5.IL PASSATO MI TORMENTA

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LARAPOV

Resto paralizzata sul posto e non riesco a togliermi dalla mente, la scena che poco fa si è materializzata sotto i miei occhi. L'ho visto uscire come un fulmine dalla porta principale, mentre il cliente che ha dovuto subire la sua ira, non ha fatto altro che urlare contro ogni singolo dipendente, minacciandoci e dicendoci in continuazione che ce l'avrebbe fatta pagare.

Dopo un tempo non definito, mi riprendo e quasi trascinandomi, raggiungo il bancone, dove una Nina, ovviamente sconvolta mi guarda con la bocca semi spalancata.

«Nina, ti prego, chiudi quella bocca» le dico distogliendo lo sguardo da lei e puntandolo sulla superficie liscia del bancone.

Lei non demorde e mi si piazza davanti, piegando la testa all'altezza del mio viso «Lara, cosa hanno appena visto i miei occhi?»

Sollevo il viso e lo sguardo che le regalo non è uno dei migliori. «Non puoi lasciar perdere per una sola volta nella tua vita?» le chiedo incrociando le dita delle mani e facendo finta di pregarla.

«Ho la faccia di una che di solito lascia perdere?» si indica il viso per accentuare le sue parole.

La osservo per un attimo e comincio a scuotere la testa. «No, assolutamente no.»

«Appunto! Allora vuoi dirmi cosa è successo?» insiste in maniera quasi fastidiosa, ma in cuor mio so di non aver scampo con lei.

«A dire il vero, sono confusa quanto te, se non di più» le dico guardandola negli occhi.

Nina, studia la mia espressione e mi sorride maliziosa. «Sii sincera con me, per quale motivo, il signor Silver, ha avuto quella reazione?»

«Nina, non lo so il motivo... o almeno penso, insomma sono nella confusione più totale.» Sono sincera con lei, non so per quale motivo abbia avuto quella reazione, non posso pensare che sia per la gelosia, anche perché fino a qualche minuto prima se la stava per spassare con la rossa nel suo ufficio.

«Tra voi è successo qualcosa, ne sono sicura.»

Ecco, questo non posso negarglielo, anche perché capirebbe subito che mento. Questa ragazza possiede il dono di smascherare le bugie e io non voglio essere una delle vittime della sua ira funesta.

«Abbassa la voce, non vorrei che qualcuno ti sentisse e si facesse idee strane su di me. Ti racconterò tutto a casa, ma ora ti prego, torniamo a lavorare.»

Nina soddisfatta della mia risposta, mi sorride per poi battere le mani entusiasta. Quasi riesco a vedere le scimmiette che governano il suo cervello che festeggiano per la possibilità che quello che pensa sia reale. «Va bene, ma sappi che questa notte, non ti farò dormire se prima non mi avrai detto ogni cosa.»

«Prometto che ti dirò tutto. Ora ti prego fammi respirare» la supplico per poi alzarmi e allontanarmi verso dei clienti ansiosi di galleggiare nell'alcool.

Dopo una serata tremenda, sia a livello psicologico che fisico, siamo tornate a casa e prima che la mia migliore amica mi sequestrasse, sono corsa al bagno per lavarmi via ogni sensazione negativa dal corpo. Da ieri, al Kent, mi sento sporca e anche se sono consapevole che un bagno caldo non risolverà la situazione, mi accontento della beatitudine che potrà regalarmi, anche solo per pochi minuti.

Purtroppo però le cose belle non durano in eterno e Nina ha bussato tipo dieci volte per darmi fretta, così armata di coraggio, l'ho raggiunta nel salone, dove l'ho trovata ad aspettarmi con ancora la divisa del lavoro addosso.

«Finalmente!» mi dice mentre si rimette sull'attenti, pronta a torturarmi, mi sento come un criminale durante un interrogatorio.

«Sei ancora in divisa? Avresti potuto cambiarti anche tu nel frattempo» le dico per poi sedermi al suo fianco.

La Voce Del PeccatoWhere stories live. Discover now