Capitolo 77

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Isabelle's pov
Non avrei di certo immaginato di affrontare quel giorno in queste condizioni.
Dire che fossi arrabbiata, era un eufemismo, io ero furiosa ed ovviamente la colpa di tutto questo non poteva essere che di Kim, ma stavolta aveva superato il limite ed io non mi ero di certo trattenuta a ricambiarla con la stessa moneta.
Poggiai la testa contro il finestrino, godendomi quegli ultimi momenti di pace, prima che una vera e propria tempesta cadesse su di noi.
Quella giornata era iniziata nel peggiore dei modi, ero ansiosa che anche questa volta nessuno mi avrebbe creduta, ma sopratutto avevo paura che un giorno non troppo lontano i fratelli Brown si sarebbero vendicati, non ne potevo più di tutta questa tensione che da troppo tempo mi portavo dietro, dovevo mettere un punto a tutto questo.
Harry e George continuarono a parlottare per tutto il viaggio che si dimostrò molto più lungo del previsto, il mio ragazzo era forse più teso di me, vedevo quanto impegno ci avesse messo per non commettere errori, il suo appoggio mi rincuorava e sicuramente mi rendeva più forte e coraggiosa.
Chiusi gli occhi, lasciandomi trasportare dai pochi momenti felici e sereni che conservavo tutti nel mio cuore, molti dei quali comprendevano la mia infanzia e i primi mesi che trascorsi in Afganistan con Harry.
Sorrisi al mio riflesso nel vetro, ricordando del nostro primo bacio, così atteso, ma voluto, così dolce e possessivo allo stesso tempo.
La mia storia d'amore con Harry non era sicuramente stata una normale storia, fatta di appuntamenti e cose varie, la nostra era stata una storia travolgente, forte e passionale fin dall'inizio.
Dopo uno sguardo, il mio cuore già gli apparteneva ed oggi potevo affermare questo con sicurezza, mi aveva completamente rapita, con le sue parole ed i suoi atteggiamenti da grande stronzo, ma dopo mesi potevo dire che la sua fosse solo una maschera dietro la quale si nascondeva la persona più bella, buona e generosa che avessi mai conosciuto.
Un uomo capace di fare tutto pur di proteggere le persone che amava, un uomo che avrebbe rischiato la propria vita in nome dell'amicizia, un uomo che mi rispettava nonostante il suo carattere non sempre facile, un uomo che mi guardava come ogni donna meritava di essere guardata.
La vita mi aveva sicuramente posto molte sfide, ma mi aveva fatto il più bel regalo che potessi mai ricevere o anche solo immaginare, perché Harry era stato inaspettato, come la pioggia nel mese d'agosto, aveva portato una ventata d'aria fresca in giorni dove dubbi e paure ne facevano da padrona.

Rimasi al fianco di Harry, che mi cingeva la vita nel mentre percorrevamo i lunghi corridoi di un posto che avevo sperato di non rivedere mai più.
Eravamo in anticipo, ma non fummo gli unici.
Mark ed il suo avvocato erano già li, probabilmente da tempo, a prendere un caffè.
"Perché Robert non c'è?" Chiesi a George, che fin troppo tranquillamente camminava in quel posto, ma lui era sicuramente più abituato di noi a situazioni simili.
"Non può restar seduto fra noi, lo condurranno in aula ammanettato"
"Oh meglio" rilasciai un respiro di sollievo.
"Non lo avrei fatto avvicinare a te ugualmente" disse Harry, accarezzandomi il viso.
"S-si lo so, ma preferisco saperlo il più lontano possibile" replicai appoggiandomi al suo petto.
Alzai il capo e in quel esatto momento incrociai lo sguardo di Mark che guardava in modo insistente le mani di Harry attorno a me, era inquietante e fui costretta a distogliere lo sguardo, non potevo reggere anche questo.
"Se non la smette, gli cavo gli occhi" sbottò Harry, stringendomi maggiormente a se, purtroppo se ne era accorto e nonostante tenessi nascosto il mio viso nella giacca di Harry, riuscivo a sentire ancora quello sguardo bruciarmi la schiena, non era affatto una sensazione piacevole ed in più avevo una strana sensazione, come ....come un brutto presentimento.
"Manca poco, cerchiamo di non far casini" bisbigliò George, richiamando l'attenzione del mio ragazzo che era rigido come un pezzo di legno, il suo cuore batteva fortissimo e sicuramente per la rabbia che covava dentro da troppo tempo.
Ricordavo bene come qualche sera fa lo trovai a prendere a pugni un sacco da box che aveva nel garage di casa sua.
Le sue mani erano ancora lesionate in alcuni punti, ma le cicatrici più grandi non era visibili esteriormente ed erano quelle che facevano più male di tutte.
"Credimi ci sto provando" digrignò fra i denti, passandosi nervosamente le mani fra i capelli.
"Non ci devi provare, ci devi riuscire, non possiamo fare errori li dentro ragazzo, fallo per lei"
"È quello che sto facendo" sbuffó "questa giornata deve finire il prima possibile"

Mission of love [H.S.]Where stories live. Discover now