2. Occhi di ghiaccio

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Una mano calda ma bagnata mi toccò la spalla due volte. Tolsi le cuffiette e guardai chi mi stava chiamando. Non potevo crederci...

*Scott*

Era il ragazzo del bar di stamattina. In realtà uno dei due. Quello che entrò con il suo ragazzo. Guardandolo bene in faccia realizzai che l'avevo visto anche altre volte sui corridoi della scuola ma non parlammo mai perché non c'era motivo per cui farlo.
Continuai a fissarlo dopo di che tolsi le cuffiette e chiesi scusa.

-Ti posso aiutare? prosegui.

Mi ero girato con tutto il corpo verso di lui per guardarlo meglio.

-No, scusami tu. Comunque, volevo chiederti se fosse possibile sedermi vicino a te.

Replicò sorridendo nell'angolo della bocca. Guardai il mio zaino poi lui. Infine tolsi lo zaino facendogli spazio e lui si mise vicino a me. Mi appoggiai sull'orlo della finestra per guardare le piccole gocce di pioggia che si schiantavano contro il vetro.
Quando feci per rimettermi le cuffiette essendo sicuro che non volesse aggiungere qualcos'altro, alzò la mano con un gesto affrettato come per prendere la parola. Io riappoggiai le cuffiette sullo zaino e lo guardai ma non negli occhi. Mi stava troppo vicino e avrei creato una situazione imbarazzante visto il suo...orientamento.

-Lo sai...ti ho visto alcune volte nei corridoi. Mi sei sempre sembrato un ragazzo simpatico.

Affermò lui con un sorrisetto provocante ma non diedi peso al gesto.

-Infatti pure io ti avevo visto alcune volte.

Rimasi un pò colpito dalla sua ultima affermazione ma risposi freddo perché non avevo bisogno di un amicizia con uno come lui.

-Tutto qui?

Chiese incredulo e fece un tentativo di risata ironica ma si fermò visto che io rimasi serio.

-Si, tutto qui. Cosa vuoi che ti dica? Un poema magari?...

Dissi ironico rimettendomi le cuffiette. Ma dopo un po' sentii come la musica svanii dalle mie orecchie. Mi aveva tolto le cuffiette. Ma che stava facendo?

-Che cazzo stai facendo?!

Replicai infastidito dal suo gesto e lui non fece altro che ridermi in faccia.

-Scusa ma stavamo parlando. Non provare mai più a piantare un discorso con me così, moccioso.

Quando sentì quelle parole mi salì un colpo di rabbia e sentì come le guance mi diventarono rosse per i nervi.

Lo fulminai con lo sguardo e per un attimo i nostri sguardi si incontrarono. Aveva degli occhi azzurri chiari che andavano verso il grigio. Erano come fatti di ghiaccio.
Rimasi un attimo a fissarlo ma osservai che arrivai davanti alla fermata che si trovava vicino a casa mia quindi feci per scendere ma lui mi afferrò il polso quindi mi girai di scatto.

-Ci rivediamo...moccioso.

Accentuò quest'ultima parola, sorridendo, per infastidirmi ma non gliela diedi vinta quindi tirai il polso dalla sua presa scendendo dal pullman.
Iniziai a correre nella pioggia arrivando davanti alla porta di casa e bussai alla porta. Dopo qualche istante Jessica, la mia sorella più piccola, aprì la porta. La superai buttando lo zaino sul divano ed entrando in cucina senza dire una parola.

-Ciao anche a te, fratellone!

Strillò ironica seguendomi in cucina.
Dopo avermi raggiunto mi guardò mentre stavo seduto al tavolo bevendo un bicchiere di acqua. Picchiettavo l'orlo del tavolo guardando il mio riflesso scarso nell'acqua che si trovava dentro al bicchiere.

-Problemi in paradiso?

Chiese questa aprendo il frigo e prendendosi una lattina di succo dopo di che si sedette davanti a me fissandomi e aspettando una risposta.

-Ma mi stai ascoltando mentre parlo?

Sbottò lei posando la lattina sul tavolo con un gesto di esasperazione.

-Oggi non è giornata, Jess.

Dissi quest'ultima frase e mi alzai di scatto per andare dentro camera mia salendo le scale per raggiungere il piano di sopra, dove si trovava.
Chiusi la porta alle mie spalle e buttai la felpa che indossavo sulla scrivania e infine mi lasciai cadere sul letto.
Misi le cuffiette nelle orecchie facendo partire la mia canzone preferita mentre guardavo il soffitto. Stavo ancora sobbalzando insieme al materasso.
Quando il suono iniziò a rimbombare nella mia testa, riempendo le mie orecchie di musica mi tranquillizzai.
Ripercorsi la giornata fino al fastidioso evento sul pullman.

-Frocio di merda...

Affermai tra me e me ripensando alla discussione. E dopo mi saltò in mente quando ci gardammo negli occhi per qualche istante. Lu guardai negli occhi e me ne andai.
Erano azzurri...un azzurro chiarissimo con certe sfumature grigie che dava loro quella nota di freddo... quei occhi di ghiaccio...

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