Capitolo 35.

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Teresa. Ripetei nella mia mente. Inizialmente quel nome mi rimase indifferente, come se lo avessi sentito per la prima volta, poi però un ricordo mi accecò la vista e un flashback mi trasportò indietro nel tempo, riportandomi a prima che il Test della Zona Bruciata cominciasse.
"L'idea iniziale era quella di spedire un'altra ragazza, poco dopo Thomas. Il suo nome è Teresa. Ma poi tu hai deciso di fare di testa tua..." Potevo ancora sentire le parole di Janson risuonare nitide nella mia mente.
Teresa! Ripetei nella mente, sentendo quel nome ora più familiare. Ma certo... Come ho fatto a dimenticarmela?
Ma soprattutto... Perché era scappata dalla W.I.C.K.E.D.?

Lei non aveva preso parte agli esperimenti, perciò forse la sua vita era stata migliore della nostra, a meno che la W.I.C.K.E.D. non si fosse inventata un'altra delle sue per far soffrire le persone.
Perché i miei amici avevano fatto affidamento su di lei per fuggire? Come facevano a dare così tanta fiducia a una persona che non conoscevano minimamente? Soprattutto sapendo che lavora per la stessa associazione che si era appropriata della nostra vita, riducendola a un orribile esperimento.

"...hermana?"
La voce di Jorge mi arrivò ovattata. Non mi ero neanche accorta di essermi bloccata: probabilmente ero rimasta a fissare il vuoto con gli occhi sbarrati e lo sguardo perso per chissà quanto tempo.
"Come?" domandai scuotendo la testa e cercando di nascondere la mia precedente reazione.
L'uomo aprì la bocca per parlare, ma Stephen lo anticipò. "Tu la conosci, vero?"
Spaesata dalla domanda del ragazzo, alzai le sopracciglia. "Cosa?" domandai.
"La tua faccia. Sembra quasi che per te sia una sorpresa sentir nominare Teresa." spiegò il ragazzo.

"No. Cioè, sì, sono sorpresa." blaterai non riuscendo neanche a collegare i miei pensieri con la lingua. "Ma non la conosco. Voglio dire, Janson una volta mi ha parlato di lei."
Newt sgranò gli occhi e mi guardò confuso. "E perché non me lo hai mai detto?" chiese, assumendo quasi uno sguardo deluso.
"Cosa?" domandai io di rimando, ancora più confusa e scocciata di lui. "E perché mai avrei dovuto parlarti di una cacchio di persona che ho sentito nominare solo una volta nella mia cacchio di vita?"

"Be' forse perché è un dettaglio importante." spiegò lui agitando una mano. "O perché forse ci siamo ripromessi di dirci tutto."
Spalancai la bocca, sorpresa e confusa dal suo comportamento anormale. Ora era anche colpa mia? Come diamine facevo a sapere che questa caspio di Teresa si sarebbe rivelata importante?
"Sei serio?" domandai cercando di trattenermi dallo scoppiare in lacrime di frustrazione. "Come caspio potevo sapere che era importante? Se lo avessi saputo te lo avrei detto senz'altro, non credi?"

"Oh, andiamo ragazzi." si intromise Minho, interponendosi tra me e il ragazzo biondo. "Non voglio assistere alla vostra prima lite amorosa."
Magari fosse la prima... Pensai affranta, scuotendo la testa e indietreggiando di qualche passo. Nell'ultimo periodo Newt trovava ogni minima cosa per darmi contro e ferirmi. Non sapevo se fosse dovuto alla sua malattia, al suo tentativo di allontanarmi da lui o a tutto lo stress a cui era sottoposto, ma in ogni caso non era affatto divertente.
Perché continuavo a scaldarmi e a dargli corda? Tra i due dovevo essere io a rimanere calma, a sopportare ogni cosa per evitare di aggiungere più peso sulle sue spalle. Glielo dovevo. Me lo ero ripromessa.

Feci un profondo respiro e chiusi gli occhi per un attimo cercando di ritrovare la calma e seppellire l'orgoglio.
"No." bisbigliai riaprendo gli occhi e rivolgendo a Minho un accenno di gratitudine. "Newt ha ragione. Importante o no, dovevo dirvelo. Scusatemi."
Buttai fuori ogni parola, sentendo la mia rabbia marcire sotto il peso di quella frase.
Vidi Stephen guardare prima me, poi Newt. Su quest'ultimo il suo sguardo si posò più a lungo, come ad analizzare ogni minima espressione facciale per capire come avrebbe reagito alla mia risposta.

Osservai anche io il biondino e lo trovai con gli occhi sbarrati, come se fosse sorpreso di capire che gli avevo appena dato ragione. Tutta la rabbia che prima avevo visto sul suo volto era magicamente sparita. Poi il suo sguardo si puntò su Stephen e in modo scontroso gli fece un cenno con il mento, come per intimargli di smettere di fissarlo, e il ragazzo dai capelli bianchi alzò gli occhi al cielo, puntando nuovamente lo sguardo su di me.
"Comunque, il punto è: perché la conosci?" chiese Stephen.

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