23. Trapdoor

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Josh non aveva calcolato la difficoltà che avrebbe avuto camminando, la gamba cedette sotto di lui e si trovò in un batter d'occhio con il sedere per terra.

Riley balzò.
"Tutto bene?", si avvicinò a lui porgendogli una mano e con un po' di fatica si tirò su.
"Rimaniamo seduti se vuoi, non è un problema", Josh si appoggiò sull'avambraccio di Riley e scosse la testa.

"Voglio il gelato", Riley sorrise.

"Sono proprio curiosa di vedere Tyler..."

"Anche io, sai... è da troppo che non si fa vivo", Josh non voleva pensarci, ma ci pensava, non voleva neanche parlarne, ma per colpa sua ora ne stavano anche parlando. E la cosa peggiore è che non voleva smettere.

"È uno di quei rapporti dove si litiga e basta?", chiese. Stavano camminando lentamente, Josh ignorava il dolore.
"Non abbiamo mai litigato, in realtà. Ma lui è un tipo strano, sparisce e ricompare quando gli va, quando più ho bisogno, come se fosse nella mia mente, poi mi porta nei posti più strani. Siamo riusciti a vedere un leone da una casa abbandonata fuori città e mi ha portato su un albero dove si riusciva a vedere il lago delle spine", Riley si fermò e rivolse a Josh uno sguardo confuso e allo stesso tempo divertito.

"Un... leone dici? Sono anche abbastanza sicura che il bosco sia dal lato opposto del lago..."

Josh si fermò insieme a lei e corrugò le sopracciglia. "Ricordi male"

"Okay, può essere", sembrava sempre più stranita e perplessa, ma Josh non sembrava badarci più di tanto.

Il sole splendeva, Josh era in condizioni pessime, questa volta fisicamente, Tyler si sarebbe fatto vivo, e forse avrebbe spiegato meglio di lui le loro avventure.

"Mi sembra divertente, in ogni caso"

"Si... e tu? Sei fidanzata?", lei fece una faccia sofferente.

"Che c'è ?"

"No, cioè si... sono fidanzata"

"Mi sembri molto contenta di ciò!", scherzò Josh, ma lei non accennò nessun tipo di sorriso.

"Lui è ... fan-tastico..."

"Immagino..." , Josh rimase perplesso, non era in quel modo che si facevano i complimenti, o almeno così ricordava.
C'era qualcosa di strano sul quale non indagò.
Cambiò subito discorso.

Il tempo passò in fretta e purtroppo Tyler non si fece vedere, né prima del gelato, né dopo. Né la sera.
Josh e Riley si erano lasciati dopo aver passeggiato per il prato di Tyler mentre si gustavano lui un gelato al cioccolato e menta e lei crema e nocciola.
Josh era rimasto fino alle dieci e mezza appoggiato a Tyler, sperando di vedere l'altro spuntare da un angolo nascosto dalle foglie, brillare con il suo ammaliante sorriso e fare l'amore in tutti i modi possibili: parlando, scherzando, scappando o correndo.

Non aspettava altro che essere accompagnato in un altro luogo mai visto, sconosciuto, incantevole dalle mani calde e rassicuranti del ragazzo che avrebbe voluto al suo fianco per sempre. Ma erano le 10.35 e non c'era traccia di un respiro.

Era passato relativamente poco ma moralmente era come se l'ultima volta che l'avesse visto fosse stato cent'anni prima.
Non si spiegava il perché, e la sua ansiosa mente non perse tempo ad elencare un quintale di supposizioni e possibilità.

Forse non gli piaccio più e non sa come dirmelo.

Forse ha ottenuto ciò che voleva e ora sta ripulendo un'altra anima sporca come la mia precedente.

Forse mi ama troppo ed è spaventato.

Josh non gli aveva mai detto quanto il suo compaio - scompaio gli mettesse agitazione e lo facesse stare in pensiero per tutto il tempo, e prese in considerazione la possibilità di chiedergli se potesse avvisarlo ogni volta che se ne andava e nel mentre dirgli più o meno quando sarebbe ritornato.
Poi gli venne ancora più ansia, se casomai avesse accettato e un giorno gli avesse detto che entro due giorni sarebbe stato li, e ne fossero passati tre di giorni?

L'ansia sarebbe diventata il quadruplo.
No no no no!

Non pensava di tornare a casa quella sera, era sicuro che avrebbe aperto il cassetto del terrore e si sarebbe fatto sopraffare dalla droga.
Aveva fatto una promessa e l'avrebbe mantenuta.

Consapevole che la sua capacità di controllo era pari a zero, si sentiva molto orgoglioso di riuscire a non andare a casa, era come fiero di dormire per strada, al freddo e al gelo, per quanto strambo e ridicolo possa suonare, era una vittoria per lui.

"Spero tu sia fiero di me", sussurrò, sempre secondo la legge delle vibrazioni comuni che c'erano tra loro due.

Forse ha fatto un incidente ed è in ospedale, come faccio a saperlo? Non ho modo per contattarlo!

Sarebbe stata una lunga, lunga, lunga notte.

Verso le tre il rossore invadeva i suoi occhi, non c'era Tyler e soprattutto non c'era Tyler.

Altra cosa: non c'era Tyler.

Sono problematico a livelli mai visti.

Si rendeva conto della gravità della sua paranoia ma non la controllava né ormai si stupiva più quindi la "lasciava fare"

Tirò fuori dal suo zaino il quarto Mars, fingendo che il caramello fosse cocaina, con molta molta fantasia, per qualche minuto si tranquillizzava ma, ovviamente, non era la stessa cosa.

Forse è tutto frutto della mia immaginazione, lui non esiste e la mia mente ha deciso di smettere di averci a che fare...

"Ma che cazzo!", sta volta non sussurrò, urlò proprio.
Si alzò in un batter d'occhio e si diresse a passo svelto verso casa, sbuffò due volte nel mentre tirando qualche sbraito di liberazione.

"Se mi ubriaco lo vedo, per forza , lui mi fermerà"

Come avrebbe fatto a sapere che si stava drogando non lo sapeva neanche lui, ma di certo non dubitava delle sue capacità .

"Vaffanculo, Tyler. Ho bisogno di te"

"Vaffanculo"

Le gambe gli pulsavano e finalmente aprì con foga la porta di casa.

Goner || Joshler [ITA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora