to the stars

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Fissai quella persona sulla sponda del lago, completamente incapace di fare nulla.
Avrei voluto gridare, ma non trovavo nemmeno la forza di far uscire la voce dalla gola.

Dopo qualche secondo, la figura nera parve volatilizzarsi tra le nuvole di nebbia opache che sembravano sul punto di inghiottire anche me.
Mi girai in ogni direzione, non c'era traccia di quella persona.
Forse avrei dovuto sentirmi sollevata, ma l'idea che potesse sbucare accanto a me da un momento all'altro mi agitava più di quanto non fossi già di mio.

Sentivo il cuore rimbombare nel petto, e cercai di focalizzare tutti i miei pensieri su quel suono ripetitivo e rassicurante.
Presi dei respiri profondi, fino a quando il mio battito cardiaco tornò il più possibile normale.

"Rifletti, Lindsey" pensavo.
"Quale sarebbe la cosa migliore da fare in una situazione come questa?"

«Aiuto!» gridai con tutta la forza che mi era rimasta «Qualcuno riesce a sentirmi?!»

Ero confusa e spaventata, non ricordavo assolutamente nulla di come fossi arrivata lì nel bel mezzo di un lago e non avevo idea di come tornare indietro, e l'istinto di sopravvivenza stava sopraffacendo anche l'ultimo barlume di razionalità.

«Vi prego, aiutatemi...»

Non avendo risposta, cercai di concentrarmi su ciò che riuscivo a veder e sentire, magari sarei riuscita a trovare qualcosa che mi permettesse di andarmene da lì.
Notai che nella barca c'erano almeno cinque centimetri d'acqua, e ormai avevo i piedi completamente fradici.
Faceva terribilmente freddo, e il fatto che non avessi con me nemmeno una felpa non aiutava di certo.

Mi sentivo terribilmente frustrata, ero sull'orlo di una crisi di nervi e probabilmente sarei scoppiata a piangere da un momento all'altro.
Come diavolo ci ero finita su una barca in mezzo a un lago?
Che mi fossi ubriacata così tanto da non ricordare nemmeno come ero arrivata fin lì?

Mi girava la testa, iniziai a singhiozzare come una bambina.
Tentai di gridare un'ultima volta.

«Qualcuno mi aiuti!»

Nulla.
Nel silenzio più totale non sentivo nemmeno l'eco delle mie parole, e iniziai a pensare che forse avrei dovuto raggiungere la sponda del lago a nuoto.
No, era una pessima idea.
Chissà, magari distava chilometri da dove mi trovavo, forse non avevo nemmeno abbastanza forza per raggiungere la terraferma.
Non avevo nemmeno con me il telefono, e non avevo nulla con cui farmi notare.

«Linds...»

A quel suono flebile tutti i miei sensi si risvegliarono.

«Sono io! Sono in mezzo al lago!» gridai, cercando di agitare le braccia in modo che fossi visibile anche attraverso la nebbia.

«Lindsey, sono Morgan!» tirai un sospiro di sollievo, ero ancora nella proprietà dei genitori di James.

«Morgan, come faccio a tornare a terra?» gridai

«Aspetta lì...» rispose vago.

"Non è che possa andare da qualche parte..." pensai.
Dopo qualche minuto iniziavo a pensare che il ragazzo non sarebbe più tornato, o che addirittura fosse solo frutto della mia immaginazione, ma dovetti ricredermi quando lo sentii chiamarmi di nuovo.

«Lindsey? Ci sei?»

«Sì, sono ancora qui.» con questa nebbia sarebbe stato difficilissimo notare la figura di Morgan sulla sponda del lago se non mi avesse parlato.

«Non sei molto lontana dalla riva, prova a nuotare verso di me.»

«Morgan, non mi reggo in piedi... Non so se ce la faccio.»

Paralyzed - Dylan O'BrienDove le storie prendono vita. Scoprilo ora