Giulia-È Complicato

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Ci baciamo per un bel po' di tempo; non riusciamo a staccarci, siamo già così presi l'uno dall'altra da non sentire nulla se non il bisogno di stabilire un contatto. Sono contenta del fatto che mi abbia parlato del suo lavoro e di poterlo, anche se solo in minima parte, aiutarlo. Capisco più di quanto lui creda quello che la bambina sta passando. Non voglio assolutamente che lui conosca quella parte della mia vita, parte in cui io non esistevo più, era la numero due per una persona che avrebbe dovuto mettermi sempre e comunque al primo posto nella sua vita. Ero la brutta copia di un'altra ragazza; un'altra Giulia. Lo sono stata per anni. Non esistevo più, non ragionavo, non parlavo più come me stessa, ma come lei. Sono scomparsa piano piano e nessuno se n'è accorto. Con gli anni mi sono resa conto che quella vita non era mia, non ero io. Che tutto quello che avevo subito e che stavo subendo non era giusto. Che le violenze e i giochetti psicologici non erano normali, che non fosse giusto vivere così per difendere chi non difende te. Chi minimizza tutto quello che gli dici, le richieste di aiuto. Chi preferisce una scopata a te non vale nulla. Chi se ne frega dei tuoi bisogni, quando è il suo compito soddisfarli, non merita che tu lo difenda. Sono queste le frasi, i pensieri che mi hanno fatto reagire, che hanno provocato una reazione in me e che ogni ragazza vittima di abusi dovrebbe cominciare a sentirsi dire e ripetersi per reagire a un mondo che non le rispetta, che non è abbastanza per loro. Ad ogni modo non voglio che Jayden sappia tutto questo, non sopporto gli sguardi delle persone, gli sguardi compassionevoli di persone a cui fai pena. Non sopporterei di vedere quella espressione nei suoi occhi, non voglio che smetta di guardarmi come mi sta guardando ora. Mi accorgo solo ora di che ore siano, sono quasi le otto; questo vuol dire che ci siamo baciati per quasi due ore. Abbiamo anche parlato, poco ma abbiamo parlato. Quando lui nota che io sto guardando l'orologio fa lo stesso.

"Dobbiamo andare." Mi dice cominciando a mettersi la giacca.

"Okay." Dico io, cominciando ad alzarmi, prendendo il giubbotto e cominciando ad andare alla cassa per pagare, con il portafoglio in mano. Quando sto per uscire dal dehor, lui mi afferra per un braccio, bloccandomi.

"Non ci pensare nemmeno." Mi dice sorridendomi.

"Si si, l'altra volta hai pagato tu, ora tocca a me." Gli rispondo dandogli un piccolo bacio sulla guancia.

"Ti ho invitata io, quindi pago io." Ribatte lui, mettendomi un braccio intorno alle spalle.

"Non mi interessa, faccio io."

"No, a me non interessa, pago io, non tu." Mi dice baciandomi la tempia.

Appena la signora davanti finisce, mi fiondo alla cassa, prima che Jayden riesca a muoversi e riesco a pagare. Prendo lo scontrino prima che lui possa fare nulla; mi avvio verso l'uscita fermandomi prima di aprire la porta; mi volto a guardarlo con l'aria molto compiaciuta, facendogli la linguaccia. Lui mi raggiunge quasi correndo e cerca di farmi il solletico, facendomi ridere e imbarazzare non poco.

"Okay, sappi che non mi fregherai più. È la prima e l'ultima volta che paghi tu." Mi dice prendendomi per mano e aprendo la porta.

"Se se." Gli rispondo mentre usciamo.

Questa volta non passiamo in mezzo, ma dal marciapiede che porta direttamente al parcheggio. Camminiamo in silenzio fino alla macchina, tenendoci per mano; è la prima volta che mi faccio tenere per mano, ho sempre odiato questo genere di cose, ma ora è diverso; è bello tenerlo per mano, è la migliore sensazione del mondo. Arriviamo alla macchina e lui mi apre di nuovo la portiera, cosa che mi fa ancora ridere, contagiando anche lui. Una volta saliti entrambi in macchina mi rendo conto di non avere idea di dove abbia intenzione di portarmi. Non mi ha detto assolutamente nulla e, in un certo senso, ne sono felice.

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