13. La Grande Scommessa

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Arya guardò in basso.
Non c'era nulla, un solo passo e il vuoto si apriva davanti a lei in una voragine senza fine.
Socchiuse gli occhi cercando di vedere meglio, potè scorgere un fiumiciattolo sul fondo.
Era lontanissimo, ci sarà stato almeno qualche chilometro di distanza.
Loki la guardava con un sorriso sardonico stampato sul volto.
"Quindi è tutto chiaro? Se riesci a buttarti giù senza ucciderti vinci la scommessa, puoi saltare da una parte all'altra delle pareti di roccia per frenare un po' la caduta, puoi anche scendere scalando per quanto mi riguarda" disse impassibile.

La Guerriera lo guardò in ansia.
La roccia era troppo ripida e troppo liscia, era impossibile scalare a ritroso, tanto meno appigliarsi.
Morirò sicuramente pensò.
Continuò a scandagliare ogni angolo dell'insenatura ma non c'era verso di scendere giù se non buttandosi.
Guardò le daghe di Loki appese poco sopra alla sua vita.
"Posso usare queste?" chiese indicandole.

Il dio la guardò divertito.
"Non ho mai prestato le mie daghe ad anima alcuna" asserì.
"Non vorrà mica avere la mia morte sulla coscienza mio Principe" disse Arya in tono di sfida nel vano tentativo di celare la sua crescente paura.
Loki sospirò.
"E va bene, prendile" disse e, sfoderandole dalla loro custodia, le porse in mano alla donna.
Erano terribilmente pesanti ma se le avesse usate per scendere piantandole contro le pareti di roccia sarebbe sopravvissuta.
Come mi ci sono cacciata in questa situazione?
Il cuore le tamburellava ritmicamente nel petto, la sola idea di gettarsi così nel vuoto la spaventò a morte.
Guardò nuovamente in basso per poi voltarsi verso il dio.
"Avanti, salta" esordì Loki sfidandola.
Arya chiuse gli occhi, strinse le daghe il più che poteva e si gettò nell'insenatura.

Il vento le soffiava contro con violenza, stava man mano prendendo sempre più velocità. Il fiumiciattolo che prima pareva una linea appena visibile ora cominciava ad avere delle forme più nette, poteva quasi scorgere l'acqua muoversi. L'aria le premeva contro così forte da non riuscire quasi a vedere, gli occhi le lacrimavano copiosamente.

Era in caduta libera.
Senza perdere ulteriore tempo scagliò una daga contro la parete di roccia, riuscì momentaneamente a frenare ma non bastò e si ritrovò di nuovo catapultata nel vuoto senza nessun appiglio.
Il fiume al di sotto di lei era sempre più vicino.
A quell'altezza forse una mezza asgardiana sarebbe sopravvissuta all'impatto con l'acqua, ma il letto del fiume sarebbe stato abbastanza profondo?
Ritentò di agganciarsi alla parete, stavolta perforò la roccia con entrambe le daghe.
Riuscì nell'intento e cominciò molto lentamente a frenare anche se la velocità che ormai aveva preso non le garantiva di arrivare a terra con entrambe le gambe sane.
Quandò sembrò finalmente prendere controllo della discesa, la parete di roccia si fece incredibilmente più dura a tal punto che il continuo taglio delle daghe contro la parete si arrestò.
Fu così inaspettato che la violenza della frenata le fece perdere il controllo. La presa salda che aveva sui manici delle lame le venne meno e si ritrovò in un nanosecondo nuovamente nel vuoto, le daghe rimaste piantate sulla parete sopra di lei.
Ormai era a meno di un chilometro da terra, con orrore scoprì che il letto del fiume era spostato rispetto alla sua traiettoria e che, anche provandoci, si sarebbe schiantata rovinosamente al suolo.
Era fatta, sarebbe morta di lì a breve.
Sentì il cuore mancarle un battito mentre la vista le si offuscava sempre di più rendendola ormai arresa alla situazione.
Quando vide che mancavano poche centinaia di metri chiuse gli occhi, ormai conscia che di lì a poco avrebbe fatto una brutta fine.
Pochi istanti dopo sentì un qualcosa prenderla in braccio e stringerla a sè.
Non fece in tempo a sollevare le palpebre che ci fu un un impatto talmente violento a terra che si creò un immenso cratere intorno a lei.
Quando il rumore sordo cessò e la polvere cominciò a dipanarsi riuscì finalmente a vedere cosa era accaduto.
Loki l'aveva afferrata al volo, appena in tempo per evitare il suo schianto, ed era atterrato con le gambe sul terreno. L'impatto del dio e la forza con cui si era scagliato era stato così violento da perforare la terra creando un immenso bacino intorno a lui esattamente come accade quando un asteroide si schianta al suolo.
Arya riuscì a notare che le sue daghe erano tornate nel fodero al loro posto.
Possibile?
Era stato così veloce da riuscire sia a riprendersele che trarre in salvo la Guerriera.
Essendo un dio quella caduta non era stata altro che un semplice salto, niente di più facile.
Lei lo guardò basita, ancora stretta a lui, il viso a pochi centimetri dal suo.
Il dio le sorrise sbeffeggiandola "Prima sfida persa, direi" e rise aiutandola a tornare in piedi.
Arya boccheggiò cercando di ricomporsi.
Come ha fatto?
Alzò lo sguardo per vedere da quanto in alto si fosse effettivamente buttata.
Non riusciva quasi a scorgere il bordo dell'insenatura tanto era l'altezza cui si stagliava.
Il dio continuava ad osservarla divertito, sapeva perfettamente a cosa era dovuta la confusione della ragazza. Non si aspettava di essere salvata, men che meno da lui.
Arya tornò a guardarlo, l'espressione palesemente sconvolta.
"Sei stata coraggiosa" ammise Loki "ma anche terribilmente avventata".
La dama non riuscì a dire nulla, era senza parole.
"Mi hai salvata" esclamò infine, confusa.
"Ricordati chi hai davanti" ribattè il dio "e di darmi del lei" concluse con un mezzo sorriso soddisfatto.
Se questa è la portata delle scommesse non sopravviverò a lungo pensò.

