Capitolo 5

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Come avevo pensato il giorno prima, mi diressi verso il bosco cercando di non dare peso allo sguardo di chi mi guardava. Era da tempo che le persone non mi fissavano così, da quando abbandonai il branco per l'esattezza.

Nel Consiglio delle razze mi rivolgevano sguardi colmi di paura oppure mi guardavano solo per dirmi cosa fare e mi andava più che bene.

Le occhiate come quelle sapevo accettarle non mi toccavano, queste invece erano un altro paio di maniche; mi diressi in fretta verso il bosco. Immediatamente, appena mi addentrai tra gli alberi sempre più avanti, mi sentii meglio. Decisi che era arrivato il momento di dare libertà al mio lupo, non potevo tenerlo incatenato per troppo come non potevo lasciare spazio dentro di me solo alla strega. Io ero entrambe le cose e dovevo sempre lasciare le due parti libere in maniera equivalente.

Iniziai a spogliarmi lasciando gli abiti dentro l'incavo di una roccia abbastanza grande e poi mutai in fretta forma.

Iniziai a correre allontanando tutta la preoccupazione e l'ansia, pensando solo a me stessa al benessere che mi provocava mutare senza lasciare spazio a nessun altra emozione.

Per qualcuno come me era più facile trovare il benessere nella solitudine: le persone non sarebbero mai riuscite a regalarmi la libertà di essere me stessa di cui avevo bisogno, per qualche motivo mi facevano sentire sempre legata ai miei difetti e alle mie emozioni meno piacevoli.

Con Isaiah riuscivo a sentirmi libera, la paura e il risentimento che provavo però mi frenavano.

Rallentai il passo quando sentii nelle vicinanze un lamento simile a uno squittio. Tesi le orecchie e mi diressi verso quel suono incuriosita.

Trovai un cucciolo che si stava lamentando davanti al corpo morto della madre. Erano due lupi e il branco li avrà lasciati indietro a causa della loro debolezza, pensai subito.

Mi avvicinai lentamente a quel batuffolo bianco, che finalmente accortosi della mia presenza iniziava a ringhiarmi contro con le orecchie abbassate, spaventato. Mi trasformai in forma umana e mi chinai sulle ginocchia.

"Tranquillo piccolo" sussurrai cercando di trasmettergli tranquillità e fiducia attraverso il tono della mia voce. Allungai le braccia verso di lui "Non sei solo".

Quella frase mi uscì fuori con tanta intensità che seppi di averla detta più a me stessa che a lui.

Lui iniziò a muovere i primi passi incerti con cautela e sorriso dolce nacque sul mio viso. "Bravo, su avvicinati ci sono qua io per te."

Dopo qualche altro minuto di resistenza me lo ritrovai accoccolato tra le braccia. Il suo pelo era tanto morbido, non riuscivo più di accarezzarlo; era così piccolo ancora e già era rimasto solo abbandonato dal suo branco e senza una madre, il mondo animale però funzionava così.

Non solo il mondo animale dissi dentro di me amareggiata.

Mi alzai in piedi tenendolo tra le braccia, finché non si dimenò per scendere e io lo accontentai. Rimase accanto a me trottorellandomi vicino mentre ci avvicinavamo al nascondiglio dei miei vestiti.

Non impiegammo molto ad arrivare e mi rivestii velocemente. "Come vuoi essere chiamato piccolo?"

Lui inclinò la testa prima di starnutire.

Risi, già lo amavo.

"Ti chiamerò, Llew."

Non rimaneva altro da fare che tornare, per cui iniziai a fare strada. Llew continuò a seguirmi per tutta il tragitto e quando arrivammo davanti al villaggio trovammo una compagnia poco piacevole ad attenderci.

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