La Stanza Del Panico

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Avete presente quando vi chiudete a riccio in voi stessi per paura di quello che la gente potrebbe pensare della vostra opinione?

Ecco, è più o meno quello che è successo a me, anche se in scala un tantino più complessa.

Una mattina mi sono svegliato tranquillamente, ho fatto colazione, mi sono sparato una sega, ho giocato un paio di partite a Monster Hunter e sono uscito a fare una passeggiata.

Non è che sia uscito di casa prestissimo, sia chiaro, perciò mi sembrava strano che in giro non ci fosse nessuno, nemmeno alla stazione del treno, insomma, quello è un posto che pullula costantemente di coglioncelli "Dark" che ascoltano trap e rap a tutto volume con quelle cazzo di casse.

Forse di ciò mi ritrovai sollevato, ma comunque non era normale.

Decisi di fare sosta al parco vicino al centro, per provare a rilassarmi un po' e svuotare la mente, cosa abbastanza difficile per uno come me.

Sì.

Uno.

Però, anche se solo per quella quasi impercettibile frazione di secondo, potersi sentire davvero da soli, senza percepire il mondo che hai attorno, che sia formato da persone, animali, piante, cagate di cane per terra e quant'altro, è una sensazione che dovrebbe essere la più preziosa della nostra vita.

La solitudine, quando questa è sinonimo di benessere, ti porta alla vera felicità!

Purtroppo non è il mio caso, visto che mi distraggo a guardare le nuvole a forma di cazzo, perciò non so ancora cosa si provi ad essere felici.

Felici davvero.

Dopo una decina di minuti mi ruppi il cazzo a stare sdraiato sull'erba guardando il cielo, e pensai che la giornata sarebbe andata così, se non avessi incontrato nemmeno una forma di vita intelligente.

Decisi di dirigermi verso il porto, forse lì avrei beccato qualche marocchino, anche se non sarebbe stato proprio il massimo, ma di sicuro è meglio di niente.

Nemmeno passando per la piazza trovai qualcuno, niente di niente.
Pensai che si fossero tutti trasferiti, e si fossero dimenticati di me.

Il ché non sarebbe stato strano, non sarebbe stata né la prima né l'ultima volta che qualcuno si fosse scordato della mia esistenza.

Iniziai a rassicurarmi su questo fatto, e pensai subito a tutti i vantaggi che ne sarebbero conseguiti.

Girare nudo per la città, prendere tutti i fumetti che c'erano nella fumetteria vicino la piazza, sfasciare un paio di vetrine, dare fuoco a qualche appartamento e cose così.

Ma pensai subito che dopo un po' di tempo mi sarei stufato di tutta questa routine, perciò avrei dovuto inventarmi qualcosa che sarebbe andato oltre il lungo temine.

Insomma, rischiavo di diventare pazzo restando tutto questo tempo da solo!

Arrivai al porto, finalmente, e mi sedetti su una panchina a guardare il mare.

Era così bello il mare.

Sembrava quasi dorato, con tutta la luce solare che rifletteva.

Mi guardai un po' intorno ad osservare il silenzio.

Peccato che mi annoio facile, io.

In pratica mi trovavo in un deserto, un deserto con le strade, però, e le case, i negozietti cinesi, i marciapiedi, le pozzanghere...

Eccetera.

Eccetera.

Verso mezzogiorno iniziai a muovermi verso la spiaggia, pensai che sarebbe stata la volta buona per prendermi un po' di sole.

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