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❝Chi parla?❞ domandai raccogliendo l'oggetto rotondo da terra.
❝Come chi parla? Sono io, Jimin❞ mi rispondesti in tono ovvio, la tua voce era così delicata che il mio cuore non poté resistere per qualche secondo.
Lanciai la palla oltre la siepe e tu la prendesti al volo ringraziandomi. Non potevo vederti per colpa di quella barriera naturale, ma in un certo senso riuscivo a percepire il tuo sorriso.
❝Io sono Yoongi❞ ti informai in tono un po' scorbutico quando avrei voluto essere cordiale. Ma perdonami, ero fatto così.
❝Min Yoongi? Il figlio di quell'uomo ricco e famoso?❞ mi chiedesti in tono stupito.
❝Sì, lui❞ risposi con un accenno di cattiveria nella voce. Non mi piaceva quando mi attribuivano a mio padre, sai? Ma tu lo facesti comunque ed io mi innervosii.
❝Quanto vorrei vivire al posto tuo... tutto quel lusso, sarebbe così bello❞ mi sembrasti una persona attaccata al denaro, ma quell'affermazione ti era scappata di bocca perché non avevi mai visto un giocattolo in vita tua, vero? ❝E-e dimmi come sono le feste lì? Il cibo com'è?❞ mi domandasti ancora con tono eccitato, aggrappandoti ai rami della siepe, che oscillò leggermente.
❝È tutto normale❞ risposi seccato, ma tu continuasti.
❝Vorrei poter venire con te ma non posso abbandonare questo posto...❞ concludesti in tono triste.
❝Perché non puoi?❞ chiesi un po' più interessato.
❝Perché...? perché sennò mi punisce... devo rimanere qui...❞ rispondesti a quella mia domanda con un groppo in gola, non riuscivi a parlare, chi voleva punirti, Jimin? ❝Ma per favore, tu domani ritorna, magari giochiamo a palla insieme.❞
Te lo promisi. E quella fu una delle nostre mille promesse infrante.
