Capitolo 3.

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Tornammo in albergo giusto in tempo per poter posare i nostri acquisti che ci toccó correre per poter arrivare in tempo davanti al ristorante.

Mi fermai davanti a Lele portandomi una mano sul cuore e ricominciando a respirare.
"Sto per avere un infarto"
"Questo perché non sei abituata a correre" mi rispose con la sigaretta tra le labbra e le mani occupate a sistemare il cappello sulla testa.

Il freddo mi fa rabbrividire e inizio a battere i denti.
Lele mi racchiude in un abbraccio e io cerco di prendere un po dei calore che il suo corpo emane.

"Perché no... Non entr..iamo?" non riuscii a controllare i tremolio, sembrava avessi le convulsioni.

"La prof ci ha detto di aspettre fuori, non so il perché"
Com'è che si dice? Appena parli del diavolo, spuntano le corna.
Ed eccola li la nostra prof che ci grida di entrare e noi, ovviamente come una mandria di bufali, ci ammassiamo nel ristorante.
Ci guidano per un breve tratto portandoci in una sala dallo stile rustico.
Prendo posto vicino alle ragazze mentre Lele si siede alcuni tavoli più avanti.

"Sto ricominciando ad avere sensibilità alle mani" volgo lo sguardo su Chiara che sta strofinando tra di loro le sue mani in cerca di calore.

"Ho una fame assurda, spero che il cibo sia perlomeno commestibile" sbuffo prendendo la brocca d'acqua e versandone un po' nel bicchiere di vetro.
Iniziamo già male... È naturale.

"für ihr Mädchen" un uomo barbuto sulla cinquantina ci porge dei piccoli contenitori in ceramica con dentro.... Della zuppa? Non è tanta, saranno quattro cucchiai.
Non ho idea di cosa abbia detto ma per non sembrare stupida ho almeno sorriso.
Indossa degli abiti un po' strambi. Bermuda a quadri verdi e dei calzettoni lunghi bianchi fino alle ginocchia.

Ne assaggio un po' e la finisco immediatamente per la troppa fame. Era davvero buona.

Vedo Chiara persa nei suoi pensieri che, molto probabilmente, saranno incentrati su Valerio.

"Mia dolce metà, cosa ti preoccupa?" Le dico facendola ridacchiare tristemente.

"Stavo solo pensando... Voglio chiarire con lui -che vi avevo detto?- e ho intenzione di farlo in questi giorni. Come non lo so, ma lo farò. Io lo amo e so che anche lui ama me, ma so anche che lui non farà il primo passo. Perció lo faró io, perché ho bisogno di lui"

Nel mentre, il cameriere strambo ci aveva servito la nostra cena, pollo con patate, e dopo aver dato supporto morale iniziammo a mangiare.

Sobbalzai dalla sedia quando sentii il rumore di un qualcosa di vetro che si frantumava e il conseguente rumore di passi, troppi passi, e risate rauche.

Entrarono nella nostra stessa sala circa trenta ragazzi accompagnati da un professore. Osservavano il mio tavolo come se fosse quello del buffet. Occhi languidi e sorrisi vomitevoli.

Mi sentivo a disagio in qualche modo e sapevo che anche Chiara lo era visto come si agitava sulla sedia.
Non erano italiani come noi, forse inglese visto l'accento.

"Smettetela di fare i pervertiti del cazzo, le state spaventando"

E fu allora che lo vidi.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 03, 2017 ⏰

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