Four [F]

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Ero in bagno, seduto sul gabinetto a riflettere e a picchiettare nervosamente il piede. Ogni tanto quando mi stancavo cambiavo il lato su cui appoggiarmi col braccio e passavo dal picchiettare col piede sinistro a quello destro. A quanto pare non ero stato risucchiato magicamente da un buco nero come Riley stava probabilmente pensando. Stavo piuttosto bene dal punto di vista fisico, non potevo dire però lo stesso di quello psicologico. Sentii il mio telefono vibrare dalla tasca, lo presi in mano.

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Mars.: Farkle, dove cazzo sei?

Ignorai il messaggio di Riley, avevo bisogno di un po' di pace. Per fortuna qui nè Riley e nè Maya potevano venire a cercarmi. Ammirai l'arte dei bagni scolastici, mi alzai ed aprii la porta per andare verso i lavandini. Mi guardai allo specchio, non avevo veramente un grand'aspetto, la mia faccia era completamente addormentata e le occhiaie mi arrivavano fino ai piedi. Non avevo dormito molto questa notte, non facevo altro che pensare ai miei genitori. Aprii il rubinetto, lasciai sgorgare l'acqua e ne presi un po' tra le mani per bagnarmi la faccia.

Il Signor Matthews oggi aveva deciso di complicare la vita ai suoi alunni per la millesima volta invece di andare avanti col programma di terza media, dovevamo ancora studiare il Belgio nel 1831, era dal primo giorno dell'anno che cercavo di convincerlo a trattare quell'argomento ma niente. Ogni volta lui spiegava altro o dava lezioni di vita a Riley, Maya e Lucas e proprio quando mi stava finalmente per accontentare, Zay lo aveva interrotto arrivando in classe in ritardo e consegnando il modulo di trasferimento dal Texas alla nostra scuola. Da quel giorno decisi che mi stava antipatico.
Appena questa mattina avevo letto le parole sulla lavagna, le gambe per poco non mi erano cedute. Stavo morendo di paura, come se il Professor Matthews sapesse già tutto quello che mi stesse succedendo per qualche strano motivo, forse mi spiava o lo aveva semplicemente intuito. Avevo sempre pensato di amare Riley e Maya allo stesso modo ma poi poco tempo fa io e Isadora ci eravamo messi insieme. Quella ragazza è adorabile, intelligente e bellissima ovviamente. La amo, naturalmente. Non sono sicuro però a questo punto di sapere se la mia definizione di amore sia corretta. Le amo tutte tre allo stesso modo, com'è possibile? Io sapevo che era così ma non volevo ammetterlo. Non credo di sapere cosa sia veramente l'amore, forse non l'avevo neanche mai provato. Fino ad ora l'amore per me è sempre stato volere bene a una persona e prendersene cura. I miei genitori si amano, si sono sposati, eppure mettono sempre in dubbio la loro relazione. Se i loro litigi finissero in modo tragico, di conseguenza sarei anch'io uno sbaglio, frutto del fallimento?

Scappai fuori dal bagno come se così facendo sarei riuscito a scappare anche da quei pensieri. "Smettila Farkle." mi dissi. Corsi per i corridoi, fino a quando non trovai un luogo sicuro in cui nascondermi. Mi rinchiusi dentro lo stanzino del bidello, andai verso un angolo, appoggiai la schiena al muro e scivolai infondo per arrivare sul pavimento e sedermi. Era tutto buio, riuscivo a vedere solo il nero, che in qualche modo era ormai diventato l'unica cosa che riusciva a tranquillizzarmi e mi faceva sentire a mio agio.

Accesi lo schermo del telefono, guardai l'orario e lo spensi. Mi tolsi il cappello nero e lo presi in mano, battei la testa al muro di cartongesso. La battei più volte, alla decima volta rimbalzò sulle mie ginocchia e decisi di non alzarla più. Per tutta la giornata avevo sentito il bisogno di piangere, bene, quello era il momento perfetto, nessuno poteva vedermi e neanche sentirmi per via delle urla dei ribelli fuori che non volevano entrare in classe. C'eravamo solo io e le urla dei miei genitori che iniziarono a ripetersi come un disco e si mischiarono con gli altri rumori. Così riuscii a liberarmi, aprii finalmente i rubinetti e tutte le lacrime scesero a fiumi. Ogni tanto singhiozzavo ma cercavo comunque di trattenermi per quanto fosse possibile. Lo stacco temporale tra una campanella e l'altra sembrava ancora più eterno qui. Passai tutte le ore là, da solo, a produrre fiumi e fiumi di lacrime. Al suono dell'ultima campanella mi asciugai le lacrime, aspettai un po' prima di alzarmi per accertarmi che tutti se ne fossero andati. Sentii Riley, Maya, Lucas e Zay andarsene credendo che io fossi già a casa. Facendo molta attenzione chiusi la porta dello stanzino, mi controllai con la fotocamera del cellulare e notai i miei occhi rossi, non avevo nemmeno preso in considerazione l'idea che qualcuno avesse potuto vedermi in quello stato. Uscii dalla scuola con molta disinvoltura, cercando di evitare il bidello Harley, e tirai su col naso.

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Questo capitolo fa ufficialmente schifo.

Perdonatemi. lel

Ma dovevo assolutamente aggiornare prima di andare in gita.

Magari lo modificherò al mio ritorno.

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