Capitolo 31

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Sorrido raggiante mentre metto piede nella macchina di Paulo la mattina dopo la cena.

Marco e Luca si accomodano dietro, io invece sono di fianco al guidatore. Avremmo girato per il centro e potevamo anche fare a meno della macchina, ma in queste mattine le temperature erano davvero basse e si aspettava solo la neve, perciò Paulo ha pensato di portarci prima al monte dei Cappuccini, poi avremmo continuato a muoverci a piedi.

"Buongiorno" dice Paulo a tutti, guardandomi per qualche istante e sorridendomi dolce.

Come il giorno prima, non si sarebbe avvicinato per darmi un bacio per salutarmi, lo avremmo fatto forse di nascosto, una volta scesi dall'auto.

Il viaggio, come sempre, è tranquillo e rilassato, i ragazzi parlano tra di loro e un po' di tutto, e Marco non nasconde che si vanterà di tutto quello che ha vissuto qui a Torino grazie a Paulo Dybala, una volta tornato in patria, e scatenando la sua risata.

Nonostante tutto, lo vedo strano, pensieroso, e non ne capisco il perché, dato che ieri sera siamo stati in contatto, e anche stamattina finché non ci siamo visti.

Porto la mia mano sulla sua, alla fermata di un semaforo rosso. Lui posa lo sguardo sul mio gesto, intreccia piano la mia mano con la sua e ne accarezza il dorso con il pollice, senza staccare gli occhi dalle nostre mani, e senza, però, spostarli su di me, che invece continuo a fissarlo.
Gli lascio la mano al momento del verde e mi giro verso il finestrino, sentendo però addosso il suo sguardo per qualche secondo, per poi riportarlo sulla strada.

"Ma lo sapete che ho guidato questa macchina, un giorno?" dico poi ai ragazzi, fiera di me stessa e con un po' di voglia di farmi invidiare, sapendo che nessuno dei due aveva mai guidato una Jeep.

"Come hai potuto, Paulo? Questa è una macchina nuova, quindi, dopo che l'altra te l'ha distrutta?" chiede Luca, facendolo ridere e scuotere la testa.

"Ammetto che non avevo altra scelta, perché è stato il giorno dopo l'infortunio e non potevo guidare, però è stata brava, devo dire" dice Paulo, continuando a tenere lo sguardo fisso sul traffico, ma sorridendo e guardando i ragazzi per qualche secondo dallo specchietto.

"Non devi far finta con noi Paulo. Sappi che sei stato solo fortunato, perché la macchina di casa l'ha rigata.. e in garage, per giunta" aggiunge Marco, facendo ridere tutti.

"Dai... avevo appena preso la patente! Poi non ho mai fatto danni" faccio io, per difendermi dall'assalto dei soliti uomini contrari o impauriti dalle donne al volante.

"Certo, perché quello basta e avanza... Poi dai, col cambio automatico... ci credo che sei stata brava!" continua poi Luca, mentre Paulo ricomincia a ridere.

"E' stato proprio quello che le ho detto io" aggiunge lui.

"Ma vi siete alleati, brutti stronzi?" comincio a dire incrociando le braccia al petto e poggiando i piedi sul cruscotto, offesa,  disperata e divertita nello stesso tempo.

Lo sguardo che mi lancia Paulo è un misto tra arrabbiato e impaurito. Cerca di rimanere fermo e in silenzio, per non risultare esagerato di fronte a mio fratello, ma poi non resiste.

"Piccola Bea... bella, meravigliosa Bea - comincia, ridendo nervoso e battendo piano la mano destra sul volante - i piedi. Giù. Ora" conclude poi, autoritario, portando la mano sulle mie caviglie e spingendole giù.

Scoppio a ridere, accompagnata dai ragazzi dietro, e qualche secondo dopo anche da Paulo, che in un gesto nervoso si porta il ciuffo dietro la fronte.

Mi godo le frasi e le attenzioni che mio fratello gli dedica, facendolo ridere e sentire a suo agio sempre di più. E Paulo è totalmente preso e tranquillo. Sembrano amici di una vita.

Más que nunca - Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora