17. Presa di coscienza

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«Non posso credere che domani dobbiamo già ripartire» si lamenta Ester, rovistando nella valigia alla ricerca di qualcosa da indossare «Tre giorni e due notti non sono niente per una gita, che cazzo!»

«Non potrei essere più d'accordo» le fa eco Clarissa, appena uscita dalla doccia «Non vedo l'ora di essere in quinta, così ci spariamo una bella gita all'estero di una settimana.»

«Che si fa stasera per il gran finale?» mi informo.

«Elia ha visto un pub carino in piazza oggi pomeriggio, sull'angolo» spiega Ester «Dato che Rodari ci ha concesso la libera uscita pensavamo di andare lì.»

Corrugo la fronte: «Ma lui, Arianna ed Elisa non avevano portato da bere da casa? Ieri avevamo tutti sonno, è rimasto tutto lì, no?»

«Quello è per dopo» mi fa presente, divertita «Bisogna far credere ai professori di essere grati per queste mirabolanti concessioni, quando in realtà il gioco, almeno in gita, lo conduciamo noi.»

«Che saggezza, Bordoni» commenta Clarissa con lieve sarcasmo «Dovresti scrivere un saggio sulle gite scolastiche, faresti i milioni.»

Ester le fa l'occhiolino: «Meglio non divulgare i trucchi del mestiere. Ma, parlando di cose serie, cosa ci fate ancora una nuda e l'altra in pigiama? L'appuntamento è alle nove nella hall e sono già le otto e mezza, bimbe!»

«Di già?» sobbalzo, saltando giù dal letto come se fosse diventato rovente «Mi devo preparare!»

«Che ti frega, sei una gran topa già di tuo» mi ricorda Clarissa, senza filtri «Se ti agghindi troppo ti portano via e Valerio poi piange.»

Valerio.

Ogni volta che viene menzionato mi sento una fitta di colpa in mezzo allo stomaco, che stasera si acuisce in modo particolare quando mi rendo conto di non averlo sentito per tutto il giorno: e, ancora peggio, non mi è mancato affatto.

«Be', se uno di quei tipi che abbiamo beccato oggi mi portasse via non sarebbe male. Tipo quello pelato con la barbetta bionda, non era mica male» ironizza Ester.

Mi sfugge un risolino: abbiamo incontrato un gruppo di universitari in giro per la città e abbiamo fatto due chiacchiere, ed Ester ha divorato con gli occhi il ragazzo dal primo momento in cui abbiamo iniziato a parlare. Abbiamo cercato di non considerarli più di tanto per non metterli in imbarazzo, ma sembrava che ci fosse una discreta intesa.

«Ma se avrà dieci anni in più di te, dai!» commenta Clarissa, lanciandole addosso l'asciugamano con aria scherzosa «È vecchio per te!»

Questo commento infelice mi convince sia a rintanarmi in bagno con la scusa di prepararmi, sia a mantenere il mio ostinato mutismo riguardo alla "faccenda Rodari": è ormai appurato che le mie amiche non possono capirmi e che, a quanto pare, sono più innamorate del mio ragazzo di quanto lo sia io.

"Volete Valerio? Ve lo cedo, non mi interessa" mi ritrovo a pensare in preda a un fastidio eccessivo e furioso, mentre inizio a passarmi il mascara sulle ciglia senza troppi virtuosismi, lasciando il mio flusso di coscienza proseguire a briglie sciolte e mettendo a tacere i sensi di colpa.

È ormai chiaro, palese, ovvio: mi sono presa una cotta per il mio professore di italiano e latino, una cotta che va avanti almeno da febbraio, di cui a quanto pare non si è reso conto nessuno e che, se non affronto in maniera definitiva, mi farà venire un'ulcera.

Ho trovato un attore che gli somiglia e ho cercato tutti i suoi film per fantasticarci su, guardo il video del compleanno di Rossella ogni sera appena mi rendo conto che mamma non può accorgersene e ho ficcato il mio vestito preferito in valigia sperando di poterlo mettere per farmi notare da lui, e continuare a chiedermi tempo e nascondere la testa sotto la sabbia mi fa solo male.

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