CAPITOLO 6 - III

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La sera della vigilia del calendimaggio Matias sedeva sulla staccionata che aveva costruito davanti alla casetta che, da lì a poche ore, avrebbe ospitato lui, Enyd ed il bambino che cresceva dentro di lei, ammirando la valle che si stendeva ai suoi piedi.

Il poggio dei Falchi era poco più di una spianata di forma vagamente triangolare, larga duecento passi alla base e lunga tre volte tanto, al colmo di una ripida rupe affacciata come una terrazza sulla sottostante valle del Maw. Il vertice meridionale rivolto verso il centro della valle cadeva a strapiombo per una sessantina di passi prima di raccordarsi ai più dolci pendii circostanti. Lungo il lato settentrionale cresceva un bosco di castagni al di là del quale si trovava un laghetto in cui era possibile fare il bagno ed ancora più a nord svettavano aguzze ed impervie le prime cime delle Rocce Nere dove abitavano i falchi cacciatori cui il poggio doveva il suo nome. A marcare anche da grande distanza la posizione del poggio era la grande quercia dalla chioma tanto scura da sembrare nera che cresceva quasi sull'orlo dello strapiombo.

Affacciandosi verso sud, gli unici segni chiari della presenza umana nella valle erano il villaggio, ben visibile con i suoi tetti scuri di giunchi e paglia contro il verde intenso dei prati ed i campi coltivati che occupavano quasi per intero il pianoro sulla sponda destra del fiume.

L'erba del poggio era alta e ricca, molto diversa dalle dure eriche dei prati circostanti, e per questo era sempre stata oggetto di contesa tra i due territori di Conn e Maclea. La linea di confine tra le due proprietà un tempo passava proprio attraverso il poggio, ma già molto tempo addietro, per sedare i continui litigi, era stato dichiarato territorio demaniale. L'intento era quello di sottrarlo all'utilizzo di entrambe le famiglie, ma il risultato fu che entrambe si sentirono invece legittimate ad utilizzarlo a loro piacimento. Il bisnonno di Matias costruì il capanno a poca distanza dall'enorme quercia solitaria, come riparo per le greggi in caso di maltempo ma con l'intenzione non troppo nascosta di guadagnarvi un diritto esclusivo di utilizzo. L'incidente con la faggeta e l'alluvione dei pascoli aveva invece fornito ai Maclea un pretesto per accampare qualche diritto. L'intervento di Matias era infine riuscito a rendere quell'appezzamento di proprietà di entrambe le famiglie, nella persona dell'erede comune che stava per nascere.

Nonostante fosse praticamente equidistante dai teach di Maclea e Conn, e ad un'altitudine sensibilmente superiore, i due complessi da quel punto erano pressoché invisibili, nascosti alla vista dai fianchi di altre colline e dalle fronde dei boschi. Il silenzio che vi regnava incontrastato, rotto soltanto dalla voce del vento, regalava la sensazione di trovarsi in un luogo completamente isolato. Matias amava molto la pace che quel fazzoletto di terra era in grado di infondere, nonostante fosse tutt'altro che irraggiungibile. La strada che si arrampicava su per il pendio orientale era sterrata ma tracciata molto chiaramente, e permetteva il transito anche a carri a quattro ruote, se necessario.

Nelle ultime due settimane Matias aveva lavorato duramente assieme ad alcuni lavoranti del padre per sistemare il tetto ed il pavimento, montare gli infissi nuovi e riempire di argilla i mille buchi che il tempo aveva scavato nelle vecchie pareti. Anche i mobili che aveva costruito assieme al nonno erano stati sistemati, e nonostante non ci fosse ancora un camino ed il letto fosse ancora privo del materasso, il piccolo edificio aveva perso il suo aspetto di rifugio per animali, ed ora somigliava quasi ai cottage che gli abitanti della bassa valle costruivano sulle sponde dei ruscelli ed ornavano con fiori e nastri alle finestre.

Le ultime cose erano state sistemate quel giorno stesso. Terminati i lavori, gli operai avevano caricato gli utensili sul retro del calesse di Conn e si erano avviati a piedi lungo la via, mentre lui aiutava suo padre ad aggiogare il cavallo.

– Vieni giù con noi?

Matias scosse il capo. – Resto qui, papà. Non ho fame. – Era vero. Sentiva crescere dentro di sé un'agitazione che gli impediva di pensare lucidamente e gli chiudeva la bocca dello stomaco. Sperava che lo spettacolo offerto dalla valle e dalle colline che la circondavano riuscisse a ridargli un po' di pace.

Loth - Parte Prima: TerraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora