22. Le Origini del Male - Parte II

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Poteva essere davvero infausto il destino della Guerriera.
Ma mai lo fu come in quel momento, quando i suoi occhi incrociarono quelli di Hela a pochi metri di distanza da lei.
Possibile che fosse accaduto tutto così in fretta? Che non ci fosse stato neanche il tempo di fuggire dalla battaglia su Midgard per poi ritrovarsi ad affrontarne un'altra ancora se non peggiore?
Hela teneva i suoi occhi smeraldo puntati in quelli del Tonante. Un sorriso beffardo tipico di chi sa di avere la vittoria in mano.
Non degnò nemmeno di uno sguardo Arya, che rimase sul pavimento del Portale con un'espressione mista a stupore e paura.
La Regina Oscura parve incredibilmente calma per essere ad un passo dalla conquista del suo Regno. 
Thor la osservava truce, in rigoroso silenzio.

Ma ad un certo punto non potè più reggere quel silenzioso confronto e sbottò d'improvviso:
"Hela, alla fine hai osato venire qui"
"Osato fratello?" chiese sbeffeggiandolo "Questo è il MIO Regno e mi spetta di diritto, tu sei il secondo genito e quel mostro che ti trascini dietro nemmeno è degno di questo posto" indicò con l'indice Loki che si trovava a pochi passi da loro.
Sembrava intenzionata a scatenare la rabbia di quest'ultimo a quanto pare, perchè come pronunciò quelle parole l'Ingannatore strinse i pugni cercando inutilmente di contenere la rabbia.
Era vero quello che la dea andava dicendo, tuttavia sentirlo dire proprio da lei lo fece innescare come una bomba ad orologeria.
Con un passo fulmineo, quasi invisibile, la donna si diresse proprio davanti a Loki, sorpassando Thor con una velocità tale da sgusciargli sotto lo sguardo senza dargli nemmeno il tempo di reagire. Era evidente ormai che la Regina Oscura fosse di molte spanne superiore a coloro che stavano a capo del Regno, forse era vero che Odino rappresentava l'unico reale ostacolo tra lei e la disfatta di Asgard.
Ma quel manto oscuro che si trascinò davanti al Dio degli Inganni fu spaventoso tanto quanto la sola presenza della Regina.
Stette a pochi centimetri da lui, gli occhi verdi che brillavano dello stesso colore dei suoi. Per assurdo, nonostante non fossero fratelli di sangue, si somigliavano più di quanto il Tonante avesse mai potuto.
Era strano il magnetismo che quella donna esercitava su Loki, come se ad un tratto l'oscurità che la avvolgeva fosse per lui un manto caldo quanto invitante.
Hela avvolse il mento del dio nella sua mano, da cui scaturì una piccola scintilla verdastra.
Esattamente da quel punto la pelle del dio cominciò lentamente a velarsi di celeste fino a rivelare un blu scuro e dei segni simili a cicatrici che gli contornavano il volto.
Immobile e con un evidente contegno che non riusciva a mantenere, l'Ingannatore stette sull'attenti cercando di non compiere passi falsi mentre quella che doveva essere la sua Regina stava lentamente rivelando la parte più recondita ed oscura di lui.
"Tu non appartieni a questo luogo" disse infine con sdegno lasciandogli libero il volto.
Il dio riprese il suo naturale colore della pelle fino a far scomparire completamente quel che dei Giganti di Ghiaccio gli rimaneva nel sangue.

Hela si voltò di scatto, nel silenzio più totale, rivolgendosi a tutti i presenti.
"Forse voialtri non lo sapete ma io sono la primogenita di Odino, la vostra legittima erede al Trono nonchè Regina di Asgard" affermò sicura "ma conscia del fatto che Padre ha eliminato la mia memoria da questo luogo posso capire non siate... "inclini" a prostrarvi a me, dunque vi propongo un accordo" disse infine.
Thor deglutì nervoso.
A che gioco sta giocando? si chiese pronto a sferrarle il colpo di grazia.
"Vi lascerò un mese per decidere le sorti di questo posto, io posso salvarvi dal Ragnarok, sono più potente di mio fratello Thor e di Odino stesso, con me avrete la garanzia di una vita lunga e prosperosa, Asgard tornerà lucente come agli albori e soprattutto grazie a me potremo estendere le nostre conquiste oltre i Nove Regni" un ghigno le comparve lentamente sul volto.
"Con me non dovrete scappare da nessuna parte, non dovrete lasciare Asgard perchè io posso sconfiggere colui che porterà il Ragnarok!"

"E cosa vuoi in cambio?" urlò Heimdall dal fondo del Bifrost con la spada sguainata nella sua direzione.
"La vostra resa" rispose infine la dea con un sorriso compiaciuto.
"Dopotutto sono la vostra Regina"
I Guerrieri si guardarono tra loro, era vero quello che diceva? Poteva sul serio salvarli dal Ragnarok?

"Menzogne" ringhiò Thor "Tu non puoi battere me, figuriamoci evitare il Ragnarok!"
"Pecchi di presunzione, fratello" ribattè Hela canzonandolo.
"Lo vedremo!"
Colto dall'ira il Tonante scagliò il suo martello contro l'infausta sorella che lo afferrò con una sola mano tendendo il braccio verso di lui.
Il dio rimase sgomento, il Mjolnir rimase stretto nella mano della Regina e Thor non riuscì a riportarlo indietro nemmeno utilizzando tutta la sua forza.
Hela lo aveva stretto in pugno.
"Non osare sfidarmi" ringhiò, e con una violenza inaudita ella chiuse il palmo riducendo in frantumi il martello.
Un boato e una luce accecante pervasero tutto il Portale e il Ponte Arcobaleno su cui poi dell'arma rimasero poche piccole e lucenti briciole.
Thor cadde a terra di riflesso, gli occhi colmi di un terrore mai provato prima.
Era bastato così poco per ridurre in polvere una delle armi più potenti nell'intero universo?
Non ci poteva credere, alle sue spalle i Guerrieri attoniti e Loki, con gli occhi guizzanti di un interesse quasi morboso nei confronti di quell'essere oscuro.

"Avete un mese" disse infine la Regina, e con un movimento leggero quanto quello di una piuma, si fece avvolgere da un manto d'inchiostro e sparì sotto gli occhi di tutti.
I pochi nemici ancora in piedi caddero al suolo tramutandosi in polvere nera che si sparse come sabbia su tutto il Ponte.
E così, con una regale uscita di scena, il conto alla rovescia era iniziato.


***


"Stavolta ho proprio accusato il colpo" disse Felaria con tono dimesso.
"Siamo veramente nei guai" sospirò Fandral ignorandola con il volto tra le mani.
Arya rimase a guardarli seduta in un angolo dell'armeria.
Thor era lì, con i Quattro Guerrieri e il resto delle truppe che si avviavano pian piano negli spogliatoi.
Rimase in silenzio, tra le mani giocherellava nervosamente con un pezzo di quello che poco prima era il suo martello.
Sif guardò con rinnovata curiosità l'oggetto "Non... non posso credere sia riuscita a distruggere il Mjolnir con una sola presa".
"Roba da matti" disse Volstagg "Quella sta cercando di mettere il nostro popolo contro di noi" sbraitò.
"E'astuta" intervenì Loki dal fondo della stanza.
Tutti si voltarono a guardarlo, i Quattro Guerrieri in particolare lo fulminarono con lo sguardo.
"Faresti meglio a tacere" disse Hogun cercando di zittire il dio.
"Come scusa? Non osare rivolgerti a me in quel m-" 
"Oh ma falla finita!" intervenì infine Thor "Tu cosa hai fatto a parte stare immobile a farti accarezzare da quell'essere viscido, eh fratello?" ringhiò frustrato.
"Come faremo a convincere il popolo che quello che dice è una menzogna? Dopotutto è vero che è la legittima erede al trono e poi, dopo aver distrutto il tuo martello, nessuno potrà evitare di pensare che sia realmente forte quanto dice" riflettè Hogun ad alta voce.
"Si ma non è possibile andare contro alla profezia" rispose Lady Sif "Va bene, Thor ha riportato la Corona di Surtur ad Asgard ma questo non credo gli impedirà di far avverare il Ragnarok"
Volstagg si grattò la testa confuso "Ma se la Corona è qua perchè non l'abbiamo distrutta?"
"Solo la Fiamma Eterna può distruggerla, ma si dà il caso che sia anche ciò che riporterebbe in vita Surtur facendo avverare la profezia" rispose Thor rassegnato.
"Oh ok come non detto" rispose Volstagg sedendosi sul pavimento dell'armeria.
Loki stette in silenzio a guardare i Guerrieri e il fratello confabulare tra loro.
Ancora sentiva sulla pelle il tocco gelido di Hela, come una cicatrice era rimasto nel profondo della sua mente scavando sempre di più nell'abisso di disperazione e dolore che lo divorava.
Si chiedette se, in un qualche modo, la dea non avesse visto qualcosa in lui. Un potere che avrebbe potuto risvegliare per trarne vantaggio.
Ormai era consapevole di essere una bomba pronta ad esplodere da un momento all'altro, la forza dei Giganti di Ghiaccio gli scorreva nel sangue da quando era nato ma solo adesso aveva cominciato a farsi strada nel suo corpo. Forse a causa degli ultimi avvenimenti e dal cuore avvelenato che si trascinava dietro.
Al pensiero si voltò in cerca di Arya.
Ma lei era sparita, probabilmente approfittando della confusione si era dileguata lasciandoli soli nel loro brodo.
Loki storse il naso seccato.
Ma non era il momento di andarle dietro, aveva altro per la testa, a partire da quel potere che gli ribolliva nel sangue.


Nel frattempo Arya trascinò i piedi verso i suoi alloggi, stanca, sconfitta e soprattutto divorata dal dolore e dalle lacrime.
Quell'espressione di disgusto che Loki le aveva rivolto non se la sarebbe mai più dimenticata.
Aveva sbagliato tutto, lui l'aveva rifiutata nel peggiore dei modi.
Si chiese se quindi fosse il caso di tenere quell'essere così tanto indesiderato.
Era lei stessa frutto di una coppia male assortita, di un tradimento al Regno come lo era Loki.
Perciò dare alla luce un essere con le stesse caratteristiche sarebbe stato molto probabilmente motivo di accuse se non di tradimento stesso. Vero che Loki fosse ormai considerato un asgardiano, ma questo solo a voce, di fatto il popolo stesso lo ripudiava. Come aveva sempre ripudiato lei per anni, con la differenza che avevano imparato ad accettarla man mano che serviva diligentemente la Corona.
Ma che dir si voglia, un figlio di due impuri non poteva altro che essere considerato segno di sventura, sarebbe stato cacciato dal Regno o accolto come uno degli Asi?
Era poi lecito chiederselo, arrivati a questo punto?

Arya rimase in silenzio, una volta giunta in camera, seduta di fronte alla vetrata ad osservare il Bifrost da molto lontano.
Scomparendo Hela aveva lanciato un potente sortilegio e, come una detonazione, aveva fatto saltare in aria il Portale e parte del Ponte Arcobaleno, imprigionando il popolo nel loro stesso Regno.
Per riparare al danno, una squadra di Guerrieri era stata inviata poi insieme a Loki a controllare che il passaggio segreto fosse ancora intatto, ma Arya sapeva per certo che Hela non si sarebbe lasciata sfuggire una cosa del genere e che in un modo o nell'altro lo avesse manomesso.
Come poi accadde, Loki con orrore, si trovò a scoprire il passaggio completamente distrutto.
Prevedibile, Hela era scaltra.
Ma siccome entrambi i portali erano fuori uso la dama non potè fare a meno di chiedersi come la Regina sarebbe giunta ad Asgard arrivati allo scadere del mese.
Conoscendo il tipo, avrebbe sicuramente avuto un piano anche per quello.
Arya era solo una delle tante pedine che Hela usava sulla sua enorme scacchiera. Presto o tardi avrebbe sacrificato anche lei e, chissà se il patto a quel punto avrebbe ancora avuto valore come il giorno in cui si giurarono fedeltà l'una all'altra.
Si strinse il ventre cercando di ignorare i segnali di allarme che le dicevano di non fidarsi e di rivelare tutto al suo popolo.
Non era il momento di cedere, doveva farsi forza e combattere, se non per Loki almeno per Erik, unica ragione per cui Asgard ora si trovava in quel casino.

Improvvisamente qualcuno bussò alla porta.
Il cuore le fece capolino nel petto. La dama sapeva perfettamente che chiunque si celasse dietro alla porta sarebbe stato solo portatore di brutte notizie.
Si avviò ad aprire, timorosa di rivelare ciò che si trovava dietro a quei pochi centimetri di legno.
Ma prese un profondo respiro e girò la maniglia, conscia che comunque prima o poi avrebbe dovuto affrontarlo.
Loki si stagliava nella sua imponenza di fronte a lei, gli occhi gelidi e lo sguardo truce.
Non fiatò, non provò nemmeno ad entrare. Rimase in un silenzio sospeso tra i due, come se si aspettasse delle scuse o quantomeno un segno di resa da parte di Arya.
Ma non ci fu nulla del genere, piuttosto la donna rimase atterrita a guardarlo, con gli occhi imploranti di chi chiede perdono per uno sbaglio commesso.
Gli fece segno di entrare, Loki continuava ad osservarla impassibile, titubò per un istante ma poi si decise a varcare la soglia.
Era teso il silenzio tra loro, e più il tempo trascorreva più le tacite promesse d'amore che si erano fatti in precedenza andavano sparendo pian piano, come se l'aria intorno a loro potesse divorarsele.
E può anche darsi che fosse così, perchè ciò che poi uscì dalla bocca del dio eran tutto tranne che sentimentalismi inutili.
"Perchè?" fu l'unica cosa che riuscì a dire.
Non vi era astio in quella domanda, nè rancore, piuttosto un sentimento di delusione e resa, come se all'improvviso si fosse accorto che arrabbiarsi non sarebbe servito a nulla.
"Io non... non l'ho fatto apposta" rispose infine Arya, si sentiva colpevole ma allo stesso tempo era stato un errore involontario, nulla per cui dovesse effettivamente chiedere perdono.
Loki, che nella sua testa non vedeva altri che il corpo di Magnus premere contro quello di lei, sentì la rabbia montargli nel petto.
"Non lo hai fatto apposta?" domandò scandendo ogni singola parola come un fabbro che batte su di un incudine.
Arya non riuscì a sostenere lo sguardo severo del dio.
"Io non volev-"
"Tu COSA!?" ringhiò Loki interrompendola.
"Credevi sul serio che non me ne sarei mai accorto? O di potermi prendere in giro in questo modo?" urlò.
"Io non volevo prenderti in giro, te lo avrei detto subito davvero!" ribattè la dama disperata.
"Dici così adesso, ma se non ti avessi toccata non avrei mai scoperto di quella... quella cosa" sbottò il dio sprezzante.
Arya vide nuovamente quell'espressione disgustata e il male che si celava negli occhi di Loki.
Sentì il cuore incrinarsi, come se il dolore causatole prima non fosse già abbastanza.
Nemmeno lo considerava figlio suo anzi, lo chiamava come se fosse un oggetto, uno scarto da gettare via.
Si portò le mani al ventre stringendo il tessuto dell'abito tra le mani.
Le lacrime cominciarono a scenderle copiose sul volto, rigandole le guance.
"Io per un attimo ho creduto..." Loki la guardò quasi timoroso "...ho creduto di amarti" disse infine con la voce che gli moriva in gola.
"Ma è chiaro che di te non mi posso fidare, porti in grembo il risultato delle tue menzogne!" ringhiò.
Arya sospirò, il cuore che le batteva all'impazzata.
Aveva davvero detto di amarla? Proprio adesso?
Rimase in silenzio, non riuscì a dire nulla.
Loki la osservò attendendo una sua risposta ma non arrivò nulla.
"D'accordo" disse infine il dio alzandosi.
"Non voglio vederti mai più" concluse e uscì sbattendosi la porta dietro.

Quando fu nel corridoio un unico pensiero lo accompagnò infine:
che anche il Dio degli Inganni potesse essere ingannato a sua volta.

Quando fu nel corridoio un unico pensiero lo accompagnò infine:che anche il Dio degli Inganni potesse essere ingannato a sua volta

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