28. Novità?

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Mi giro sul fianco per prendere il cellulare che ho appoggiato qualche minuto fa sul comodino.
È destino che io oggi non devo dormire...
Contro voglia afferro il telefono e noto che ho un nuovo messaggio non letto.
Voglio davvero che sia lui? Non saprei... Certo, chi voglio prendere in giro, non aspetto altro da quando sono uscita da quel bagno. Adesso la domanda è: sono psicologicamente pronta a esprimermi e cercare di aiutarlo come gli avevo promesso? Penso di sì.
Resto delusa quando scopro che il messaggio è di Nathan: Com'è andata oggi a scuola?
Si, ammetto che avrei voluto che il mittente del messaggio fosse Heden, ma non è così e in compenso Nathan è sempre stato gentile con me quindi non dovrei essere così delusa, ma lo sono e non posso farci niente.
Rispondo alla domanda dicendo che avevo molto sonno ma che me la sono cavata egregiamente.
Metto il telefono accanto a me sul letto e cerco di rimettermi a dormire. Qualche minuto dopo, però, il silenzio che regna nella mia stanza viene nuovamente spezzato da un altro suono proveniente dal mio telefono.
La rete del letto cigola quando mi muovo per arrivare a prendere il telefono.
Non posso più dormire? È vietato?
Si, mi sto alterando e il mio respiro, di conseguenza, sta accelerando.
Nathan ha risposto al mio messaggio: Possiamo vederci più tardi? Devo parlarti di una questione...
Okay, adesso mi sto preoccupando. Rispondo schiacciando rapidamente sullo schermo del mio iPhone. Si, dove e a che ora?
Ricevo una risposta quasi subito, Io oggi finisco alle cinque, potremmo vederci allo Slim se per te va bene...
Rispondo senza indugiare: Ci vediamo alle cinque allo slim.
Lui di conseguenza risponde subito: Ci vediamo dopo:)
Imposto la sveglia alle quattro per riuscire a prepararmi e andare allo slim. Voglio essere sicura di riuscire a fare tutto in tempo.
Metto il telefono in silenzioso per non farmi disturbare nuovamente durante il mio sonnellino e mi addormento nel giro di mezzo minuto.

***

Che tempo orribile. Fa freddo, le nuvole coprono l'immenso cielo di Londra e il vento mi sta congelando il naso. Fortuna che indosso il mio cappello di lana, altrimenti non avrei più le orecchie. Senza orecchie non potrei ascoltare quello che Nathan ha da dirmi e ora come ora sono molto curiosa e altrettanto preoccupata.
Ma poi che figura ci farei senza orecchie?
Ma che problema ho? Sono tremendamente ansiosa e mi ritrovo per le strade di Londra a pensare alle mie orecchie... sono irrecuperabile, so di esserlo.
Mi fermo proprio davanti alla porta d'ingresso dello slim.
Indugio un attimo prima di entrare, ma poi varco la soglia cercando di sembrare decisa e con i pensieri chiari.
Mia madre mi ripeteva sempre che se riesci a far credere agli altri che sei chi vuoi essere, finirai per crederci anche tu.
Mi guardo attorno e cerco con lo sguardo Nathan, ma non riesco ad individuarlo finché la sua voce mi arriva chiara nelle orecchie: «Cerchi qualcuno?» dice sorridendo.
Mi giro e lo saluto ricambiando il sorriso.
«Si, un cameriere abbastanza alto con i capelli castani e gli occhi neri.» scoppiamo a ridere entrambi e lui mi accompagna fino ad un tavolo vuoto in fondo al locale.
Mi accorgo che non porta più il grembiule con il logo della caffettiera, indossa solamente l'uniforme.
Ci sediamo l'uno di fronte a l'altra e lui inizia dicendo: «Bene, volevo parlarti di una questione...»
«Ti ascolto, spara.» dico cercando di non sembrare nervosa.
«Allora, ti ricordi che mi hai detto di sentirti sola?»
«Si. Bè è stato un momento di debolezza penso...» mi vergogno un po' di essermi aperta così tanto con lui, ma gli ho detto la verità. È vero che mi sento sola in questa città così grande quindi di cosa mi vergogno? Ho solamente detto la verità in un momento in cui avevo bisogno di sfogarmi e direi che mi ha aiutato molto.
«Mi hai detto che saresti stata meglio se avessi avuto un lavoro o un hobby, giusto?»
«Giusto» non so cos'altro aggiungere, mi sento a disagio.
«Per quanto riguarda l'hobby ci siamo cimentati nella pittura...» dice trattenendo un sorriso.
«Esatto e abbiamo combinato un macello!» rido.
«No. Non dire così!» scoppia in una risata ma si ricompone velocemente e aggiunge: «Per quanto riguarda il lavoro, invece, te ne ho trovato uno...» dice con noncuranza.
«Sul serio? Dove?» sono contentissima, volevo uno svago. Ho bisogno di un lavoro sia perché è una fonte di distrazione e sia perché posso guadagnarmi qualche soldo e contribuire alle spese con David. Mi sento sempre un po' in debito con lui. Insomma lui provvede a me, a tutte le mie spese, il liceo... ogni volta che c'è qualcosa da pagare è lui ad aprire il portafoglio. Voglio sentirmi un po' più indipendente anche su questo fronte.
«Qui allo slim. Una ragazza che lavorava qui come cameriera si è trasferita e tu prenderai il suo posto.»
Non ci posso credere.
Avrò un lavoro!
Mi guardo intorno e penso che a breve lavorerò qui, in questa caffettiera. L'idea mi piace, questo è un posto tranquillo e spesso c'è molta gente. Penso che potrei farmi nuovi amici qui, avrò anche dei colleghi. È tutto così surreale e perfetto...
«Allora che te ne pare?» mi chiede lui con l'agitazione negli occhi e solo ora mi ricordo che non ho risposto alla sua domanda e non può leggermi nel pensiero.
A volte vorrei avere un cavo per collegarmi al cervello delle altre persone in modo da potermi far capire.
«È... stupendo!» rispondo con voce traboccante di entusiasmo.
«Bè, da questo momento siamo colleghi!» esclama lui. Sono davvero contentissima e non riesco a non abbracciare l'amico che mi ha appena procurato un lavoro.
«Significa molto per me. Grazie davvero» sussurro tra le sue braccia. Lui mi accarezza la testa e mi stringe a se.
Ci stacchiamo dall'abbraccio e gli domando: «Quando inizio?»
«Tra una o due settimane, durante il weekend.»
«Grazie mille. Non so come ringraziarti!»
«Allora non farlo...»
«Cosa?!» chiedo perplessa.
«Dico solo che non devi scusarti, non ho fatto nulla di speciale... una mia collega ha lasciato il suo posto di lavoro e sapevo che a te interessava, forse non è il massimo ma...» non gli lascio finire la frase.
«È molto più di quanto potessi trovare da sola. Davvero, grazie! Troverò il modo per sdebitarmi.» annuncio in tono solenne. Lui mi rivolge un sorriso bellissimo e rimaniamo in silenzio. Quel tipo di silenzio imbarazzante che ti mangia dentro. Dopo un'altra manciata di secondi mi alzo dalla sedia.
«Vai via?» mi chiede Nathan curioso.
«Ehm si...» afferro la giacca e me la infilo, dopodiché prendo la mia borsetta e me la metto in spalla.
«Hai da fare per il resto del pomeriggio?» mi chiede lui e riesco a percepire un certo imbarazzo nella sua voce.
«No, a parte mettere il bucato nell'asciugatrice visto questo brutto tempo...» dalla sua espressione capisco che si sta trattenendo dal ridere fragorosamente di me. La cosa un pochino mi infastidisce... voglio dire, non ha mai fatto il bucato o non ha mai parlato con una ragazza di meteo?
«Beh, possiamo andare a casa a pitturare un po'. Sempre se non ti rubo tempo prezioso per fare il bucato...»
Ah adesso si diverte a prendermi in giro? È assolutamente adorabile nonostante tutto.
Lui si alza dalla sedia e si avvicina a me ridendo della mia espressione da finta offesa. Non appena è vicino a me gli do una spallata dicendogli: «Adesso ti diverti a prenderti gioco di me?»
«Esattamente.» entrambi scoppiamo a ridere.
Mentre aspetto Nathan che si mette la giacca mi metto il cappellino di lana e controllo il telefono. Trovo con grande sorpresa tre chiamate perse da un numero sconosciuto. Non richiamo perché sicuramente è uno scherzo telefonico, se qualcuno ha bisogno di me mi richiama una quarta volta.
Saliamo in macchina di Nathan e partiamo.
Lui rompe il silenzio chiedendomi: «Quando devi fare la pratica per la patente?»
Caspita! La patente! Mi ero completamente dimenticata della patente!
Stavo per rispondere quando il mio telefono inizia squillare. Di nuovo il numero sconosciuto.
«Pronto?» dico con esitazione non sapendo con chi sto parlando.
«Astrid?» sentendo quella voce il sangue nelle vene si ghiaccia all'istante.

Questione di scelteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora