Chapter 13: Casual Affair

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"Michael!" Esclama la bambina non appena mi vede, abbracciandomi, posandosi contro il mio petto con il suo vestitino celeste, dello stesso colore dei suoi occhi, e la stringo a me con un sorriso prima di notare Luke dietro di lei, e lanciare un sorriso anche a lui.
"Hey, Cecilia. Ti va di creare un po' di colori?" Domando, scostandomi leggermente dalla più piccola che annuisce vigorosamente prima di avvicinarsi alla tela bianca che ho sistemato sul cavalletto.
"Posso rimanere qua a guardarvi?" Domanda il giovane papà, osservando con un leggero sorriso sua figlia guardare meravigliata tutti i miei tubetti di tempera, ed immediatamente annuisco, facendogli cenno di sedermi.
"Cecilia, hai mai avuto un incubo?" Domando, rivolgendomi verso la bambina che annuisce leggermente confusa con un'ombra di paura negli occhi.
"Ti andrebbe di raccontarmelo?" Chiedo ancora, e lei appare titubante prima di annuire, quando le porgo un pennello piuttosto grande, sapendo che quelli fini probabilmente non renderebbero l'idea.
La paura, come la rabbia e l'amore, va espressa a grandi pennellate.
Cecilia prende il pennello dalle mie mani, osservando le varie vaschette di tempera fresca che ho preparato aspettando lei e suo padre, prima di intingere la punta del pennello nel grigio scuro, cominciando a creare.
La osservo qualche secondo, notando la sua insicurezza trasformarsi piano piano in confidenza, e non appena vedo che la sua vena artistica ha preso la strada giusta mi rivolgo verso Luke, che osserva sua figlia con un'espressione quasi intenerita.
"Vieni" sorrido, facendogli cenno di avvicinarsi, e lui mi osserva leggermente confuso prima di obbedire, prendendo il grembiule sporco di schizzi di pittura dalle mie mani.
"Mettilo, non ti mangia mica" ridacchio, facendogli cenno di girarsi in modo da legarlo, prima di farlo avvicinare al secondo cavalletto, quello che uso solo nelle notti più produttive e più nervose, prima di passargli un pennello identico a quello di Cecilia.
"Sfogati".
Luke mi osserva perplesso a quelle parole, come se fossi impazzito quando la bambina scoppia a ridere, catturando la sua attenzione.
"Guarda, papà, sembra la mia maestra di matematica!" Esclama, indicando una figura femminile dall'aria piuttosto dispotica, e Luke le sorride prima di concordare con lei, guardandomi un'ultima volta prima di tirarsi su le maniche e mettersi al lavoro, attingendo alle vaschette di colore vicino a Cecilia.
Sorrido tra me e me, osservando i due dipingere, sfogarsi, liberare i colori che hanno dentro e che neanche sanno di avere, prima di prendere il blocco dei disegni preparatori, cominciando a disegnare la scenetta davanti a me, soffermandomi sui dettagli che a molti sfuggirebbero, come il sorriso leggermente storto di Cecilia, il cavalletto rovinato dall'usura, i capelli attaccati alla fronte di Luke, quando il mio sguardo cade su un altro dettaglio, un dettaglio che non avevo notato.
Ha sempre portato le maniche lunghe in mia presenza, almeno fino a oggi.
Fino ad adesso, che le ha tirate su per dipingere.
Nascondendo così il suo segreto.
O forse dovrei dire nostro?
La matita scivola dalle mie dita cadendo a terra con un rumore leggero, che passa quasi inosservato davanti alla concentrazione di padre e figlia, mentre i miei occhi, spalancati, stupiti e spaventati, rimangono fermi su quel dettaglio.
Quella parola brutta, sporca, sputata, che decora la pelle rosata di Luke in due punti diversi, la stessa parola incisa come a fuoco sulla mia pelle pallida.
Sin.
Un peccatore, il mio peccatore.

Holy || Muke Clemmings Tempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang