41. L'ultima possibilità.

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L'aria che ci avvolge una volta messi i piedi nel corridoio della mia vecchia casa è qualcosa di assordante e particolarmente fastidioso. Preferirei mille volte il chiasso a questi silenzi che ti entrano nell'anima e ti divorano, facendoti stare male; accompagnati da una leggera sfumatura di tensione...anche se dire "lieve" o un suo altro sinonimo sarebbe un eufemismo.

Siamo tutti troppo taciturni, troppo nervosi e alcuni anche troppo arrabbiati per dire qualsiasi cosa.

Brian, accanto a me, avvicina la sua mano alla mia ma la ritrae non appena incrocia gli sguardi di fuoco che gli sta lanciando mio padre.

Cominciamo bene.

Non so se avvicinarmi per tranquillizzarlo o restare sulle mie: ho troppa paura di come potrebbe reagire papà, se questa volta fossi io quella ad avvicinarsi troppo al mio ragazzo. Sembra essersi pentito di aver invitato Brian qui. Da come me ne accorgo? Beh, sicuramente non ci vuole arte: lo capirebbe anche una bambina appena nata. Basti guardare l'espressione che ha appena assunto -di rabbia, nervosismo, il tutto misto ad un po' di freddezza.

Sbuffo e vado a sedermi sul sofà, seguita dal resto della ciurma, senza nemmeno guardarmi attorno e respirare l'odore di casa che mi è tanto mancato. Ogni volta che torno qui dentro mi sembra di essere tornata indietro nel tempo, come se non me ne fossi mai andata e fossi semplicemente tornata da scuola; come se avessi ancora sedici anni e mille problemi adolescenziali dietro le spalle.

A interrompere i miei pensieri è Brian, il quale siede di fianco la sottoscritta e poggia i gomiti sulle ginocchia senza degnarmi di uno sguardo -è troppo impegnato a sfogare il suo nervosismo oscillando continuamente la gamba. "Va tutto bene." Sussurro per calmarlo.

Lui scuote la testa, poi stringe la mano che gli ho teso e alza lo sguardo verso tutti i presenti. Questi ricambiano la sua occhiata di rimando e, a quel punto, il mio ragazzo apre la bocca. "Mi...mi dispiace." Riesce a dire con un filo di voce.

Nessuno commenta per un po': sembra che stiano metabolizzando quelle due semplici parole.

"Ti dispiace? Tutto qui?" È mio padre a rispondere qualche minuto dopo, facendo una risata ironica e scuotendo il capo, come se avesse già previsto che Brian lo avrebbe detto.

"Sì, mi dispiace." Ripete il biondo cenere. "Mi dispiace perché ho fatto soffrire vostra figlia; mi dispiace perché per colpa mia se n'è andata da New York; mi dispiace perché ho fatto stare male anche a voi e mi dispiace di avervi deluso. Non era mia intenzione. Io non volevo tutto questo, non volevo nemmeno lasciare vostra figlia, okay? È stato un momento di confusione, ho creduto che sarebbe stato meglio stare un po' lontani perché nell'ultimo periodo litigavamo troppo e il problema ero sempre io. Ero io che la facevo stare male e, siccome non volevo farla soffrire ancora, ho deciso che ci saremmo presi una pausa. Ho fatto un enorme sbaglio, lo so, perché per tutto questo tempo non ho fatto altro che pensare a lei ed ero io, quello che stava male. Ma sono tornato, anche se sinceramente non sapevo che lei fosse a Boston, e ora che l'ho ritrovata voglio tenerla con me perché la amo. La amo davvero. E non voglio passare mai più così tanto tempo lontano da lei. Vivere senza Jackie per me è come vivere senza un cuore: quando non c'è, infatti, i miei sentimenti si azzerano, non provo niente e mi sento vivo solo quando è con me. Lei ha preso il mio cuore tanto tempo fa e voglio che continui a tenerselo perché è l'unica che mi fa stare bene veramente.

Sally, la ragazza con la quale voi pensate che abbia tradito Jackie, ci ha messo del suo. Quelle foto, non so se vostra figlia ve ne abbia parlato, erano false. Io e lei ci eravamo messi semplicemente in posa in modo tale che il suo fratellastro le scattasse e le facesse vedere ai nostri genitori, dato che volevano che noi stessimo insieme e volevano che lasciassi Jackie perché credevano che fosse lei a farmi soffrire. Non volevo però che lo scoprisse in questo modo. È stato quello che l'ha scattato a inviarle, io non ci avevo nemmeno pensato a farlo e avrei voluto parlare della nostra pausa personalmente. Ora, potete anche non credermi: lo so che sembrano tutte stronzate, ma vi giuro che è la verità. Spetta a voi decidere. Ricordatevi, però, che non sarei mai tornato se precedentemente avessi voluto prenderla in giro...E non sarei nemmeno qui, di fronte a voi, pur sapendo che potreste uccidermi da un momento all'altro per l'odio che provate nei miei confronti -e non avete torto, al vostro posto io mi sarei comportato anche peggio-, a scusarmi e a rendermi conto del coglione che sono stato."

Io volevo te. [#2]Donde viven las historias. Descúbrelo ahora