-Luna🌙

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Ancora una volta mi ritrovai sul pavimento, sanguinante e ricoperta dai lividi. Eppure in fin dei conti non mi sembrava di aver fatto nulla di male; non ricordavo neppure il motivo per il quale se la fosse presa cosi tanto, e sicuramente anche lui se n'era già dimenticato. Il più delle volte, Christian mi picchiava per sciocchezze, approfittando anche dei miei errori più insignificanti, che utilizzava come scuse per giustificare le sue sfuriate; mi picchiava se bruciavo la pasta lasciata troppo a lungo nel forno, se indossavo un abito che non gli piaceva particolarmente, oppure se, le rare volte che mi dava il permesso di uscire, mi fermavo a parlare con qualcuno lungo la strada. Ero distrutta, non ne potevo più di essere trattata come la sua schiava personale. Ero stanca di quell'uomo che un attimo prima affermava di amarmi follemente, ma subito dopo mi metteva le mani addosso senza alcuna motivazione; stanca di quell'uomo che ogni volta prometteva che sarebbe stata l'ultima, e mi giurava che non l'avrebbe più rifatto; ed io ogni volta come una stupida mi illudevo facesse sul serio, forse per evitare di guardare in faccia la realtà. Ma la verità era che colui che aveva promesso di amarmi fino alla fine dei miei giorni, avrebbe reso la mia vita un inferno fino al mio ultimo respiro. "Christian fermati, ti prego!" Lo imploravo con tutte le mie forze, ma più gli gridavo di smetterla, più lui continuava. Mentre io ero li, stesa a terra con il cuore a pezzi, ed incapace di alzarmi, quel mostro dormiva profondamente, stramazzato sul divano, ignorando quanto stessi male a causa sua, non importandosene minimamente di avermi ferito profondamente sul petto e nel cuore. In quel momento era tutto buio, e c'era solamente la televisione accesa a farmi compagnia: sembravano tutti entusiasti dall'altra parte dello schermo, ignari del dolore che provavo dentro. Quanta rabbia mi faceva l'idea che mentre io ero costretta a soffrire in silenzio fra le mura di quella piccola stanza, loro invece erano li a divertirsi ed a godersi la vita; cosa avevo fatto di male per meritarmi tutto questo? Avrei voluto urlar loro con tutta me stessa che avevo bisogno di aiuto, ma per quanto forte avrei potuto gridare, nessuno purtroppo sarebbe mai riuscito a sentire la mia voce; dovevo arrendermi all'idea che ero stata abbandonata dal mondo intero, completamente sola ad affrontare il mio destino. Il resto della serata lo trascorsi a fissare quello schermo colorato, non perché il festival di Sanremo mi interessasse più di tanto, ma più che altro per ingannare il tempo, e per tentare di liberarmi dei mille pensieri che vorticavano ininterrottamente nella mia mente. Cercai di concentrarmi sulle canzoni, tuttavia mi accorsi che oramai la musica non mi interessava più come una volta, e mi resi conto che, se prima la consideravo quasi come una medicina, in quel momento sembrava non farmi alcun effetto. Rimasi convinta di ciò per tutta la sera, fino a quando un ragazzo dai riccioli ribelli ed il sorriso contagioso non riuscì a farmi cambiare idea completamente. "Fiorella Mannoia, Francesco Gabbani...Ermal Meta" stavano annunciando il nome dei tre finalisti, e, mentre il pubblico dell'Ariston acclamava ed applaudiva, io rimasi al mio posto indifferente. Ma poi salì sul palco lui, il ragazzo che di li a pochi giorni sarebbe apparso ogni notte nei miei sogni, e che sarebbe stato il protagonista dei miei racconti e delle mie fantasie. Inizialmente non gli diedi particolarmente peso, considerandolo solo uno fra i tanti cantanti che quella sera si sarebbero esibiti, nulla di particolare insomma. Ma appena cominciò a cantare, cambiai completamente idea su di lui; non fu solamente la sua voce ad affascinarmi, ma ciò che mi colpì maggiormente fu la canzone con cui aveva scelto di presentarsi al festival: non era la solita canzonetta da quattro soldi, ma toccava un tema che molto spesso la gente preferiva evitare, quello della violenza sulle donne. Finalmente mi sentii compresa da qualcuno, ed improvvisamente ebbi l'impressione di non essere più sola ed abbandonata: era come se quel ragazzo fosse li accanto a me in quel preciso istante, a sussurrarmi di non arrendermi proprio adesso, ed a stringermi forte per farmi dimenticare di tutti i miei tormenti; più ascoltavo i versi di quella poesia, più avvertivo che "Vietato Morire" mi apparteneva nel profondo, mia e di tutte le altre donne che si trovavano nella mia stessa situazione. "Cambia le tue stelle se ci provi riuscirai, e ricorda che l'amore non colpisce in faccia mai" mano a mano che il ragazzo dai riccioli ribelli cantava, la sua voce calda e rassicurante sembrava imprimere queste parole nel profondo nel mio cuore, facendo da antidoto a tutti i miei mali; furono i suoi versi a darmi la forza di andare avanti, nonostante ciò che stava accadendo, sia fuori che dentro di me. Se prima mi sentivo stanca, persa, sola, improvvisamente un barlume di speranza si riaccese nel mio cuore; in quel momento mi scordai del dolore che mi lacerava fino ad un attimo prima, abbandonandomi completamente alla magia della sua voce, perdendomi nella luce che emanavano i suoi occhi. In pochi istanti fui rapita irrimediabilmente dal suo sorriso, dalla dolcezza che traspariva dal suo sguardo, dalla sua incredibile umiltà. Finalmente mi sembrava di aver trovato qualcuno che mi capisse veramente, e che, in qualche modo, condividesse la mia sofferenza. "Ermal Meta". Il suo nome risuonava nella mia mente come la più bella delle melodie. Incredibile che colui che solo qualche minuto prima non era altro che un perfetto sconosciuto per me, improvvisamente si fosse trasformato nella mia unica ragione di vita, nel solo motivo per il quale valeva la pena continuare a combattere. Quella notte, dopo tanti anni, fu la prima volta che mi addormentai con il sorriso sulle labbra.

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