Capitolo 14

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"Andrea è stato il mio primo amore. Siamo stati insieme cinque anni, se comincio a contare dal primo bacio in terza media. Andrea è stato tutte le mie prime volte, e lo stesso sono stata io per lui. Siamo cresciuti insieme, affrontando tutti i problemi adolescenziali, e le cazzate di quell'età. La passione per la stessa squadra ci rendeva ancora più complici. Eravamo fatti per stare insieme ed eravamo convinti che niente ci avrebbe separato, e ci scommetto che se non fosse successo quel che è successo, probabilmente a quest'ora saremmo già sposati" comincio, pronunciando queste parole tutte d'un fiato e senza smettere di mantenere il contatto visivo con Paulo.

Mi scruta attentamente, ascoltando le mie parole e forse cercando di capire cosa gli sto per dire.

"Avevamo scelto la stessa scuola superiore, nonostante lui non fosse portato per scuole pesanti, ma se la cavava benissimo lo stesso. Soprattutto quando le versioni gliele passavo io", confesso, sorridendo al ricordo. "Al secondo anno, durante una partita di calcetto, perde i sensi all'improvviso e da lì la nostra vita è cambiata... In soli tre anni ha lottato contro due tumori, prima ai polmoni,  poi al pancreas. Ogni volta che ne sconfiggeva uno, ne veniva fuori un altro, fino all'ultimo, che me l'ha portato via. Lui ha affrontato tutto con una forza incredibile, rendendo immensamente forte anche me e la sua famiglia. Sentivo di amarlo ogni giorno di più e, se me lo avesse chiesto, lo avrei sposato anche in ospedale, in camice e con i capelli rasati come lui".

Le sue labbra si alzano leggermente in su, ascoltando le ultime parole, e una sua mano si posa dolcemente sotto il mento, in una leggera carezza.

"Gli sono stata vicino fino all'ultimo giorno, e gli ultimi mesi ce li siamo goduti insieme e a pieno. I suoi diciotto anni li abbiamo festeggiati in ospedale, perché nell'ultimo periodo non riusciva davvero più a fare niente, ma per lui avevo organizzato una festa così bella, che per qualche ora quell'ospedale è sembrato uno dei locali più costosi ed eleganti del mondo. Mi aveva promesso che avrebbe resistito anche per l'arrivo dei miei... ma non ce l'ha fatta. Mi ha lasciata qualche settimana prima, e nonostante mi fossi preparata a quel momento, viverlo mi ha distrutta completamente. Il giorno del mio compleanno, sua sorella mi ha consegnato un pacchetto per me, con l'ultimo suo regalo e una lettera, che prima di leggere ho fatto passare del tempo".

Mi fermo per prendere fiato, spostando lo sguardo sul soffitto, non riuscendo più a sopportare lo sguardo di Paulo fisso su di me, ma appena lo faccio sento subito la sua mano posarsi sulla mia pancia scoperta, accarezzandola piano.

"Già dai primi tempi in cui non era più tra noi, sentivo di averlo comunque accanto, perché in ogni posto in cui andavo, o in ogni cosa che facevo, lui trovava un modo per esserci, nelle piccole cose. In qualsiasi posto mi trovassi da sola, trovavo la forma di un cuore, sui cuscini, sul tavolo, su un libro, nel cappuccino, in ogni cosa. Così dopo un po' di mesi, ho deciso di leggere la sua lettera, ed è stato lì, che ho cominciato a capire. Le sue parole mi hanno cambiato la vita, e dopo quelle non ho più sofferto la sua assenza... almeno non come la soffrivo prima."

Mi giro verso di lui, e lo noto con gli occhi lucidi, con i quali mi chiede di continuare.

Prende la mia mano, intrecciandola con la sua.

"Cosa ti diceva nella lettera?", mi chiede poi, titubante.

"Ha descritto la nostra storia, ricordando le cose più belle e più brutte che ci erano successe insieme. Mi ha spinto ad andare avanti, nonostante sapesse che non avrei amato nessuno mai come ho amato lui. Mi ha detto che, invece, sarebbe successo di nuovo, prima o poi. Mi ha detto che, anche se non lo avrei visto perché mi aveva lasciato, in realtà da me non sarebbe mai andato via, e lo avrei sentito quando ne avrei avuto il bisogno. E così è stato. Mi sarebbe stato accanto sempre, finché non sarebbe arrivato un momento, come ha scritto lui, in cui poteva permettersi di lasciarmi andare.
Così ho ricominciato a vivere. Sono partita, ho lasciato casa e la mia città, che mi ricordava troppo di lui. E in ogni gesto lo sentivo sempre con me... e poi ho incontrato te. So cosa vuol dire, e mi spaventa, perché non so quello che sento, non so ancora bene quel che provo per te."

Más que nunca - Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora