10. "Jonathan Sanchez"

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Justin Pov

"Non so, Sig. Rogers. Le farò sapere se trovo la cartella. Si certo, la ringrazio. Arrivederci." Poso la cornetta del telefono e mi metto subito davanti alla mia vasta libreria che contiene le mie cartelle con le diverse aziende sparse in tutta l'America, e non solo.

"Allora, Sig. Rogers..." Sussurro per poi ripetere il nome della persona che, fino a poco tempo fa, mi chiedeva se avevo una fotocopia del contratto da firmare.

"Eccola!" Esclamo prendendo la cartella blu con su scritto a caratteri cubitali "Memphis, Tennessee".

Torno sulla mia comoda poltrona, ed estraggo dei fogli. Il signor Rogers è il capo della "Memphis & Co." ovvero una delle tre aziende più grandi di tutto il Tennessee.

"Eccolo qua!" Esclamo prendendo il foglio che stavo cercando. Mi affretto ad uscire dal mio studio, sia per non incontrare Vicky, sia perché devo organizzarmi per la lezione che terrò domani.

Sulla soglia del mio ufficio, mi ritrovo a guardare frettolosamente la parte destra del piano, e la sinistra.

Vicky la cozza è sempre nei paraggi!

Fortunatamente, di Vicky nessuna traccia. Vado verso la fotocopiatrice con il mio foglio in mano, lo metto sullo scanner e schiaccio il tasto per fare qualche fotocopia.

Una volta che la fotocopiatrice ha terminato il suo lavoro, alzo la parte che ricopriva il mio foglio e prendo le due fotocopie.

Torno nel mio ufficio e, mentre sto per controllare i fogli fotocopiati, sento qualcosa di vetro schiantarsi a terra e rompersi in mille pezzi.

Alzo lo sguardo e trovi sulla mia poltrona, Vicky con un vestitino corto bordeaux, con lo schienale della poltrona indietro e le sue gambe sulla scrivania una sopra l'altro.

Guarda ciò che ha fatto cadere col suo piede per poi rivolgermi un sorriso di scuse.

"Ops, mi dispiace!" Esclama grattandosi il collo.

Faccio un grosso sospiro e cerco di calmarmi.

"Vicky, togli ora, subito, in questo momento i tuoi piedi dalla mia scrivania." Scandisco bene ogni singola parola.

Lei li toglie e continua a chiedermi scusa in modo molto impacciato.

"Se vuole lo butto io!" Tenta di farsi perdonare riferendosi alla cornice che ha fatto cadere.

"Manco per sogno! Non la butterò manco morto!" Mi affretto a raccogliere la foto che ritrae me e i miei quando ero piccolo. La cornice è ormai da buttare, ed il vetro in mille pezzi non penso che mi possa aiutare.

Caccio via dal mio ufficio la rossa per poi posare la foto sulla mia scrivania. Mentre raccolgo i pezzi di vetro, la suoneria del mio cellulare è l'unica cosa che si sente nell'aria del mio ufficio. Mi alzo di corsa ma ciò mi procura solo un ferita sul sito procurata dal vetro che avevo in mano.

"Ahia!" Mi tocco il dito ed afferro il cellulare.

"Pronto?!" Frustrato, è questa la parola che mi descrive.

"Pronto? Parlo con Justin Bieber?" Una voce maschile, marcata, molto rude.

"Si, con chi parlo?" Chiedo.

"Sono Jonathan, Jonathan Sanchez." La cornetta del telefono mi cade dalle mani, e mi ritrovo a guardare il vuoto...

Jonathan. Colui che ha rovinato la mia vita.

Do un pugno alla scrivania procurandomi dei lividi rossi e ben evidenti sulle nocche.

"Se è un fottuto scherzo, giuro che non vedrai l'alba del prossimo giorno!." Quasi urlo.

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