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花 \ colori tenui❝ Aspettò fino a che il cielo sicolorò di felicità ❞

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\ colori tenui
Aspettò fino a che il cielo si
colorò di felicità

Haru e Julia avevano scoperto, con molto piacere, di avere parecchie cose in comune, in più avevano avuto modo di parlare con leggerezza delle cose più insensate che i loro cervelli potessero elaborare a mezzanotte ed entrambi dovettero ammettere che si trovassero davvero al loro agio insieme. Parlarono fino all'una di notte poi, con le palpebre pesanti e sbadigli a portata di mano, Julia dovette andare a letto, anche perché l'indomani avrebbe dovuto aiutare sua madre e Catherine nelle solite noiose faccende di casa.

Haru si ritrovò nuovamente nella situazione di qualche ora prima: steso sul morbido materasso della sua immensa camera, ad esaminare ogni dettaglio dell'alto soffitto, per poi passare ad analizzare le sue callose mani, portate davanti ai suoi occhi, sospese nell'aria. Sospirò troppe volte, durante quelle ore, vagando con la mente nei pensieri più assurdi che potesse mai formulare. Si sentiva così esausto eppure il divino Morfeo non si decideva ad accoglierlo nel suo regno, avrebbe tanto voluto dormire come qualunque normale essere umano, forse quello non era il suo destino premeditato anni prima da chissà chi.

Destino. Non sapeva neanche se credere o meno alla sua esistenza, dopotutto aveva sempre amato pensare che l'uomo fosse l'unico artefice della propria esistenza, scrittore della propria vita. Era sempre l'essere umano la causa dei propri malanni, ed era l'unico responsabile di ogni scelta compiuta. Non importava se ci fosse stato un dio o degli dèi, lassù, a guardarlo, perché lui sarebbe rimasto l'unico ad avere il potere di cambiare veramente la sua situazione. Se solo avesse avuto la voglia e la forza necessarie, forse avrebbe raggiunto la meta prefissatasi, la quale sembrava allontanarsi da lui sempre di più, fino a diventare un indimenticabile e lontano miraggio.

Gli sembrò fosse passata un'eternità, quando i primi raggi inondarono con una fioca luce l'interno della sua camera, facendolo scattare in piedi per raggiungere il terrazzino. Respirò a pieni polmoni l'aria fresca e pura che si poteva assaporare in quel luogo, così tranquillo e silenzioso. Il suo sguardo, per qualche secondo, si posò sul balconcino appartenente al ragazzo dai capelli corvini, ancora aggrovigliato nelle calde coperte, con la bocca socchiusa e le palpebre serrate, in un sonno profondo. Il sole fece finalmente la sua comparsa nel cielo, investendo la valle con la propria gioiosa luce e svegliando le anime addromentate.

Sentiva il venticello fresco e delicato accarezzargli la pelle, gonfiando le tende della sua camera, le quali svolazzavano leggiadre, incuranti e gioiose. Quando avvertì un certo languore, Haru decise che fosse ora di scendere e mangiare qualcosa, aveva aspettato fin troppo. Doveva considerarsi fortunato, dato che la servitù era già in piedi a quell'ora, anche perché la signora Catherine aveva orari molto rigidi. Prima che potesse varcare la porta della camera, per uscire e raggiungere il piano inferiore, una voce lo scosse «Haru, sei sveglio?» disse la persona, dietro la porta del ragazzo nominato, aspettando una risposta.

«Julia?» farfugliò, con il timore di aver sentito male «sono io -sorrise quando la voce flebile e delicata della ragazza giunse alle sue orecchie- ti ho portato la colazione» la mano di Haru si posò sulla maniglia della porta, tuttavia, prima di aprirla, egli si aggiustò la folta chioma castana, la quale era composta da ciuffi ribelli che ricadevano scombinati sul suo viso. Non sapeva nemmeno per quale motivo si stesse sistemando, credeva solo che dovesse essere presentabile, dinanzi agli occhi della ragazza, nel tentativo di non far notare le sue brutte occhiaie, segni evidenti della sua insonnia «Buongiorno» le sorrise, una volta aperta la porta, trovandosi di fronte un angelo con i capelli miele dolcemente raccolti in uno chignon.

La veste da lavoro le calzava alla perfezione, facendo notare a tutti la sua vita stretta e le sue forme poco accentuate. Gli occhi di un azzurro intenso che ricordavano il limpido mare, labbra piccole e rosee, un naso grazioso e la pelle lattea, donavano alla dolce e gentile ragazza un'aura eterea, facendo incantare per qualche secondo Haru, meravigliato da tutta quella semplice e modesta bellezza «Spero ti piaccia» Julia gli sorrise, entrando nella stanza solo quando Haru si fu ripreso, facendole spazio «pensa che stavo giusto per scendere...» disse ridacchiando, facendo sorridere anche Julia, la quale pensò che la risata del ventenne fosse davvero carina e piacevole da udire. La giovane posò il vassoio d'argento sulla scrivania presente nella camera, voltandosi subito dopo per sorridere al castano, il quale stava osservando la sua snella figura.

«quando hai finito puoi tirare quella corda -indicò una cordicina vicino il letto- io cercherò di ritirare il vassoio il prima possibile» disse Julia, gentilmente, facendo un piccolo inchino «buona colazione» aggiunse uscendo rapida, dato che il suo cuore aveva preso a battere forte nel proprio petto, a causa dello sguardo attento del maggiore, posato su di lei «Julia -la chiamò, Haru, prima che la nominata potesse essere troppo lontana per udire la sua voce. Si voltò ed incontrò lo sguardo del giovane, il quale esitò qualche secondo- grazie» le disse sorridendo, per l'ennesima volta, facendo arrossire la ragazza, la quale ricambiò con timidezza, prima di voltarsi e proseguire in direzione della cucina.

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DELPHINIUMNơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