o dirmi come agire soprattutto con Emily, tantomeno lei, alla quale non ho chiesto parere e che mi aveva accusato di essere troppo permissivo, e aprendole la porta dello studio, <<li ho ottenuti per meritocrazia le onorificenze. Prova a farmi causa>> le urlo, invitandola a uscire senza riguardi. Passano altri giorni e lei non cambia ed io arrivo al punto di staccarle persino la corrente: il buio non lo sopportava, la spaventava. Le impongo di farla uscire una sola volta per i suoi bisogni e proibisco a Felicia di portarle del cioccolato e inoltre le ordino d'incatenarla durante il giorno. Albert, interviene personalmente, chiedendomelo come favore personale, di togliere Emily dall'isolamento, ma sono irremovibile sulla mia posizione, anche se sono consapevole di avermelo inimicato. In quel frattempo, non si è mai lamentata quella strega e continua a non parlarmi se non per insultarmi e la mia furia aumenta a tal punto da farmi apparire da Carl e chiedergli <<se non vuoi che arrivi a torturarla, dimmi come riesci a comunicare e a farti obbedire da lei senza litigare>> <<le spiego, in modo semplice, le cose che non comprende>> <<capire! Tutto qui?>> <<Sì! E se ci aggiungi un etto di dolcezza, qualche grammo d'intelligenza e un pizzico di coraggio avrai la ricetta perfetta per portarla al tuo volere>> <<per caso, in senso lato, mi stai dando dell'antipatico, dello stupido e del vigliacco, Carl?>> <<Chiedo scusa per il mio ardire, ma mi sto contenendo per non riderti in faccia, perché non mi sarei mai aspettato che ti saresti, sottomesso venendo proprio da me, maestro>>. E mi fa un ironico inchino volteggiando una mano verso l'alto. Poi sollevando la testa di scatto, mi domanda <<come hai fatto a ritrovarti con due calamite al posto delle mani e da quando riesci a scatenare terremoti? Perché sono convinto che sia stato tu a far tremare la caverna. Ho consultato e studiato interi tomi sui Vampiri, ma non ci sono annessi e la mia mente scientifica sta andando in tilt nel cercare risposte>>. I miei poteri erano sconosciuti a tutti, anche ai miei fratelli, non li avevo mostrati a loro per non farli sentire inferiori nei combattimenti e quello stato d'ignoranza di Carl mi fa sorridere e dandogli una pacca sulla spalla, <<non cercare più. Appena posso, ti spiegherò. E poi sarei venuto comunque dal mio secondo reggente>> e prima di sparire <<smettila di chiamarmi maestro! Fratello>>. A casa, congedo Felicia dicendole di non aver bisogno più della sua collaborazione. Roteando il quadro decido di mettere da parte l'orgoglio e di fare come mi ha consigliato Carl. Lei è seduta sul sarcofago a gambe incrociate e dall'espressione del viso da' l'impressione di un Buddha depresso. Mi poggio al bordo del marmo e le domando <<come vanno le dita?>>. Le mie parole vanno al vento, perché lei è decisa a non parlarmi, mantenendo quell'aria ostile. Sono tentato di afferrarla, scuoterla e di obbligarla a guardarmi, ma in quel modo non le farei capire che sono andato in pace e così le dico <<è buona educazione rispondere quando ti è posta una domanda, quindi te lo richiedo, come vanno le dita?>> <<Sono guarite e tu sei l'ultimo che può darmi lezioni di maniere>> risponde senza smuoversi. Ignorando la sua allusione sui miei modi, riprendo <<se mio padre mi avesse ordinato di ucciderti, invece di trasformarti, io non avrei potuto fare altro che chiedergli in quanti pezzi ti volesse. L'unico modo per evitare questo e di avere potere su di te, era sposarti>> <<quello, non si avvicinava minimamente a un matrimonio>> <<e cosa volevi? I fiori d'arancio e tutto il resto?>> <<E se fosse così? Te lo sei chiesto prima di prendere quella carta? Sai cosa ti dico! Per me è solo carta straccia, non ha alcun valore>> <<io sono un Vampiro, nel mio mondo quella carta millenaria, ha un valore equivalente all'eternità, è irrevocabile>> <<questo è quello che dici tu! Ormai non sei più credibile. Io non ti voglio né bugiardo e tantomeno violento!>>. Il suo giudicarmi, in base alla mostra che avevo dato di me, mi manda in bestia e puntandole il dito <<tu non hai il diritto di criticarmi, perché quello che ho fatto a Irma è il minimo per quello che ha combinato, ha ucciso una ragazza del suo college solo perché frequentava Nico. Deve imparare a non essere ossessiva e possessiva nei suoi affetti ed io ho l'autorità per punirla. Mio fratello, invece non doveva permettersi di agire alle mie spalle mettendoti in pericolo e per Sheila vale la stessa cosa. Per quanto riguarda Tom, deve capire quando non fare commenti>>. Intanto cammino per la camera, perché il mio tono arrabbiato l'ha fatta sussultare come se fosse stata punta da mille aghi ed io non riesco a starle accanto respirando il suo odore che emana paura, poi mi fermo dicendole <<io non so più come agire con te. Ti ho dato tutto quello che ho da offrirti, ho persino accettato di frequentare il tuo mondo e i tuoi stupidi amici>> <<tu ti sei solo sforzato>> <<sì ed anche tanto, ma l'ho fatto! E ne ho aiutati alcuni, fino a dargli una qualità di vita migliore>> <<tu non fai mai nulla per niente. C'è sempre un tornaconto a tuo favore. Adesso mi chiedo quale sia>> <<sei tu! Invece tu che cos'hai fatto per me? Niente. Ti sei solo allontanata. Sostieni di amarmi, ma è uno strano modo il tuo. Devo riconoscere che vai in crisi per me quando senti le voci, ma è inutile>> <<tu sottovaluti ciò che per me è reale e che mi procura sofferenza>> mi accusa ed io alzando il tono <<tu dimentichi che io sono immortale. Invece prova a metterti nei miei panni, quando penso che per una casualità, un semplice libro potrebbe caderti sulla testa e ucciderti, oppure che il tuo cuore potrebbe non battere più solo perché il tuo Dio, al quale sei totalmente devota, decide di porre fine alla tua vita>> <<non hai il diritto di nominare Dio! Tu non credi in lui>> <<e perché dovrei? Lui è peggiore di me, toglie solo e v'impone il suo volere nel timore del giudizio finale, mentre io ho il potere di dare ciò che tutti desiderano: l'eternità e senza giudicare se si è meritevoli>>. Lei mi guarda con occhi carichi di commiserazione e per la rabbia, do un pugno sul marmo, urlandole <<sono misericordioso a differenza sua, o no?>> facendola sussultare per lo spavento. La discussione è degenerata senza portare a nulla di buono e mi strofino la fronte facendo un profondo respiro per calmarmi e cercando le parole giuste per non spaventarla ulteriormente, le dico <<il modo di amare di un Vampiro è diverso dal tuo. Il Vampiro quando, e se, ama finisce con il dissanguare fino alla trasformazione. Io invece con te sono andato un passo oltre a questo, perché per Eric, amarti ha un significato più ampio, comprende tutto e si unisce in un incrocio di sentimenti che si racchiude in un per sempre ed è principalmente per questo che ho usato l'editto e ti ho sposato per essere l'unico a decidere del tuo futuro>>.

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