Poco socievole è la parola adatta.

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Quando il ragazzo esce dalla camera, ho finalmente un attimo per osservarmi intorno. I muri sono bianchi e spogli, c'è un letto al centro della stanza, una scrivania con molti cassetti , l'armadio e delle mensole. È molto stile minimalist, senza decorazioni così da lasciare spazio al mio gusto e alle mie tendenze. Sistemo i miei vestiti nell'armadio e poggio gli scatoloni sulla scrivania poiché adesso non ho proprio voglia di sistemare il resto della roba. Faccio in fretta così da essere libera in un secondo momento, poiché ho davvero voglia di andare a visitare l'edificio. Posiziono prima i vestiti neri, sopra grigi per poi arrivare a quelli bianchi. Amo avere i vestiti ordinati, è come se quando aprissi il mio armadio mi ritrovo in un negozio. Esco dalla mia camera e vado fuori il mini terrazzo che quest'appartamento ci offre. Il ragazzo è seduto sul divano, con le sue gambe che sono sorrette dal tavolino di vetro. Il terrazzo regala una vista non tanto ricca, ma comunque piacevole. Quando ritorno dentro decido di iniziare una conversazione per smorzare la tensione.
-"È difficile convivere con un ragazzo di cui non so il nome in realtà"- borbotto facendo sì che mi senta.
-"Non sono problemi miei"- risponde con tono secco e disinvolto. O almeno ci volevo provare. Prendo il mio telefono controllo l'orario ed esco subito dopo dall'appartamento per dirigermi verso l'atrio. Non so se essere giù di morale per ciò che mi è toccato in sorte, oppure felice per ciò di cui i miei occhi si stanno beando. Mi arriva un messaggio e guardo il telefono e nel farlo mi scontro con un ragazzo. Un ragazzo alto, biondo con il viso che si curva in giù accentuando il mento. Anche i suoi occhi sono chiari come i capelli. E ora che lo guardo bene, anche lui è senza maglietta. Lo guardo, vado avanti e lui fa lo stesso non riuscendo a passare e scoppiamo a ridere per nascondere l'imbarazzo.
-"Sono Nina"- affermo con un sorriso mentre porgo la mano
-"E sei una ragazza"- dice guardandomi senza pensarci su
-"Ma va? Ottima osservazione, sei davvero in gamba"- scoppio a ridere prendendolo in giro.
-"Si hai ragione nel senso cosa ci fai qui?"-
-"Perché scusa, non posso essere venuta a salutare il mio ragazzo?- dico guardandomi attorno.
-"Ah cazzo, cioè scusa hai ragione non ci ho pensato cazzo. Scusa"- non riesce a smettere di parlare e di imprecare ancora e ancora. È troppo divertente
-"Sto scherzando tranquillo, non ho un ragazzo qui, cioè non ce l'ho e basta. Vabbè non che ti interessi in realtà"- e rido
-" Ah okay ho capito e cerchi qualcuno? Ti faccio strada se vuoi"- mi sorride
-"Stavo solo dando un'occhiata in giro, sono nuova se non l'avessi capito"-
-"Volevi dare un'occhiata al college o al padiglione dei ragazzi? È parecchio distante dalla segreteria scolastica"-
-"No hai ragione ma io purtroppo vivo qui"
-"In che senso scusa?"-
Iniziamo a camminare, uscendo dal braccio dell'edificio che ospita i ragazzi.
-"È un casino, colpa di mia madre che voleva un altro figlio maschio e neanche lo sapevo. Chiamami Nino"-
-"Non capisco"- dice ridendo
-"Facciamo che è una storia che ti racconterò in altra volta"-
Parliamo del più e del meno e si presenta. Intanto controllo il messaggio che mi era arrivato.

Tutto bene da quelle parti?
-Mamma

Risponderò dopo.
-"Non mi hai detto ancora il tuo nome- rido- Sai almeno il nome di qualcuno lo vorrei sapere"-
-"Mi chiamo Matt"-
-"Il mio compagno di stanza appena entrata pensava fossi uno scherzo mandato da qualcuno, non vuole dirmi il suo nome. Non mi bastava lo sbaglio dell'alloggio pure uno con problemi..
Oddio non ho fastidio nei confronti delle persone con problemi mentali però è imbarazzante"- mi giustifico gesticolando e lui ride, ride un sacco.
Non sapevo fossi così spiritosa, perché i miei amici non ridevano così?
-"Ma chi è"- mi domanda
-"E io che ne so"-
-"Sono al 2* anno, secondo me lo conosco poi me lo farai vedere. Comunque devo andare, è stato un piacere"- sorride
-"Ci si vede e grazie per la chiacchierata"- dico ricambiando il sorriso e lui mi fa un cenno con la mano.
-"Aspetta!"- urla ritornando indietro verso di me.
-"Cosa hai dimenticato?"- domando io
-"A che stanza alloggi?"-
-"Io 188 o 118, oddio l'ho dimenticato"-
-"188 stai con Cameron, 118 con
aspetta com'è che si chiama quello - ci pensa un attimo - ah si, Alan"-
-"Poi ti farò sapere"- dico io incuriosita
-"Mi raccomando se è Cameron, fuggi"- e se ne va ridendo.
Dopo che Matt se n'è andato, penso di non aver fatto il giro di neanche mezza parte in tutto il campus, e ho già dimenticato tutte le strade che ho fatto. Arrivo a casa grazie al mio senso di orientamento pessimo, infatti mi stranisco di come io sia arrivata senza dover chiedere a nessuno.
Guardo sopra la porta e vedo il numero segnato.
188, chi era? Cameron?
Mi tocco le tasche dei jeans, trovando solo il telefono. Merda, ho dimenticato le chiavi. Busso più volte ma nessuno apre quindi mi siedo dinnanzi la porta. E adesso? Chissà dov'è andato e quando ritorna e se si è addormentato?
Poco tempo dopo si apre la porta e vedo una ragazza uscire dal mio appartamento e il tizio con l'asciugamano in vita. Sono uscita da quanto, 30 minuti?

-"Potevi aprire almeno, non vi avrei spiati giuro non sono una maniaca"- dico evidentemente infastidita, ignorando il fatto che mi ignora. Sbuffo e vado nel bagno chiudendomi la porta dietro me. Mi guardo intorno, poi mi metto davanti allo specchio e dietro di me vedo la doccia con la vasca e decido che quella sarà la mia macchina sputa relax per almeno i prossimi 20 minuti. Tolgo la maglia la piego e, appena mi giro vedo una figura appoggiata nella cornice della porta.
-"Cameron esci subito!"- gli urlo addosso cercando di spingerlo fuori
-"Tranquilla lo spettacolo non mi dispiace"- dichiara lui senza peli sulla lingua come se fosse tutto normale.
-"Cos- ? A me dispiace, adesso esci per favore?"-
-"Come sai il mio nome?"- domanda preoccupato come se temesse che qualcuno avesse riferito qualcosa su di lui.
-"Mi è stato detto, hai una fama. Dovrei lavarmi"- gli rammento.
-"Spero siano tutte cose belle"- dice facendo un sorriso malizioso.
-"Bellissime"- e intanto continuiamo a parlare nonostante io sia in reggiseno.
-"Prima cos- "- non fa in tempo a finire la frase che lo blocco. Si arrende e va in cucina a sedersi sul divano. Mi chiudo a chiave e mi lavo. Finisco mezz'ora dopo. Mi asciugo, mi vesto ed esco con i pantaloncini e una maglia nera arrotolata sulla pancia. Mi lancia uno sguardo e ritorna a guardare la tv.
-"Forse questa storia del convivere con una ragazza può portare solo bene"- annuncia.
-"Non ci guadagnerai nulla"- lo informo senza neanche guardarlo
-"Poi si vedrà"- nel frattempo preparo delle uova fritte accompagnate da una fetta di bacon. Decido di prepararne due per calmare le acque e una volta finito vado vicino al divano con il piatto e una forchetta offrendo lui il tutto. Lo guardo aspettando che mi rivolga un'occhiata ma, evidentemente fa finta di non vedermi perché sono praticamente davanti a lui ed è impossibile non vedermi. Cosi, scandisco la voce.
-"Che vuoi?"- domanda scocciato. Gli porgo il piatto e lo osserva.
-"Uova e bacon, ho pen- "- spiego
-"Hai pensato male, non ne voglio e non te l'ho chiesto io"- si alza prendendomi il piatto dalle mani, si avvicina al cestino e lo butta e mette il piatto sopra la penisola della cucina. -"Questo è proprio spreco di cibo, all'asilo di Londra non insegnano niente sui bambini del 3 mondo, sai un continente chiamato Africa?"- lo guardo furiosa
-"Non sono di Londra e poi bimba, secondo me non era neanche buono."- afferma. In effetti non ha per niente l'accento marcato londinese.
-"E neanche tu sei di qui"- mi scruta
Non risponderò a questa domanda indiretta.
-"Invece si, era buono"- sbotto. Si alza sbuffando e infastidito, e lo assaggia. Mastica un po' e poi sputa sul piatto.
-"Come pensavo è orribile, sei pessima. Non avvicinarti mai più a me con questa roba."- si ri butta sul divano e si mette a chattare. Lo guardo, alzo gli occhi al cielo e mi siedo vicino al tavolo per mangiare. Saranno i 3 anni più lunghi della mia vita.
Dopo un po' riceve una telefonata

*Inizio Chiamata*
C: Hei.
C: Cosa? Stasera?
C: Non so aspetta.

Si gira verso di me mentre io mangio e chiede
-"Stasera sei a casa?"-
-"Eh?"-

C: Stasera puoi venire ho casa libera.
C: Okay ciao.
*Chiamata finita*

-"Non ho ancora confermato la mia disponibilità"- affermo.
-"Si vabbè, è lo stesso.
A meno che tu non voglia sentire più volte il mio nome e gli urli ti conviene andare"- afferma facendo un sorrisetto malizioso.
Quasi mi affogo.
-"Devi uccidere qualcuno?"-
Ghigna divertito e si volta verso di me.
-"Sono sicuro che anche tu avrai urlato il nome di qualcuno"- fa l'occhiolino.
Faccio finta di niente e continuo a mangiare assecondando quello che dice.
Verso le 20.00 inizio a prepararmi, vado in bagno e faccio per togliere la maglia, ma non appena mi volto rieccolo.
-"deja-voux"- ride.
-"Gesù"- sbotto imprecando
-"Bimba, a me non dispiace per niente che tu ti mostri nelle tue nudità quindi non sono problemi miei se tu entri"- sorride e va a lavarsi i denti.
Vado in camera mia, prendo il mio iphone ed esco dalla porta.
Mi sento prendere il polso, mi giro ed è Cameron.
-"Che c'è ancora?"- dico io annoiata.
-"Hei calma, volevo solo avvisarti di non tornare presto, potresti disturbarci con tutto quello che abbiamo da fare"- sorride. Questo suo sorriso è fastidioso.
-"Prima cosa, lasciami andare Dio come sei appiccicoso -strattono la mia mano e mi allontano- s seconda cosa, è anche casa mia mettitelo in testa ritorno quando voglio e terzo me ne vado"-
Mi giro e chiudo la porta andando verso il giardino
Per strada incontro Matt.

Coinquilini?Where stories live. Discover now