Capitolo 13

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"Resta"
"Ne sei sicura?" La sua mano, risalì sul mio volto accarezzando, con una dolcezza disarmante, i lineamenti del mio profilo, senza tralasciare nulla "guarda che io non me ne vado più" sussurrò, guardandomi intensamente negli occhi.
"Ne sono sicura" risposi, chiudendo per un attimo gli occhi, quando quella stessa mano, raggiunse la mia nuca, prendendo a massaggiarla.
"Ti stai rilassando?" Ridacchiò, continuando il suo massaggio.
"Mmm, mmm" mugugnai, mantenendo gli occhi chiusi, era più facile parlare con lui in quel modo.
"Sappi che se vinco, massaggiarmi é una delle tante cose che dovrai fare per me"
"Sei troppo convinto di vincere e comunque nel caso in cui davvero fosse così, la tua ricompensa sarà una cosa sola, quindi scegli bene" aggiunsi riaprendo gli occhi, i suoi erano già lì a guardare il mio volto, ero sicura, che ormai, conoscesse ogni minimo difetto di questo per le tante volte in cui lo trovavo fissarmi letteralmente.
"E tu credi davvero di riuscire a carpire informazione in una settimana da uno come me?" Domandò retorico "illusa" abbozzò un sorriso.
"Tu mi sottovaluti" bisbigliai.
Notai come, ogni volta che parlassi, il suo sguardo era sempre posato sulle mie labbra, non si perdeva nessun movimento di queste.
"È vero" ammise e sinceramente ne rimasi delusa.
"Perché?" Domandai non riuscendo a mascherare il mio esserci rimasta male.
"Cos'è questa vocina?"
"Nulla, è sempre la mia" mi misi sulla difensiva.
"Sai Isabelle, il tuo corpo rivela ciò che hai dentro e dalla tua vocina ho capito quanto tu sia permalosa"
"Non sono permalosa" mi indispettì, ma cosa diavolo stava dicendo?
"O certo che lo sei" mormorò, avvicinandosi ancor di più, facendo scontrare così i nostri nasi.
"Ho solo chiesto perché tu non credessi mai in quello che faccio, credi sempre che io non ne sia in grado, che non abbia abbastanza forza e che.."
"Non ho detto questo" mi interruppe, posando il suo indice sulle mie labbra "con ti sottovaluto, intendo che tu mi sorprendi, fai cose che mi lasciano senza parole, insomma Isabelle non tutti farebbero ciò che tu hai fatto oggi" spiegò.
"Ah, quindi ti sorprendo?" Domandai, premendo le labbra fra di loro in una linea sottile per cercare di mascherare un imminente sorriso che minacciava di spuntarmi in viso.
"Tanto" soffió sulle mie labbra, anzi sul mio sorriso che non riuscì più a trattenere, data la sua risposta.
"Grazie Harry" tornai seria "davvero, per tutto quello che fai per me"
"Non ho fatto nulla di..."
"Si invece" lo interruppi "anche se a volte litighiamo, sei l'unico che... Che... Insomma Harry tu mi salvi sempre" dissi d'un fiato, abbassando il capo, non era facile affrontare certi argomenti, sopratutto quando lui ti guardava in quel modo.
"Oggi ti sei sdebitata" avvertì il suo sorriso "hai evitato che mi aprissi la testa in due, quindi siamo pari" la sua mano corse sotto le lenzuola e io ero quasi sul punto di urlargli contro cosa diavolo stesse facendo, quando però afferrò la mia mano ferita portandola vicino al suo viso.
"È sono un graffietto" scrollai le spalle "tu hai rischiato molto di più" gli fece notare, non era affatto paragonabile a tutto quello che lui aveva fatto per me sin dal primo giorno.
"Questo graffietto Isabelle" indicò la mia mano con un cenno del capo "io non lo dimenticherò mai" e con questo ci lasciò sopra un tenero bacio che smosse in me uno tsunami di emozioni, mai provate prima d'ora.
Ma come potevo spiegare tutto questo a me stessa, come potevo continuare ad ignorare il modo in cui mi facesse sentire, era impossibile negarlo, era impossibile stargli lontana.
La voglia di gettarmi fra le sue braccia era tanta, ma me ne vergognavo.
Non sapevo perché lui avesse voluto restare con me, dalle sue parole, poteva essere solo sintomo di riconoscenza per averlo salvato o senso di colpa per quello che era successo poco fa alla pineta.
Il sol pensiero che davvero questa poteva essere la spiegazione a tutto, mi fece male al petto, lui non si rendeva conto del potere che stava iniziando ad avere su di me, giorno dopo giorno, non se ne rendeva conto.
"E... Domani devi andare in città?" Domandai mentre lui continuava ad accarezzare il dorso della mia mano.
"Si, tu cosa farai?"
"Massaggi" sorrisi.
" ah sì, e a chi devi fare questi massaggi?" Corrucciò lo sguardo.
"Ai francesi"
"Stronzi fortunati" sussurrò, rilasciando poi uno sbuffo.
"Non molto fortunati dato che hanno mani e braccia rotte" gli feci notare.
"Ma avranno anche le tue di mani addosso, non è poco" ammiccò.
"Vuoi che ti spezzi un braccio?" Ridacchiai.
"Sono sicuro che lo farai dopo questo" non ebbi neppure il tempo di metabolizzare le sua parole, che il suo braccio circondò la mia vita, attirandomi di scatto verso il suo petto, quello stesso braccio scese poi dalla mia vita, posandosi sul mio fondo schiena.
"Ah però"
"Harry" urlai, cercando di divincolarmi, ma il suono della sua risata, era così bello, da fregarmene di tutto il resto, anche dalla sua mano ora posata sul mio sedere.
"Sei carina quando ti incazzi" sorrise sghembo, riportandomi di nuovo vicino a se.
Lo trucidai con lo sguardo, ma non troppo seriamente, infondo aveva detto che ero carina.
"Mi porti al limite" sbuffai, posando la fronte sul suo petto.
"Tu fai di peggio" soffió sui miei capelli, iniziando a far salire e scendere la sua mano sulla mia schiena.
"Mmm cosa farei di così brutto?" Mormorai con la voce ovattata dalla sua maglia.
"Hai libero accesso in luoghi che io mi preoccupato di sigillare per bene e buttarne la chiave" il suo tono era serio, malinconico e io non riuscì subito a dire qualcosa, avvolgendo però meglio le mie braccia attorno al suo busto.
"E questo ti fa paura?" Domandai dopo qualche attimo di esitazione.
"No" rispose prontamente "mi infastidisce"
"Non capisco" scossi il capo, per quanto la posizione me lo permettesse.
"Amo avere tutto sotto controllo e con te, con te piccola infermiera non succede"
"Sei un maniaco del controllo?" Risi, prendendomi beffa di lui, in effetti lo avevo pensato anch'io.
"Se preferisci definirmi così...."abbozzò un sorriso "mi piace comandare Isabelle, su tutto" sussurrò, rendendo quelle parole le più sconce del mondo.
Era un chiaro riferimento anche ad alto e ancora una volta, io non ebbi paura di quell'argomento.
Paradossalmente, nonostante il suo caratteraccio, al suo fianco, tutto sembra possibile, perfino combattere i miei traumi, le mie insicurezze.
"Con me non avrai mai questo onore" bisbigliai, alternando lo sguardo dai suoi occhi alle sue labbra, adoravo provocarlo, in un modo assurdo.
"Lo so, con te non riesco a controllare nulla e se non la smetti di morderti quel labbro, ti farò vedere davvero cosa significa far perdere il controllo ad Harry Styles" ringhió, serrando la mascella.
"Non mi fai paura"
" ti rimangerai queste parole, tutti quelli che si sono avvicinati troppo a me, si sono fatti del male, sei ancora in tempo per fare marcia indietro" risentimento era presente nella sua voce, volevo saperne di più, volevo sapere cosa nascondesse dietro quei modi di dire e non tanto per quello stupido gioco, io volevo conoscerlo davvero.
"Lo hai detto tu che io ho più coraggio di molte altre persone qui dentro, cosa ti fa pensare che io mi arrenda con te?"
Stupore, passò attraverso i suoi occhi, non si sarebbe mai aspettato qualcosa del genere da parte mia, ma io ero fatta così, portavo le cose a compimento senza fermarmi mai, neppure quando tutto era contro di me, neppure quando c'erano più contro che pro, neppure quando lasciar perdere e guardare avanti sarebbe stata la soluzione migliore, la più facile.
Per me Harry, aveva rappresentato un mistero fin dall'inizio e avevo tutte le intenzioni di svelarlo.
Nulla mi avrebbe fermato, sicuramente avrei incontrato della difficoltà in quel percorso, era un rebus, ma come tale aveva una soluzione ed io l'avrei trovata.
"Se ti fermassi a pensare, capiresti l'errore che stai per commettere" distolse lo sguardo "vedi in me, cose che non esistono Isabelle"
"Non sai cosa vedo io" affermai, mi faceva male la considerazione che lui aveva di se stesso, qualcosa era successo per farlo diventare così.
Non lo conoscevo prima, ma ero sicura che un tempo lui non fosse così.
"E tu sai cosa vedo io in me?"Domandò duramente.
"Cose non vere"
"Non vere" ridacchiò amaramente "non sai nulla di me, non hai idea di cosa sia il mio passato, né rimarrai delusa e amareggiata quando capirai dietro chi hai perso tempo"
"Ho sempre preferito il rimorso al rimpianto Harry" ammisi, dovevo sbatterci la testa sulle cose per capirle, credevo solo a quello che vedevo io.
Nella vita, i pregiudizi che mi avevano accompagnato per anni, mi fecero capire che davvero non c'era nulla di più sbagliato quando ci si rapportava con qualcuno, sapevo come ci si sentiva e non volevo che nessuno provasse quello che avevo provato io.
Era orribile, ti faceva sentire strana, diversa, emarginata, come se al mondo esistessi solo tu ma eri in continua competizione con qualcosa di cui non conoscevi nulla.
"A questo mi riferisco quando dico di sottovalutarti"

Mission of love [H.S.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora