Capitolo 10

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10.


Il sole era splendido, l'aria profumata e calda ci solleticava la pelle e, in quel piccolo angolo di Paradiso, nessuno ci avrebbe disturbati.

Eravamo riemersi dopo un paio d'ore di navigazione nell'Oceano Atlantico, diretti verso sud-ovest.

Raggiunto l'isolotto dove intendevo fermarmi, ero uscito dall'acqua assieme alla mia amata e, con attenzione, avevamo percorso gli ultimi metri nell'acqua bassa.

Sarebbe stato sciocco rovinare tutto per colpa di un taglio al piede, causato da una conchiglia.

E ora, soli in quel piccolo mondo tutto nostro, mi sentii un re.

«Dove siamo?» mi domandò Ciara, guardandosi intorno con aria affascinata.

L'isola, piccola e allungata, era completamente disabitata, niente più di un piccolo punto sperduto nell'oceano infinito. Ma era tutta nostra.

«Siamo nel Mar dei Caraibi, su un'isola che, assieme a quella che abbiamo innanzi, viene chiamata The Pillories. Questo sperone di roccia è completamente disabitato e, a parte gli uccelli marini e le piante dietro di noi, non conta altri visitatori» le spiegai, prendendola per mano per uscire dall'acqua.

Non appena mettemmo piede sulla sabbia calda, Ciara sorrise, guardandomi come una bambina eccitata.

Erano millenni che non scorgevo più quello sguardo libero da dubbi, da paure, da regole.

Era nuovamente la bambina dei tempi delle senturion, quando ancora nessuno di noi era stato colpito – letteralmente – dalla durezza di quel mondo.

Bambina che, un attimo dopo, tornò adulta e, con curiosità mista a dubbio, mi domandò: «Perché mi hai portata qui?»

«Perché volevo che tu fossi mia lontano dal palazzo, lontano da ciò che ti fa soffrire, da ciò che ti rende cupa e fredda, quando so benissimo che non lo sei.»

Le carezzai le spalle, il collo, le guance, poi tornai alle sue mani e le sollevai, baciandole con tenerezza.

«Sai bene che, anche se daremo libero sfogo a quello che sentiamo, non cambierà niente, alla fine?» si premurò di dire, imitandomi.

Sentire di nuovo la pressione delle sue labbra sulla pelle, fu elettrizzante.

«Non lascerò che un'altra donna si insinui tra noi due, e scusami se ti ho fatto credere di essere stato interessato a Eithe in quel senso. Avrei dovuto chiarirmi prima, con te.»

Mi sorrise timida, una cosa che non avrei mai pensato di trovare, in lei, e replicò: «E io non avrei dovuto tenerti il broncio per così tante settimane, o morderti per mera gelosia. E' stato sciocco.»

«Ma molto gratificante, ora che ti ho sentita ammettere che l'hai fatto per questo.»

«Sbruffone» mugugnò, storcendo la bocca.

«Sono un principe. E' un sinonimo» ridacchiai, chinandomi un poco per baciarla.

Stavolta, Ciara mi lasciò fare e, quando sentii le sue mani farsi largo nella tunica per carezzare la mia pelle, gioii dentro di me.

Approfondii il bacio e, lentamente, la accompagnai a terra con me, lasciando che i nostri corpi provassero le sensazioni della sabbia calda sulla pelle.

Il mantello di capelli di Ciara si sparpagliò sotto di lei, simile a una colata d'oro fuso.

Lo carezzai debolmente, lasciando che la mano, poi, tornasse sul suo corpo tonico, di donna e guerriera.

A new direction-Irish Series Vol.2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora