bastard

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"Perché fanno passare 24 ore prima di mandare il paese in panico" rispose e lui alzò un sopracciglio.
"Sono serial killer, tu cecchino professionista che uccide persone a caso, prima settacceranno la zona prima di mandare in panico gli stati uniti" spiegò e Keta sembrò crederci e annuì incerto.
"Domani alle cinque partiremo, in un paio d'ore saremo in Messico, smettila di preoccuparti" aggiunse per poi lasciare pa mia mano e mettere le pizze sopra il tavolo.
"Se volete riscaldarle c'è il microonde in cucina, è la stanza accanto" disse indicando la porta a destra mentre lui andava verso le scale.
"Non mangi?" Chiesi corrugando la fronte e scosse la testa per poi andare di sopra.
Riscaldai le nostre due pizze per poi trovare con difficoltà le posate e dei piatti, tornai in salotto dove mangiai due fette di pizza con il tonno.
Il silenzio che c'era in quella casa mi stava assordando, sentii vibrare il telefono e mi pulii le mani prima di prenderlo dalla tasca, fui sorpresa quando lessi il nome di Zayn sullo schermo.
Da: zayn
Mi spieghi che cavolo di problemi hai? Potresti farti male, molto male.
Sospirai pesantemente prima di rispondere al suo messaggio.
A: zayn
Volevo sistemare il casino che hanno fatto i miei.
Da: zayn
Non ha senso ma come vuoi, stai attenta, notte
A: zayn
Notte💕

Misi via il telefono e mangiai un altro boccone di pizza mentre Ketusha mi guardava come se volesse chiedermi qualcosa, roteai gli occhi per poi fargli cenno di parlare.
"Cosa vuoi?" Chiesi sbuffando.
"Non ti senti in colpa? Stai con il fratello del tuo ex" chiese e roteai gli occhi di nuovo.
"Il mio ex è appunto quello, un ex" mi alzai in piedi facendo strisciare la sedia.
Cercai il bagno e lo trovai dopo avere aperto la porta che portava nel garage e quella della lavanderia. Mi lavai le mani e aprii un cassetto curiosa, vidi un pacco di farmaci, corrugai la fronte per poi prenderli in mano per poi leggere -xanax- e -per Jason-, sospirai pesantemente, lo sapevo! Si notava che soffriva d'ansia.
Li rimisi a posto prima di salire le scale dopo avere preso dalle busta una tuta e una felpa, andai di sopra e vidi Jason uscire da una stanza con i capelli gocciolanti e senza maglietta, lo guardai attentamente, aveva un gran bel fisico, quello era inutile negarlo, i tatuaggi invece lo rendevano un'opera d'arte, erano bellissimi.
"Ti sei lavato con l'acqua fredda?" Chiesi incredula e si girò verso di me per poi annuire.
"È rilassante"
"Sono preoccupata per te, sinceramente" mi avvicinai a lui ma mi fece cenno di non avvicinarmi.
"Voglio rimanere da solo"
"Jason" lo richiamai dolcemente ma scosse la testa e qualcosa nei suoi occhi cambiò, diventarono più scuri, la sua espressione più cupa.
"Non hai idea ide di cosa io stia provando in questo momento" si avvicinò a me e si fermò quando fummo dannatamente vicino.
"Quindi levati dalle palle e lasciami in pace" mi guardò dritto negli occhi e deglutii prima di annuire e lo sorpassai e cercai una stanza vuota dove dormire.
Era una stanza azzurra con un letto attaccato alla parete, c'erano vari poster attaccati alle pareti, notai una piccola lampadina, sotto c'era un pezzo di carta dove c'era scritto -i mostri non dormono sotto il tuo letto, dormono dentro la tua testa-, corrugai la fronte per poi scuotere la testa e cambiarmi, entrai dentro il letto e mi copri con la coperta con la bandiera inglese, solo in quel momento sentii quell'odore così famigliare a me, era la stanza di Zayn, sorrisi debolmente per poi stringere la coperta a me mentre annusavo quel odore che amavo tanto.
Faticai ad addormentarmi, mi guardai intorno e notai le foto sul comodino, ritraevano per lo più lui insieme a Jason e Alex, solo in una era ritraeva tutta la famiglia, notai una donna che sembrava molto giovane, aveva i capelli neri, gli occhi azzurri e la pelle molto chiara come quella di Jason, era strano, nessuno di loro tra avevano preso i suoi occhi.

"Gomez, alzati" sentii una voce che mi sembrò sconosciuta, mi alzai di colpo e sospirai pesantemente quando vidi Keta.
"Dobbiamo andare" mi avvisò e mi alzai dal letto quando lui uscì, mi cambiai, mi lavai la faccia più volte visto che faticavo a stare sveglia, mi lavai i denti con lo spazzolino che mi ero presa con me, mi legai i capelli in una cosa spettinata e scesi di sotto dove vidi una valigia, corrugai la fronte e capii che ci avevano messo i miei vestiti.
Uscimmo fuori, McCann chiuse la porta ed entrammo nel taxi che ci aspettava davanti a casa, misi la valigia nel vano bagagli e salii in macchina come tutti gli altri, gli disse la direzione e cominciò a guidare verso l'aeroporto.
Ormai eravamo in aereo, quella volta non eravamo vicini di posto, io ero al centro al lato destro, Keta nel lato sinistro ma nei primi sedili e Jason poco più indietro di lui.
Appoggiai la testa sul finestrino e sospirai pesantemente, non capii il suo comportamento, ok, poteva sentirsi una merda, ok che poteva soffrendo mentre si trovava nella casa dove tutto era cominciato, ma non gli dava il permesso per essere un grandissimo bastardo con me, tutto ciò che avevo fatto era provare ad aiutarlo.
Lo vidi alzarsi dal suo posto e corrugai la fronte, andò verso la stanza vuota che si usava in caso di malore dei passeggeri o quando i bambini cominciavano a piangere, passò parecchio tempo, mi ero completamente dimenticata del fatto che si fosse alzato fino a quando non lo vidi passare accanto a me mentre si sistemava le maniche della camicia, vidi i vari succhiotti sul collo vicino al tatuaggio che aveva vicino all'orecchio, sospirai pesantemente per poi distogliere lo sguardo da lui.
"È il tuo ragazzo?" Chiese la ragazza che era seduta accanto a me e scossi la testa.
"Allora perché ti importa?" Chiese e sospirai pesantemente.
"Perché mi sento stupidita" risposi semplicemente e lei mi guardò tristemente.
Passarono vari minuti, lei andò a sedersi nei posti in avanti quando la hostess le disse che il posto vicino alla sua ragazza era libero.
Sbuffai sonoramente e chiusi gli occhi che per qualche strano motivo erano lucidi, mi sentivo così dannatamente sola, volevo solo avere qualcuno a cui importava di me.

Aprii lentamente gli occhi e vidi McCann accanto a me, lo guardai impassibile mentre lui mi guardava attentamente.
"Sei arrabbiata?" Chiese alzando un sopracciglio ma non risposi, mi limetai a distogliere lo sguardo dal suo e chiudere gli occhi di nuovo.
"Gomez" mi chiamò di nuovo ma lo ignorai.
"Giuro su Dio che ti faccio passare le pene dell'inferno se continui ad ignorarmi"
Sgranai gli occhi quando sentii quelle parole, lui invece ghignó.
"Sei un bastardo!" Sbuffai sonoramente e lui roteò gli occhi.
"Lo sai che non ti farei mai del male" mi guardò teneramente e distolsi lo sguardo.
"Senti scusa per ieri sera, ero arrabbiato"
"Senti, McCann, non mi devi niente, tanto meno delle scuse, levati dalle palle e lasciami in pace" usai lo stesso tono che aveva usato lui la sera precedente e lo guardai con indifferenza.
"Mi spieghi che cazzo ti è preso?" Chiese acidamente anche lui e vidi varie persone guardarci, sbuffai sonoramente, sganciai la cintura per poi alzarmi e camminare con passo svelto verso la cabina vuota mentre mi sentivo chiamare, entrai dentro la cabina e strofinai le mani sul volto e sospirai pesantemente.
"Mi lasci in pace?" Chiesi sapendo che era dietro di me.
"Non finché non mi dirai che cavolo ti è preso" rispose e mi girai verso di lui e guardarlo incredula.
"Che ti importa in ogni caso?" Chiesi acidamente e fece spallucce.
"Non m'importa, ma potresti fare cazzate e tutto salterebbe in aria" risposi e risi.
"Già, come quelli a las Vegas" dissi più a me stessa che a lui ma mi sentì comunque visto che mi afferrò per il polso quando gli diedi le spalle.
"Non so cosa ti è preso, Gomez ma non puoi prendertela con me, sono stato chiaro?" Chiese con freddezza afferrandomi per le spalle e spingendomi verso la parete di ferro.
"Non sono il tuo sacco da box su cui sfogarti quando sei arrabbiata, non sono la persona che tutti voi credete e sicuramente non sono uno a cui puoi dire di levarsi dalle palle come se nulla fosse" marcò bene i non mentre mi guardava negli occhi, eravamo così vicino, sentivo il suo respiro irregolare sulla mia pelle.
"Spostati" dissi in un sussurro ma scosse la testa.
"Dimmi che ti è preso" disse e lo spinsi via da me.
"Perché pensi di poter essere stronzo con me quando sei arrabbiato ma io non posso?" Chiesi
"Perché io sono mentalmente instabile e tu no" rispose semplicemente dopo essersi leccato le labbra.
"Non farlo mai più" dissi acidamente e lui spinse la testa all'indietro dopo essersi appoggiato alla parete anche lui.
"O se no cosa?" Chiese ghignando e roteai gli occhi sbuffando sonoramente.
"Sei uno stronzo"
"Lo so"
"E anche un bastardo" aggiunsi e fu lui a roteare gli occhi.
"Hai finito di insultarmi?" Chiese alzando un sopracciglio e scossi la testa.
"Sai? Sarebbe meglio se fossi gentile quando c'è Ketusha tra le palle"
"Quello non sono io e lo sai benissimo"
"Già" sospirai pesantemente per semplicemente andare via da quella stanza che stava cominciando ad essere soffocante.
"Forse ci sarà un giorno in cui smetterò di andare dietro a questa ragazza" disse più a sé stesso che a me ma lo sentii comunque, sorrisi mordendomi il labbro inferiore mentre scuotevo la testa.
Che cavolo mi stava succedendo?

B I Z Z L EWhere stories live. Discover now