Capitolo 14°

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Capitolo 14°

Paila, rifugio presso Drestrania, anno 2051.

Non era vero che Tinna fosse in contatto con la base: il suo pensiero era rivolto a suo padre, che, all'interno del rifugio, aveva usato un linguaggio non proprio consono ai tempi che vivevano. devo impedirgli di parlare altrimenti potrei essere io stessa doverlo uccidere.

Aveva studiato bene il comportamento da tenere e aveva fatto centro. Ora suo padre non le avrebbe più rivolto la parola, o almeno non le avrebbe parlato alludendo al governo e ai suoi eventuali errori.

L'atteggiamento di Tinna aveva fatto bene ad Azimuth, e dopo quel veloce scambio di parole, l'uomo si era concentrato maggiormente su quello che accadeva, se non per altro, per mettere in salvo la sua bambina.

"Mi sentite?" gridò Silster in direzione del tunnel, badando a non incrociare il raggio del laser, "se ci riuscite significa che tra poco potrete uscire", ma dall'interno non arrivò nessuna risposta. Allora si rivolse a Bonti.

"Ancora non riescono a sentirmi".

Intanto, il raggio concentrico scavava letteralmente il pilastro che si era formato e se qualcuno avesse guardato, avrebbe notato un foro che si allargava a vista d'occhio, al centro di quella struttura.

Azimuth noto che il laser ancora non aveva perforato il pilastro, guardando in alto, lentamente si girò ponendosi sul fianco. Da quella posizione gli era possibile vedere qualcosa in più e notò al centro del piccolo obelisco di ghiaccio, il rosso del raggio che si apriva la strada verso l'interno. In quel momento pensò che nessuno di loro sarebbe stato in grado di passare per quel foro, anche se sapeva che i soccorritori erano persone valide e avrebbero fatto in modo che passassero a tutti i costi.

"Stanno lavorando bene Tinna".

"Quanto manca: mi si stanno congelando le ossa, papà".

"Spero ancora poco, io sono sul fianco e vedo il ghiaccio che si liquefa".

"Io invece", intervenne Joment, "Lo vedo che si stringe sempre più sulle mie gambe". Possibile, pensò Azimuth, allora nessuno di noi uscirà da questa trappola. Poi chiese: "Può ancora muoverle signor Joment?".

"Certo ma non credo che ci riuscirò ancora per molto".

"Di questo non si preoccupi, rimanga vigile e presto saremo fuori". Era stato più che accomodante, ma avere qualcuno alle spalle che sentendosi in pericolo potesse far del male alla sua bambina, non poteva tranquillizzarlo.

Intanto il piccolo obelisco di ghiaccio sembrava che si sciogliesse più veloce di quanto Azimuth supponeva e anche all'esterno sembravano rendersene conto.

"Silster" chiamò Bonti, "avvicinati strisciando al pilastro di ghiaccio e di a quelli dentro che dovranno strisciarci sopra  e tu sai perché".

"Certo capo, ma tu di a Giab di non abbassare il tiro".

"Hai sentito Giab, mantieniti così", Bonti urlò all'uomo che da qualche tempo si accaniva con il raggio laser concentrico su quel pilastro".

"Ti ho sentito Silster, ma tu mantieniti basso: non voglio ripetere ancora quello che finora ho fatto" e rise a tutta bocca.

"Non preoccuparti di questo: ci tengo alla mia vita".

"Ehi Silster spero che tu abbia capito che scherzavo".

"Certo sono anni che ci becchiamo così, ma ora vado" e si avviò al cunicolo di ghiaccio, che ora pareva talmente stretto da essere un problema anche per lui.

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