CAPITOLO 64

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«Cosa? Stai scherzando... Dimmi che stai scherzando.» Karol sta discutendo al telefono con il padre. Si trova nel corridoio antecedente la palestra, e Klem è davanti a lui con il borsone che gli pesa sulla spalla. «Perfetto! Quindi nessuno di noi può entrare in casa!» si gira nervosamente un ricciolo tra le dita. «No che non sto calmo.»

«Karol, abbassa la voce...» sospira il gemello, ricevendosi un'occhiataccia.
«Sì, sì... Certo, grazie mille. Ciao papà» mette giù la chiamata e si infila il cellulare con furia nei pantaloni. «Possibile che nessuno in questa famiglia abbia le chiavi? Le uniche le ha la mamma e, indovina, si trova a fare commissioni per la città fino a chissà quando!»

Karol è arrabbiato.
Quel giorno ha dimenticato le chiavi di casa sulla scrivania. Ha sperato in Klem con scarso successo, dato che gli ha risposto che non le porta mai con sé, quando sa che lui non deve uscire. Ha chiamato il negozio di fiori dei suoi e il caso ha voluto che nemmeno il padre le avesse. Solamente la madre ne è in possesso, ma non si trova in negozio e non può andare a prenderlo a scuola.

«Che cazzo...» impreca tra i denti e non la smette di torturarsi i capelli.

È da quando ha scoperto Mic con Rachel che è diventato intrattabile. Ha passato i giorni più brutti della sua vita. Dopo un intero pomeriggio a disperarsi, tuttavia, ha deciso di dover dare un taglio netto a tutta quella faccenda. Non ha più nominato Mic, non ne ha parlato con Fabian e nemmeno con Klem, nonostante l'avesse provato a persuadere.
Ha stabilito che è un capitolo chiuso.

«E adesso dove vado?»

Peccato che lo dimostri solo all'esterno. Dentro di lui si sente soffocare, basta un niente per farlo innervosire e scattare come una molla. Klem non sa più a cosa aggrapparsi per parlare con lui in maniera civile.

«Non posso starmene in giro fino a stasera e non ho voglia di andare in negozio. Devo studiare.»

In realtà, prima di mettere un punto alla storia con Mic, ha passato una notte intera a scambiarsi messaggi con Colton. Deve ammettere che, dopo un periodo dove non lo riconosceva più, e nel quale hanno interrotto le lezioni di batteria, solo adesso hanno ritrovato il rapporto di un tempo. Colton gli ha consigliato di trovarsi anche lui un altro o un'altra, di pensare a qualcosa che lo faccia stare bene e che dia un senso alla sua vita. Per quanto sia stato di aiuto, però, Karol non ci riesce.

Colton!

Spalanca gli occhi e manda un messaggio all'amico.

Bee-beep.

Gli arriva subito la risposta.

Scusa, ho l'ultima seduta dal tatuatore. Ci vediamo domani, se vuoi.

Sospira sconsolato.
Ha avuto l'occasione di vedere il suo tatuaggio la settimana precedente, e deve dire che è davvero stupendo e freme dalla voglia di ammirarlo completato. Sa che Colton ha passato un brutto periodo, ma non è stato propriamente uno dei suoi confidenti. Comprende benissimo come possa raccontare di sé di più a qualcuno come Willis, tuttavia, non appena il batterista si è sentito meglio, l'ha subito cercato. La prima cosa che gli ha detto è stata di quel tatuaggio.

Adesso cosa faccio?

«Vai da Fabian» propone Klem.
«Non c'è neanche lui.»
«Allora ti rimane un'unica opzione.»

No.

Non quella che sta evitando con tutto se stesso.

Non posso.

Non il motivo per cui è così agitato.

Ti prego, non voglio.

«Stai in palestra a studiare e poi andiamo in negozio insieme.»
«Klem...» avrebbe voluto rispondere a tono, ma si rende conto della voce tremolante che gli è uscita.
«Stai tranquillo, tu mettiti con le cuffiette e non alzare lo sguardo dal libro.»
«Non ce la faccio...»

Rumore CompliceWhere stories live. Discover now