***

"Tu-sei-completamente-pazza" sbottò Magnus guardandola in tralice "Ma che ti dice il cervello!? Avresti potuto morire! Dev'essere davvero importante questa cosa di Midgard se hai quasi rischiato la vita per cosa? Una stupida scommessa? Non... non ci posso credere, l'Arya che conosco non farebbe mai una cosa del genere" concluse furioso.
"Bhe non sono morta" affermò la dama facendo spallucce.
"E ci mancherebbe altro!" ribattè l'uomo.
La Guerriera si lasciò cadere sul divano, quasi in segno di resa.
"Farò più attenzione la prossima volta" disse alzando gli occhi al cielo.
Magnus si sedette accanto a lei. Era da tempo che non veniva a trovarla a casa sua e l'aria che si respirava nel salottino del suo alloggio era calda ed accogliente. Prese una tazza di the dal tavolino di fronte a loro.
Arya afferrò una birra appoggiata appena lì di fianco guardandolo storto.
"E da quando bevi the? Che sei, un'ancella di corte?" lo sbeffeggiò.
"L'ultima volta che ho bevuto alcool mi sono ritrovato nudo in un bosco e con il Triskele stampato in fronte per cui per il momento preferisco evitare" rispose l'uomo sorseggiando la bevanda calda.
Arya scoppiò in una fragorosa risata "Stai scherzando? E cosa aspettavi a dirmelo?"
"Non sono cose di cui vado fiero" ammise Magnus cercando di soffocare una risata da dietro la tazzina.
"Poi sarei io quella che fa cose avventate" lo rimbeccò la donna.
"Io almeno posso dire di non esser stato lucido in quel momento, tu che scuse hai?" ribattè il Guerriero con un sorriso beffardo.
Entrambi si scambiarono un'occhiataccia tra la sfida e lo scherzo.
Era appena passato un giorno da quell'avventura pericolosa e già non ne poteva più. Che dio malato propone sfide del genere sapendo di non poter essere battuto? Arya tracannò la birra tutta d'un fiato cercando di ritrovare la calma.
Sapeva perfettamente che anche quel giorno avrebbe visto Loki e si sarebbe dovuta impegnare in un'altra delle sue scommesse cretine.
Non sarebbe arrivata incolume alla vecchiaia, di questo ormai ne era più che sicura.
Mentre pensava con tristezza a come sarebbe probabilmente morta nei prossimi giorni sentì qualcuno bussare alla porta.
Si alzò di scatto.
Sapeva chi c'era dall'altra parte, sentì il cuore batterle forte nel petto.
Tutto sommato le faceva piacere la cosa.
Aprì e si trovò di fronte il dio, vestito con un'armatura scintillante, non con i soliti abiti che portava tutti i giorni.
Senza dire nulla le lanciò una spada in mano che Arya prese al volo, quasi rischiando di farla cadere.
"Oggi combatti contro di me!" disse Loki sfoggiando uno dei suoi sorrisi migliori.
La dama rimase a bocca aperta, gli occhi sgranati.
Cosa?
Magnus arrivò subito dietro di lei, era quasi alto quanto il dio, si guardarono dritti negli occhi, Arya schiacciata in mezzo ad una tensione palpabile.
Quando Loki lo vide un'espressione seria prese il posto del sorriso che prima aleggiava divertito sul suo volto.
"Ancora tu?" esordì irritato.
Magnus sorrise beffardo "Si mio Principe, stavo facendo compagnia alla mia 'compagna di armi'" rispose poggiando una mano sulla spalla della Guerriera.
Sembrava una lotta a chi riusciva a marcare il territorio per primo.
Arya alzò nuovamente gli occhi al cielo ma Loki non parve notarlo anzi, sembrava parecchio impegnato a fulminare con lo sguardo il Guerriero che, nel frattempo, pareva trovare la situazione ridicolmente divertente.
La dama stette a fissare il volto del dio che pareva piuttosto irritato dalla presenza di Magnus.
Gelosia? Eppure l'incantesimo era svanito insieme alle ultime briciole di dignità di Arya quando aveva accettato la scommessa.
"Mmmh in realtà avrei un impegno" se ne uscì cercando di placare i due uomini, ormai presi da una litigata silenziosa a suon di frecciatine.
Si scostò allontanandosi da loro e, una volta rimessa la spada in mano a Loki, li lasciò soli a guardarsi come due pesci lessi.
"Dove stai andando?" chiesero involontariamente in coro, tornando poi a fulminarsi male con lo sguardo come due cani che litigano.
Quella situazione era veramente insolita, ma Arya fece spallucce e, senza rispondere, si incamminò verso l'armeria.
Si lasciò dietro gli sguardi confusi del dio e del Guerriero chiedendosi cosa avrebbero fatto una volta lasciati da soli a scannarsi.
Ma aveva altri pensieri più urgenti per la mente. Voleva avere notizie di Felaria.
Solitamente mandava dei messaggi durante la sua assenza, specie quando si trattava di partenze improvvise o di situazioni particolarmente critiche.
Quando arrivò a destinazione andò a controllare la casella di posta a lei dedicata, come aveva previsto trovò un messaggio dell'amica ad aspettarla.

"Mi dispiace per essere partita senza preavviso, purtroppo è una situazione delicata, mi trovo temporaneamente su Sakaar per "affari burocratici" o qualcosa del genere. A quanto pare non è possibile trasferire tutto il popolo di Asgard già dal prossimo mese in quanto alcuni dei passaggi spaziali su questo pianeta potrebbero interferire con il Bifrost per una convergenza di stelle, pianeti... non lo so, sai che non ci capisco mai un cazzo di queste cose, se la vedranno loro.
In confidenza, non dire nulla a nessuno, la notizia non è ancora stata resa ufficiale.
Comunque non fare incoscienze mentre non ci sono, miraccomando, e salutami Fandral!"

Sakaar?
sgranò gli occhi.
Arya era già stata su quel pianeta non molti anni fa, ricordò con sconforto che il tempo in quel luogo è "relativo" e che quindi una settimana di permanenza lì corrispondeva a quasi un mese su Asgard. Ecco perchè le aveva detto dove si trovava, Fel sapeva che la dama conosceva perfettamente il posto.
Sospirò affranta.
Ma poi che diavolo significa "salutami Fandral"?
Alzò gli occhi al cielo, era già la terza volta che lo faceva in quella giornata ed erano appena trascorse poche ore.
Almeno la buona notizia era che aveva più tempo. Se era vera la storia del Bifrost e delle divergenze con Sakaar significava che ci sarebbe voluto ben più di un mese per far si che il popolo di Asgard si trasferisse sulla Terra.
Bene pensò.
Però un mese senza Fel, avrebbe potuto almeno finire il discorso che avevano interrotto. Probabilmente non era così importante come pensava.
Fece così per tornare ai suoi alloggi, sperando di poter rimanere sola un momento per riflettere.
Mentre percorreva il corridoio che portava al suo appartamento un braccio da dietro una colonna dorata la arrestò, parandosi davanti a lei. Si voltò di scatto e trovò Loki a guardarla in tralice.
"Dove pensi di andare?" sbottò.
"Al mio... appartamento?" rispose Arya cercando di divincolarsi.
Il dio la afferrò per un braccio, glielo strinse quasi a farle male. Era arrabbiato.
"Mi sembrava avessi un impegno con me" ribattè.
La dama posò gli occhi sulla sua armatura scintillante. Aveva ragione in effetti.
Deglutì per il nervoso.
"Ma ho lasciato Magnus a casa e..." il dio la interruppe "A questo ho pensato io" disse facendo sventolare le chiavi di casa sua davanti al naso lentigginoso della Guerriera.
"Non lo avrà chiuso dentro...?" chiese confusa.
"Certo che no, ma non le riavrai indietro finchè non ti batterai con me. Questi sono i patti" concluse Loki, il volto serissimo.
"Ma non sono nemmeno attrezzata..." cercò di dire la ragazza.
"A questo ci penso io" sorrise maliziosamente il dio.
Con un movimento fulmineo delle mani Loki fece comparire un'armatura sul corpo della donna che la fasciò completamente da testa a piedi.
Arya si guardò stupita, toccò la superficie del metallo sopra di sè. Non era un'illusione, era proprio una vera corazza!
Osservò gli intarsi del busto e sugli avambracci, sembravano quelli che portavano le Valchirie a suo tempo, quando ancora esistevano.
Loki provò un brivido di soddisfazione nel cogliere il volto sorpreso della donna.
"Andiamo" e la guidò nelle aree più remote del palazzo dove si trovavano le arene da combattimento per gli allenamenti.
Arya frequentava spesso quell'ala del palazzo, tuttavia non era a conoscenza di un'arena riservata agli dei.
"Qui ci hanno combattuto i più grandi Re asgardiani che i Nove Regni possano ricordare" disse Loki spalancando le braccia in modo trionfale.
L'arena era ben diversa da quelle che utilizzavano i Guerrieri durante l'allenamento. Era più grande e più scarna, non c'erano i manichini per allenarsi e nemmeno un luogo da cui prendere le armi. Era un immenso spazio vuoto.
Arya osservò incantata quel luogo mai visto.
Un nodo alla gola la fece quasi vomitare. Era agitata, aveva paura, si sarebbe dovuta battere contro un dio.
Ma scherziamo? Se mi ammazza non ci sarà nessuno stavolta a salvarmi.
Loki lesse l'evidente preoccupazione negli occhi della donna.
L'odore della sua paura lo faceva divertire.
Questo Arya lo notò e, con disprezzo, cercò di ricomporsi per non dargli questa soddisfazione.
Il Dio degli Inganni si avvicinò a lei, imponente come sempre. L'armatura lo faceva sembrare una spietata macchina da guerra. Nessuno nell'universo avrebbe mai accettato di battersi con lui in una battaglia uno contro uno. Era pura follia maledizione.
Nelle sue mani comparve la spada che Arya gli aveva restituito poco prima. La porse nuovamente alla Guerriera che la afferrò senza esitazione.
Loki si allontanò di un passo da lei.
"Prova a colpirmi con quella ora" disse indicando la lunga lama che ora Arya teneva in mano.
La dama deglutì nervosamente.
Senza fare domande e senza esitazione si scagliò contro il dio mirando con la spada dritta al suo cuore. Dentro di sè sapeva che non l'avrebbe mai colpito.
Come la lama toccò il suo petto, Loki scomparve.
Era un'illusione.
Arya boccheggiò confusa.
Si voltò di scatto, lui non c'era.
"Se riuscirai a colpirmi una sola singola volta avrai vinto la sfida" affermò l'Ingannatore.
La Guerriera si voltò nuovamente.
Ma dov'è?
Poteva sentirlo ma non vederlo.
Rimase con la guardia alzata, in attesa.
Pian piano, come nubi di vapore, cominciarono ad apparire ologrammi del dio intorno a lei.
Erano tantissime copie, almeno un centinaio.
La dama abbassò la spada e si appoggiò ad essa.
"E' così che pensi di farmi paura? Confondendomi?" urlò in tono di sfida.
Sorrise in preda all'adrenalina "Tu non mi conosci affatto".
Alzò la spada sopra la testa, il volto contorto in un'espressione di eccessiva sicurezza.
"Ora vedrai".
In un istante, con straordinaria velocità, apparvero un numero indefinito di copie della Guerriera.
Tutte con la spada alzata, in uno scatto quasi furioso, trafissero dall'alto, con una violenza inaudita, ogni singolo ologramma del dio, facendoli evaporare in una nube di fumo bluastro.
Con un movimento fulmineo Arya si scagliò contro il dio originale, puntandogli la lama dritta alla gola.
Loki indietreggiò con le mani alzate in segno di pace, colto di sorpresa.
"Credevi di ingannarmi?" domandò la donna, un sorriso soddisfatto dipinto sul volto.
"Ammetto che sei stata brava" ammise il dio "Ma io di più" e scomparve davanti ai suoi occhi.
Era una copia!
Presa dall'agitazione Arya si voltò di scatto. Si trovò a due centimetri dal petto del dio. Alzò lo sguardo terrorizzata.
"Scacco matto!" ringhiò e le strappò la lama dalle mani scagliandola lontano.
"E ricordati di darmi del lei" sorrise sardonico.
Seconda sfida persa.
Andiamo bene.

Spazio autrice: "E non ho altro da aggiungere"

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Spazio autrice: "E non ho altro da aggiungere"

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