Capitolo 28

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Continuo a tenere lo sguardo fisso sul piatto di fronte a me, mentre cerco di non pensare quanto senta gli sguardi addosso a noi.

All'ultimo minuto, non siamo riusciti a trovare posti più tranquilli e appartati, e ci ritroviamo così al centro della sala di un ristorante tra i più belli del centro città.

Si, all'ultimo minuto Paulo ha comunque trovato un posto in cui andare, servendosi e approfittando quelle rarissime volte che gli serve del suo nome, ma forse questa volta non avrebbe dovuto farlo.

Gliel'avevo detto, di non dare il suo vero cognome.

Se non avessimo trovato posto, saremmo rimasti a casa, a mangiare una pizza sul letto, con tanto di tv sincronizzata sulla Champions.

Ma lui ci teneva così tanto, a portarmi a cena fuori.

"La nostra prima cena insieme, da soli - aveva detto, subito dopo aver conquistato un posto al ristorante - dopo quasi tre mesi, che vergogna! Non diciamolo mai a Claudio e Roberta..."

Anziché guardare le loro fidanzate, è proprio Paulo a sembrare la ragazza di tutte le coppie presenti in questo ristorante, o anche il ragazzo, se vogliamo mettere attenzione anche agli sguardi non indifferenti delle donne.

I ragazzi alternano passaggi di sguardi dal nostro tavolo, al televisore in sala che trasmette le partite della seconda giornata di andata di ottavi di Champions League.

Certo, dover portare a cena la propria ragazza la sera di San Valentino, mentre in tv c'è Real-PSG deve essere davvero difficile, perciò i ristoranti hanno deciso di venire incontro a loro.

Ma questo in cui eravamo noi è stato ancora più furbo, ha messo Paulo Dybala proprio al centro della sala, con la sua ragazza.

"Cosa ti turba?", sento chiedermi da Paulo, mentre continuo a muovere la forchetta sul cibo che non ho ancora toccato.

Lui, al contrario di me, non sembra minimamente toccato, né infastidito, da tutti gli occhi su di lui, ma non posso biasimarlo.
Situazioni del genere le vive costantemente, e comincio a chiedermi se sarò mai in grado di abituarmi a tutto questo.

"Il fatto che tutti gli occhi siano su di noi.. o meglio, su di te" gli rispondo, per poi riempirmi la bocca con un pezzo di pollo.

"Tutti gli occhi tranne quelli della mia ragazza.." dice, in un sussurro, poggiando la sua mano sulla mia al tavolo, invitandomi ad alzare lo sguardo.

Lo guardo, è serio e sembra preoccupato, mentre cerca una risposta nei miei occhi, una risposta a qualsiasi cosa io abbia in questo momento.

Ma in realtà, non lo so nemmeno io.

Abbozza un sorriso dolce, che non riesco a ricambiare.

"Bea, cosa c'è che non va?" mi chiede in un sospiro, mentre cerca di tenere la mano ferma dal passarla tra i capelli, come quando è nervoso.

"C'è che un anno fa, a quest'ora, ti ritenevi l'uomo più fortunato del mondo, al fianco di Antonella, e le dicevi di amarla immensamente" dico tutto d'un fiato, senza pensare che non è questo il luogo giusto in cui parlarne.

Avrei potuto farlo una volta a casa, o in tutto il pomeriggio passato a letto con lui, perché mi ero così intimorita e rattristita proprio ora?

"Se è per questo, ieri sera ero convinto che la partita sarebbe finita 3 o 4-1 per noi", è la sua risposta.

Secca e tagliente, ed è 1-0 per lui.

"Perché pensi a questo? Ti ho dato motivo di pensare a lei? Ho fatto qualcosa che non dovevo?" comincia a chiedere, in un tono che non capisco se è disperato, o infastidito.

Más que nunca - Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora