XXXIV

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giorno 170 di prigionia.

Tre giorni. Erano passati tre giorni da quando Taylor conosceva il viso di Justin, tre giorni da quando era quasi morta, da quando lui era quasi morto. Non che fosse la prima volta, certo.

Erano anche tre giorni dall'ultima volta in cui era entrata in contatto con anima viva, dato che, da quel giorno, non aveva più visto nessuno. Nessuno le aveva portato da mangiare, o da bere. La testa le girava, la gola era secca, e nessun muscolo del suo corpo aveva intenzione di muoversi. Per accertarsi di essere ancora viva, ogni tanto, si ritrovava a battere la testa contro il muro con la poca energia che aveva. Appena sentiva anche un minimo di dolore, si ricordava di non essere morta.

Al centosettantesimo giorno tra quelle quattro mura, Taylor era seduta sul suo misero materasso, con la spalla contro la parete e le ginocchia al petto, mentre a ritmi lenti e costanti la sua testa ci batteva contro, comunque non abbastanza forte da farle dimenticare la fame. Per quanto cercasse di deglutire o bagnarsi le labbra con la lingua, la sua bocca continuava ad essere asciutta. Persino il brontolare del suo stomaco le faceva male.

giorno 172 di prigionia.

Taylor era sul suo letto. La spalla contro la parete. Le ginocchia al petto. La testa posata esanime contro il muro.

- hey.. -

Parlare faceva male. Le bruciava la gola, le graffiava le tonsille, le stritolava il cervello.

- ho sete. -

Ma nonostante tutto continuò a parlare, sperando che qualcuno la sentisse. Prese un respiro profondo, e respirare le faceva male.

- hey! -

Urlò, ma la sua testa non fu d'accordo. Vide la stanza muoversi, girare e volteggiare intorno a sé, e allora si porto le mani intorno al cranio. Lo strinse più forte che poteva e chiuse gli occhi, ma la stanza girava ancora. Cercò di alzarsi, completamente alla cieca, e realizzò che le sue gambe non erano abbastanza in forze per tenerla su, quindi si ritrovò a terra.

- ragazzina! -

Taylor non era abbastanza lucida per notare la figura che irrompeva nella stanza e si precipitava in ginocchio di fianco a lei. Dom.

L'uomo le sollevò la testa da terra, così da poterle controllare il polso e assicurarsi che non fosse morta. Lei aprì gli occhi quanto poteva, ma nonostante vedesse la maschera davanti al suo viso, i neuroni nel suo sistema nervoso non furono in grado di portare l'immagine al cervello e identificare un possibile salvatore.

- maledizione.. Ragazzi! -

Dom urlò più che poteva verso la scala, sperando che qualcuno accorresse il prima possibile e non lo lasciasse da solo a vedersela con una ragazza morente.

- andiamo, ragazzina. -

Mormorò, schiaffeggiandola piano per tenerla sveglia. Claudius e Buck non tardarono ad arrivare mentre, di fretta, si infilavano le loro maschere.

- che succede? -

Borbottò velocemente Claudius. Buck corse di fianco a suo fratello, analizzando velocemente lo stato della ragazza. Le afferrò il mento e le aprì la bocca, tastò le labbra secche, e poi le alzò una palpebra per controllare l'occhio.

- è disidratata. Va a prendere dell'acqua, fredda, immediatamente! -

Claudius corse di sopra, imbattendosi, in cima alle scale, in un Justin pallido e con le braccia incrociate.

wonderland. ✩ justay » book 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora