Capitolo 31 - il lupo perde il pelo ma non il vizio

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Luke entrò a passi lenti ma decisi, fin quando non arrivò a due metri di distanza da me. Lo guardai con gli occhi pieni di disprezzo e di odio, facendo delle smorfie di disgusto. Indossava i jeans e una felpa rossa.

–Arya. – mi chiamò con voce ferma. Lo sguardo era duro e impenetrabile, e mi scrutava senza perdersi neanche un centimetro della mia postura. Mi innervosii troppo.

–Il lupo perde il pelo ma non il vizio. – gli dissi storcendo un po' la testa verso sinistra e con tono talmente calmo che sorpresi me stessa.

–Sei caduta in trappola come una bambina. Insomma, avevo capito che eri stupida, ma non fino a questo punto! – aveva un sorriso beffardo in faccia. Si stava prendendo gioco di me.

–Schifoso verme traditore! – gli dissi con voce piena di disprezzo e rabbia. Accompagnai le parole con due passi veloci e decisi verso di lui per colpirlo con un pugno, ma le catene me lo impedirono. Non mi permisero di arrivare alla sua schifosa faccia.

Luke fece un passo indietro per allungare nuovamente le distante. Per un secondo il suo sguardo vacillò, e mi sguardò spaventato, poi subito dopo tornò impassibile.

–Calmati, non è ancora arrivato il momento di difendersi. – mi fece un mezzo sorriso malizioso. Io lo guardai ancora più adirata, e cercai di avvicinarmi nuovamente a lui, ma era inutile. Ogni volta che provavo a divincolarmi o a liberarmi le catene mi graffiavano i polsi facendomi male.

–Liberami immediatamente. – gli ordinai, con gli occhi furiosi.

–Non ti conviene darmi ordini, stupida ragazzina prepotente. – il tono fermo e odioso, lo sguardo da assassino.

–E a te non conviene provocarmi. – gli ringhiai. Lui si voltò e se ne andò. – Me la pagherai molto cara, Luke. Non dimenticarlo. – gli dissi, sta volta con tono mortalmente calmo e sicuro di me. Si fermò per un attimo, poi fece cenno al ragazzo di chiudere la cella. La guardia indossava abiti normali. Un paio di jeans, una felpa nera col cappuccio e delle scarpette. Il cappuccio era alzato, e gli copriva gli occhi. Lo osservai meglio che potevo, sapevo di averlo già visto da qualche parte, ma non ricordavo, non lo riconoscevo.

Quando la porta fu chiusa restai di nuovo sola e in silenzio.

Mi sedetti a terra, poggiando la schiena al muro.

Mi guardai bene. Avevo le gambe scoperte, sporche e ferite. Le maniche del vestito erano strappate in diversi punti, così come il resto di quello stupido abito datomi da Afrodite. Indossavo ancora le converse, che sembravano più integre di tutto il resto. Le mie mani erano ferite, ma il sangue ormai era secco.

Mi costrinsi a riflettere bene, e quando arrivai alla conclusione, ironicamente mi misi a ridere, maledicendomi per il mio carattere. Sbattei la testa al muro e strinsi gli occhi.

–Nel buio più profondo finirà, per mano di qualcuno che all'inizio leale sembrò... ma certo – ripetei a bassa voce. Sbuffai e nella mia mente iniziò un monologo.

Dovevo trovarmi nel Tartaro, stando alla profezia. E Luke... quel maledetto figlio di Hermes, mi aveva tradito.

Mi ero fidata di lui, lo sapevo benissimo.

In tutti quei mesi, avevo notato il comportamento strano di quel ragazzo: il suo sparire senza preavviso e ricomparire come se niente fosse, il modo in cui combatteva i mostri, il suo cambio di umore improvviso in alcune occasioni; e nonostante tutto mi ero affezionata a lui a tal punto da fidarmi, e lui mi aveva messo nei guai. La festa era tutta una farsa, ne ero certa, me lo sentivo.

Quei maledetti occhi, che in diverse occasioni mi erano sembrati sinceri e a volte affettuosi, adesso erano la cosa che più disprezzavo. Subito dopo venivo io. Mi odiavo per come mi ero comportata, per essermi lasciata ingannare in quel modo talmente stupido.

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