Capitolo 25. Meg's Pov

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Il tempo era uggioso. Banchi di nuvole avevano predominato nell'atmosfera, in quella mattinata iniziata tra le confessioni. Avevo capito che i miei vestiti non erano idonei a quel posto, già dal primo giorno in cui avevo messo piede all'aeroporto. Avevo sempre e solo freddo, neanche fossi arrivata in Alaska.
Andrews, per l'occasione, mi aveva generosamente prestato una felpa nera che puntualmente mi arrivava sotto il sedere, alla quale abbinai i leggings che indossavo il giorno prima. L'unica cosa che era diversa dal giorno precedente, erano degli stivaletti neri che accarezzavano la mia caviglia. Quelli, me li aveva comprati mentre avevo deciso di fare un'altra doccia ristoratrice. Vai con il super consumo! Di certo non stavo lì a chiedermi per quale motivo non andavano bene le mie converse di pelle bianca?

<< Senti, inglesino, dov'è che andiamo? >> mi piaceva troppo stuzzicarlo.

<< Kid, vedi di prepararti velocemente. Hai tre minuti per raggiungermi in macchina, altrimenti, vado via senza di te! >>

Non poteva lasciarmi lì veramente. O sì?!
Per molti aspetti mi ricordava Josh, peccato che quest'ultimo con me era stato sempre dolce. Anche nel nostro scambio di battute, mi infondeva sempre amore. I miei occhi lo vedevano come un principe bianco. Andrews, invece, era accattivante con le sue frecciatine da principe nero. Dovevo smetterla di paragonarli, non era giusto per nessuno dei due. Sapevo benissimo che si trattava di due persone completamente differenti tra loro, con cui avevo vissuto esperienze incompatibili.
Dieci minuti dopo l'ammonimento ero pronta, era meglio non sfidare la sorte. Salita in macchina ero assolutamente felice di vivere una nuova avventura e dimenticare tutti quei mesi di sofferenza.
Per fortuna il tempo sembrava mantenere il suo colore grigiasto risparmiandoci da una pioggia carica di umidità. Quella, di certo, non giovava al volume dei miei capelli.
Dopo circa un'ora di macchina le strade che poco prima richiamavano l'urbanistica londinese, avevano lasciato posto a piccole curve di campagna. Ci trovavamo a Windsor. Wow, che posti magnifici mi stavano aspettando!

<< La prima tappa della giornata è il castello di Windsor! Mia cara americana, adesso ti farò brillare gli occhi con un po' di cultura inglese! >>

E ci stava riuscendo. Mi aveva fatto visitare il castello, ovvero una delle residenze reali più famose dopo Buckingham Palace; la cappella di San Giorgio, che oltre ad essere un luogo spirituale era anche la tomba di alcuni componenti reali ed infine, mi aveva fatto assaporare un ottimo tè in un bar stile Alice nel paese delle meraviglie. Che dire? Per un'amante dei classici inglesi come me, quella giornata era di sicuro il top.
La seconda tappa, invece, ci riportò in viaggio per un bel po', fino a quando raggiungemmo un luogo a me noto grazie alla serie televisiva anglo-americana "Downtown Abbey".

<< Ecco, qui siamo ad Highclere Castle! Famosa per essere divenuta il set del telefilm, che i tuoi connazionali hanno ideato! Ah, quanti luoghi famosi, decantati non solo da famosi autori, ma anche dai registi! >>

<< Quanto potresti sembrare stupido nel vantartene così tanto? >> Ridemmo.

Quello fu un giorno stupendo. Per la prima volta mi sentivo come dovrebbe sentirsi ogni ragazza della mia età. Ogni piccolo frammento di giovinezza che mi era stato sottratto negli anni, sembrava essermi riconcesso in quel momento.
Come terza ed ultima tappa decise di farmi visitare Bibury. Forse, quella era in assoluto la contea inglese più classica con cui ero entrata in contatto. Mi sa' proprio che lo scrittore William Morris aveva avuto un colpo di genio nel momento in cui lo aveva definito "Il più bel villaggio dell'Inghilterra". Decisamente!
Lungo la strada si potevano ammirare numerosi cottage che costeggiavano un fiume. So special!

<< Aspetta, mi sembra di aver già visto questo posto...solo non ricordo dove >>

<< Te lo dico io! In una scena del film Stardust, mi sbaglio? >>

<< Esatto! Adoro quel film! Un misto tra avventura, fantasy e sentimentale! >>

Ovunque mi girassi era perfetto! Chiese, case e locande tutte costruite in pietra. Avevo persino riconosciuto Arlington Row. Praticamente una delle strade più fotografate dai turisti in visita delle campagne inglesi.
D'un tratto, Andrews posteggiò la sua auto dinanzi una di quelle piccole case. Sceso dall'auto, venne ad aprirmi lo sportello, mi prese per mano e mi portò dinanzi all'ingresso. Chi abitava in quel bellissimo cottage?

<< Buonasera Darling, da quanto tempo! E questa bellissima ragazza? Fatti vedere un po'... Sei americana vero?>>

Una piccola signora sulla settantina, aveva fatto la sua comparsa davanti all'ingresso.
Un fisico smilzo si abbinava perfettamente alla sua figura; occhi verdi, come le campagne londinesi e un carrè scalato e grigio, mi facevano associare la dolce signora ad una dama degli anni Venti. Era davvero molto bella.

<< Ciao granny! Noto con piacere che la tua bellezza aumenta con il tempo.>> Adesso capisco! Era la nonna. Ecco perché mi aveva subito etichettato come un'americana. Di sicuro era un "vizio" di famiglia, avere pregiudizi nei confronti degli U.S.A. Ammetto che però era molto divertente. Se non altro non erano nomignoli stupidi come "Bubble".

Se l'esterno era magnifico, perché caratterizzato da pietre di color miele, l'interno era ancora più bello. Un piccolo salotto rustico che si sposava benissimo con il tetto di legno, ci dava il benvenuto in quel cottage fatato. Tra il divano e le poltroncine, quello che primeggiava era di sicuro l'enorme camino che occupava tutta la zona centrale.A mio avviso trascorrere le feste di natale in quella casa, avrebbe espresso nel migliore dei modi il significato della "famiglia".
Ecco che la tristezza ritornava a fare il suo ingresso. Cosa avevo fatto di male nella vita, dato che ero stata sfortunata sia con la famiglia che con l'amore. Probabilmente Andrews si accorse del cambiamento repentino del mio umore, dato che inventò una nuova cosa per farmi sorridere.

<< Granny, noi vorremmo rimanere a dormire qui, se per te non è un problema. Ci va bene tutto anche il divano, basta che non mi fai ritornare ad Oxford. Oggi ho guidato per chilimentri, quindi sono stanco>>

<< Certo, per me non c'è nessun problema, purchè domani restiate a pranzo qui! >>

<< Va bene, vecchia ricattatrice. >>

Così dicendo, ci recammo sulla porta del retro, dove rimasi affascinata dal bellissimo giardino illuminato da lucine bianche, che ne creavano tante piccole stelle.
Un lungo tavolo da picnic era posizionato di lato, vicino alla staccionata bianca. Sembrava essere stato preparato di proposito.

<< È casuale la scenografia da film, vero? >>

<< Si, mia nonna è solita organizzare feste. Però, magari se ti dicessi che è stato fatto per farti cambiare idea su di me e ti invitassi a ballare, come si fa in quegli sceneggiati che sei solita guardare tu, potrei ottenere qualche punto in più >>

<< La vedo difficile, caro. Dopotutto, sei un inglesino e si sa! Siete tendenzialmente portati ad atti romantici >>

Non feci in tempo a concludere la frase, che tirò fuori dalla tasca posteriore dei pantaloni il suo telefono e mi fece un inchino, chiedendomi così di ballare. Ondeggiammo ancora prima che la melodia facesse il suo ingresso. L'avevo riconosciuta. Era Iris dei Goo Goo Dolls. Di sicuro quello era il suo modo per farmi capire quello che non mi aveva detto per tutto questo tempo. Quando cercai di parlare lui mi interruppe, lasciando proseguire il nostro lento.

"'Cause sooner or later it's over, I just don't want to miss you tonight";

"When everything feels like the movies, yeah you bleed just to know you're alive...",

"When everything's made to be broken, I just want you to know who I am".

Oh Andrews, credimi, sapevo benissimo chi avevo davanti. Di certo, non avevo bisogno di una canzone per rifletterci sopra. Il mio cuore in quel momento si riempì di tristezza. Come poteva essere così dolce, pur sapendo che la mia anima sarebbe appartenuta per sempre ad un altro. Le mie braccia si cinsero intorno al suo collo, volevo fargli capire con tutta me stessa che lui era importante per me.
Forse con il tempo, avrei imparato ad amarlo, ma per ora era ancora troppo presto.
Who I am, a quelle ultime battute ci staccammo, in modo tale da poterci guardare negli occhi. Era stata una giornata stupenda, ma sapevamo entrambi che era il momento di andare a dormire.
Quella giornata era stata solo l'incipit di qualcosa che mi avrebbe ridonato il sorriso.

All about you- PurgatorioWhere stories live. Discover now