Il principe della sfera incantata

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C'era una volta un piccolo castello circondato da boschi e montagne. Vi abitavano il re e la sua adorata figlia.

Il re, ormai anziano, desiderava che la figlia trovasse marito e le aveva presentato, nel corso degli anni, tutti i giovani nobili di quelle terre, affinché la ragazza scegliesse il suo principe.

Solo una volta la principessa aveva incontrato un cavaliere bello ed affascinante, ma il suo sogno d'amore si era presto infranto, quando lui, infatuatosi di una sirena durante un viaggio per mari lontani, aveva deciso di non fare più ritorno.

Da quel giorno la principessa non aveva più considerato i numerosi pretendenti, e li riceveva solo per accontentare il padre, senza degnarli di uno sguardo. Li trovava cerimoniosi, noiosi ed insipidi.

La principessa trascorreva le giornate con semplicità e serenità. Si era circondata di tenere creature baffute, che la allietavano con il loro amore e la loro compagnia. Preferiva una vita solitaria piuttosto che un legame insulso quanto i suoi pretendenti mostravano di essere. In cuor suo non aveva mai smesso di sognare che un principe dall'animo gentile si presentasse al castello a chiedere la sua mano, ma in mancanza viveva con passione la sua esistenza ricca ed indipendente.

Il re non poteva comprendere la scelta della figlia e temeva per la sua salute. Decise perciò di trovare qualcosa che l'allietasse. Convocò i maghi buoni che vivevano nel suo regno e, dopo lunghe discussioni, accettò la proposta del più saggio, che aveva portato con sé un oggetto magico.

Si presentò dalla figlia e le disse: "Figlia adorata, io non sopporto di vederti in solitudine. Divento vecchio e voglio che tu abbia qualcuno con te con cui parlare e scherzare, perché temo di veder sfiorire il tuo spirito così allegro, che tanto mi riempie di gioia". La principessa rispose: "Padre, non dovete preoccuparvi per me. Io sono felice con i miei gatti. Sono tutta la compagnia di cui ho bisogno. E poi ho tante amiche al villaggio. Non mi sento sola". "Ciance, figlia mia!" rispose burbero il re. Ma poi si calmo e proseguì: "Voglio che ci sia qualcuno a tenerti compagnia qui al castello. E poiché non hai trovato nessuno che sappia interessarti, ho chiesto al mago reale di aiutarmi. Prendi questa sfera fatata. E' il mio dono." Con queste parole consegnò alla figlia una sfera di cristallo tanto grande da riempire due mani. Il re aggiunse: "Ogni volta che vorrai animare la sfera dovrai pronunciare questa formula magica: sfera fatata, luce argentata, crea un'apertura, verso il mondo in miniatura".

Non appena la principessa ripeté la formula, la sfera si illuminò ed apparve un castello in miniatura, con una figura minuscola che scendeva a cavallo verso la pianura circostante. La principessa picchiettò con il dito sul cristallo e il piccolo cavaliere si fermò di colpo e disse: "Buongiorno principessa. Il buon mago di corte mi ha parlato di voi. Io sono il principe di questo regno incantato. Al vostro servizio". La principessa era incuriosita e sorridendo gli chiese: "principe, come vi chiamate?" E lui rispose: "Etereo, vostra maestà. E sono qui per servirvi."

La principessa all'inizio considerò poco più di un gioco la sfera di cristallo con il suo minuscolo mondo, ma ripeteva spesso e volentieri la formula magica, come se fosse un'allegra filastrocca: "Sfera fatata, luce argentata, crea un'apertura, verso il mondo in miniatura" e così facendo ogni volta poteva affacciarsi dal suo speciale balcone sul regno incantato. Giorno dopo giorno, interrogando il principe ed ascoltando le sue risposte comprese che l'animo di Etereo era ben più grande di quanto le dimensioni del suo regno lasciassero intuire. Il principe non poteva vederla, racchiuso com'era nella sfera. Per lui rivolgersi alla principessa era come parlare all'orizzonte luminoso, durante il giorno, o al cielo stellato, di notte. Ma era lieto che la gentile fanciulla fosse entrata, seppure in modo strano, nella sua vita. Era un'amica che mai finiva di stupirlo per arguzia, saggezza e per l'amore che nutriva per la vita ed il mondo intorno a lei. A volte, sentendo traboccare il suo entusiasmo le diceva: "Senza la vostra compagnia, principessa, la vita nel regno incantato sarebbe insipida come una pietanza senza condimento. Vi ringrazio di regalarmi il sale delle mie giornate".

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