Capitolo 7

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A pomeriggio inoltrato, Dan e Tom dopo aver passato delle ore divertenti assieme a Sharon, ritornarono con l'aria felicissima ed altrettanto spensierata presso gli studi cinematografici di John che, appena li vide li accolse con grande calore e molta gioia mettendosi poi subito a preparare tutto l'occorrente per poter lavorare.

Quel dì Dan infatti, per girare le nuove scene doveva indossare una felpa di lana bianca che gli donava moltissimo e che agli occhi di Tom lo rendeva un tipo davvero bellissimo.

Felton quindi iniziò a fissarlo senza tregua, pudore e nel mentre lo faceva, il moro non poté fare altro che provare un forte disagio.

Anche se il biondo lo stava osservando bonariamente e senza critiche cattive, per Daniel tutto ciò era davvero importante. "Beh? Che cosa ne pensi?" Sorrise con aria allegra e divertita.

"Beh... onestamente penso che vestito così sembri davvero quasi un bravo ragazzo!" Commentò il biondo con aria 'del tutto innocente' per poi in un secondo istante scoppiare letteralmente a ridere di cuore, nel mentre Dan lo stava fissando 'con odio puro'.

"Mh, sì, sì!" Rise anche lui dopo essere stato contagiato dalla sua magica risata. "Dai, mettiamoci a lavorare, amico che se no John ci strozza!"

Sentendo quelle parole John sorrise intensamente e dopo altri brevi secondi fece partire le nuovissime scene.

"TRE, DUE, UNO, VIA!"

<<"L'immagine cambiò: adesso Allen Ginsberg si ritrovava in classe, con tutti i suoi compagni ad ascoltare il Professor Steeves.

"Il sonetto vittoriano ha l'equilibrio di tre cardini: rima, metrica, concettismo. Senza questo equilibrio una poesia diventa fiacca. Una camicia disfatta."

A quelle parole quindi Allen alzò la mano e l'uomo lo guardò immediatamente: "Professor Steeves: allora come spiega Whitman?"

"Continua, altre due frasi."

"Beh, lui... detestava rima e metrica. Il punto era proprio disfare la camicia.

"Come ti chiami?"

"Allen Ginsberg."

"Ginsberg? Tuo padre per caso è il poeta Louis Ginsberg?" Il moro annuì. "Lui scrive versi in metrica e in rima, perchè credi che abbia scelto questa forma?"

"Perché è più facile." Alcuni ragazzi dietro e accanto a lui ridono, Allen li ignora bellamente.

Il professore allora parla: "Questa università esiste grazie alla tradizione e alla forma. Vorresti che questo edificio l'avessero costruito gli ingegneri, o Whitman e i suoi compagni di gioco? Non può esserci alcuna creazione, prima dell'imitazione."

In quel momento la pellicola si spostò più a sinistra di Allen notando infatti che seduto quasi vicino a lui c'era anche Lucien Carr, quel bellissimo ed imprevedibile ragazzo che in quell'istante stava fissando Ginsberg senza essere visto da nessuno e con un gran sorriso.

Qualche ora più tardi, il nostro protagonista era seduto davanti alla sua scrivania intento a scrivere su di un quaderno qualcosa di importante.

Accanto a lui e di spalle c'era il suo compagno di stanza Luke Deitweiler che in quel momento si stava vestendo. "Chiudi i libri; portiamo mio fratello alla festa sociale. Salpa domani."

"Non posso. Non vedi quanto ho da fare?" Domandò per poi riprendere a scrivere sul suo taccuino.

"È in marina; è una calamita per le sottane." Il ragazzo sospirò. "Voi Ebrei pensate solo a lavorare, eh?"

Detto questo Luke se ne andò, lasciando Allen da solo nella loro stanza che a quel punto si guardò indietro per poi alzarsi da lì e fare una lunga passeggiata per i corridoi della Columbia, sentendo in sottofondo una musica piuttosto soft.

Qualche istante più tardi, quello stesso suono che continuava a durare per molti secondi, alla fine lo condusse davanti ad una stanza la quale c'era il bel Lucien Carr che, nel frattempo, si stava fumando con tutta calma una sigaretta seduto su di una seggiola in modo alquanto stravaccato.

"Brahms!" Il sorriso di Allen era davvero eccitato.

"Finalmente: un oasi in questa terra desolata..." Il sorriso del biondo era invece dolce come una caramella e il moro ne era rimasto davvero incantato.

"Perché non sei all'evento sociale?"

"Oh, solo i più anti-sociali devono andare ad un evento chiamato addirittura tale." Disse nel mentre si alzava in piedi ed Allen lo guardava con un sorriso stampato in volto. "Livagione?" Chiese mostrandogli una bottiglia di vino rosso.

"Cosa? Bevi in camera?" In quel momento Allen era davvero stupito.

"Che te ne pare di un orribile bottiglia di Chianti da assaggiare?"

"Io non bevo." Disse con un tono piuttosto imbarazzato.

"Matricola?"

"Sì."

"Eccellente: adoro le prime volte. Voglio che la mia intera vita sia composta da prime volte. La vita è interessante soltanto se è la vita e basta." Allen gli sorrise e Lucien continuò: "A Walt Whitman... ah, brutto bastardo!" Carr bevve un sorso di vino e Allen continuò a guardarlo sorridente. Il biondo quindi iniziò a camminare, per poi dire: "Come va i Neats? Hai letto una visione?"

Il moro a quel punto lo guardò per pochi secondi e poi disse: "Mai sentiti nominare."

"Oh, è assolutamente geniale e impossibile! Dice che la vita è rotonda, che siamo bloccati su questa ruota della vita e della morte, un cerchio infinito, finché qualcuno... non lo spezza. Sei entrato qua dentro, hai guastato la scena, BANG!"

"Il mondo intero è più vasto!" Si ritrovarono a dire insieme i due protagonisti, tanto che Lucien lo guardò sorpreso. "Come facevi..."

"È la consonanza, una reiterazione di temi." Rispose come se fosse stata la cosa più ovvia del mondo.

"Tu sei uno scrittore?!" A quella domanda Allen sorrise radioso. "Perché io ho un lavoro per uno scrittore..."

"No, non lo sono..." Rispose con una voce totalmente bassa e calda.

Lucien quindi lo guardò e facendo un tiro di sigaretta, non prima di esserseli accesa, disse: "Beh, non sei ancora niente...">>

In quel momento i due ragazzi per forza di cose, si guardarono intensamente e l'immagine si soffermò particolarmente su Daniel che anche se in quel momento stava recitando provava comunque delle sensazioni e delle emozioni fortissime, per non parlare di Tom che era irrimediabilmente innamorato di lui.

<<"Ginsberg!" All'improvviso qualcuno da fuori la stanza iniziò ad urlare.

Allen quindi si ritrovò come scaraventato fuori da quel momento così intenso che si era creato fra di loro e perciò il ragazzo in quei lunghi istanti non riusciva ad emettere nessun suono.

"Non sei tu?" Gli domandò infatti Lucien guardandolo serio.

Allen annuì. "GINSBERG!"

"Che c'è?!" Domandò urlando anche lui alla fine, irritato.

"Telefonata!"

Allen quindi fissò Lucien: "Torno subito!"

Il moro perciò corse via, -dando in mano al biondo il suo libro- facendo così restare male Lucien per quella brutta interruzione fra di loro.>>

"STOP! Basta così!" La voce di John sovrastava tutto quanto e i due bei protagonisti si ritrovarono a fissarlo ancora emozionati. "Siete stati bravissimi!" Sorrise. "Direi di continuare ancora. Che cosa ne dite?"

Dan e Tom si guardarono e insieme, dissero: "Sì!"

Feltcliffe ~ Di nuovo insieme Où les histoires vivent. Découvrez maintenant