Prima

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Le pareti della stanza di Freddie sono verdi. Verde mela. Uno di quei colori così accesi che ti illuminano la faccia quando passi accanto al muro.
Mi piace, mi sento a mio agio qui,abbastanza da sdraiarmi sul suo letto senza sentire il peso del suo sguardo addosso.
Essere guardata mi infastidisce, mi sento spogliata e vulnerabile ed io ho il dovere di sembrare impenetrabile invece. Con lui no, non ci riesco.
Non so bene ancora cosa siamo, ma non mi sembra il momento di metterci a definire cose e sinceramente non mi importa neanche.
Non mi dispiace essere semplicemente Beth, quella che lo ascolta e che parla con lui tutto il giorno. Posso toccarlo e fingere che sia mio almeno per un po'.
È da qualche settimana che ci frequentiamo assiduamente. Dal giorno in cui mi ha baciata davanti al cancello della scuola è diventata una specie di abitudine.
Il momento che aspetto tutto il giorno.
Se solo pochi mesi fa mi avessero detto che sarei finita sdraiata sul letto di Freddie Carter con un'espressione idiota stampata in volto avrei riso. Impossibile.
Invece eccomi qua  con i capelli a girasole sul suo materasso. Le lenzuola aggrovigliate e la sua schiena nuda di fronte a me.
Sta seduto lì, senza la maglietta a guardare intensamente lo schermo del computer, ignorando di essere divorato dai miei occhi e dalla mia mente fusa e contorta.
Kaya darà di matto quando le racconterò che sono stata qui.
<<Tutto bene bionda?>>
<<Una meraviglia.>>
Si alza dalla sedia con una lentezza esasperante. Cammina piano nella stanza luminosa.
Mangio  ogni centimetro della sua pelle scura e liscia.
Si infila i jeans e chiude solo il primo bottone, quello in basso, lasciando aperto tutto il resto. Apre il cassetto e tira fuori una maglia bianca che si fa scivolare sugli addominali piatti e ben delineati. Una grossa cicatrice sbuca dall'elastico delle mutande squarciando la pelle perfetta. È rosa,irregolare e lunga almeno dieci centimetri. Devo impormi di non alzarmi a baciarla tutta quanta. Devo lottare contro i miei impulsi, compreso quello di mettermi a strillare fuori dalla finestra che sono proprio qui.
Il letto affonda sotto il suo peso. Si passa una mano tra i capelli scompigliati che odorano di noi.
Tutto in questa stanza ha il suo profumo, perfino io ho il suo odore stampato addosso, sulla pelle, sulle mani e in mezzo al cuore.
<<Mi piaci bionda. Sei perfetta dappertutto.>>
<<Freddie...>>
<<Elisabeth.>>
Si lascia cadere su di me. Con il viso tra i miei seni e la schiena conficcata in mezzo alle cosce.
Sollevo la maglietta leggera e ci passo le unghie su e giù lentamente.
Vorrei fotografare questo preciso istante. Portarmelo via e non farlo sbiadire.
<<Non avrei mai pensato di trovarmi qui.. con te.>>
<<Ah no eh? Avresti preferito qualcun altro.>>
Bisbiglia.
Come un soffio la sua voce si perde.
Me ne sto zitta, non rispondo perché dirgli che avrei preferito lui sempre mi sembra troppo.
Me lo tengo per me e me lo faccio morire in corpo quel 'volevo solo te'.
Continuo a solleticargli la pelle. Il suo respiro è regolare, così placido che sono convinta di averlo fatto addormentare quando comincia a raccontarmi.
<<Mia sorella ha tentato il suicidio.>> Esordisce così. Come se fosse una cosa normale da dire dopo aver fatto sesso per la prima volta con una tizia che stai conoscendo.
<<Lo so.>>
Ho il polso intorpidito, ma non mi fermo. Continuo a solleticare le  spalle e la parte bassa della schiena fino all'orlo dei jeans scuciti.
Ho bisogno di questo contatto. Ho paura che se smetto di accarezzarlo uno dei due scomparirà.
<<Si è tagliata le vene. O almeno ci ha provato.>>
Passo dalla schiena ai capelli mentre ascolto le parole crude che mi rivela.
L'ho voluta io la verità, l'ho voluto io il dolore, il suo lato complicato e adesso me lo prendo.
Me lo seppellisco dentro come fosse il mio.
<<Tu l'hai vista?>>
<<No. Era già all'ospedale quando sono arrivato. Stavo facendo una partita. Vincevo.>>
<<È per questo che hai smesso? Il tennis dico.>>
<<Forse. Mia madre non mi ha parlato per giorni, come se fosse colpa mia,come se l'avessi spinta io a farlo.>> Sentire queste parole mi spezza il cuore.
Gli prendo il viso tra le mani e lo avvicino al mio.
Dividiamocela questa merda.
<<Tu non hai fatto niente Freddie.>>
<<È proprio questo  il punto. Non ho fatto niente.>>

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