38. Stivali a luglio, vertigini improvvise e portachiavi salvavita

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I due ragazzi arrivarono in cima alla cupola e Tsubaki poté finalmente respirare aria fresca. Guardando in basso oltre la balaustra di pietra, vide i numerosi turisti che passeggiavano sulla terrazza alla base della cupola, alcuni metri più sotto. 

«Tra meno di cinque minuti avranno già fatto il giro del balcone e non vedranno l'ora di scendere, "perché il paesaggio è monotono"» citò il corvino, con tono piatto.

Tsubaki buttò rapidamente l'occhio sul panorama: tra l'omogeneità degli edifici, che in sé non avevano nulla di singolare, di particolare scorse solamente uno strano palazzo fatto di vetro nero, l'unico che spiccava nell'uniformità.

«Ci sei già stato?» chiese.

«Qualche anno fa, con mio padre. Ora capisco perché siamo venuti proprio qui».

«Voleva controllare le gemme?».

Kid annuì. «Ma allora non lo sapevo».

Tsubaki notò che il corvino stava andando sul lato opposto della balaustra e lo seguì.

«E adesso come fai a sapere delle gemme?».

«A volte si ubriaca anche papà» sorrise lui, girandosi verso la camelia.

«Non ci posso credere...» ridacchiò la corvina.

«Sono un pessimo figlio, lo so» sogghignò Kid, avvicinandosi a una delle colonne che sorreggevano la piccola guglia sopra la cupola.

«Si trova lì?» domandò Tsubaki, quando lo vide arrampicarsi in maniera pericolante per raggiungerla.

«Esatto» disse lui con fatica. «Puoi tenermi le gambe così non scivolo?».

La ragazza gli afferrò i polpacci e lo aiutò ad arrivare ancora più in alto, consentendogli di raggiungere il punto in cui era incastonata la gemma.

«Ci siamo... quasi...» si sforzò Kid. «Un altro... po'... PRESA!» esultò. La corvina gli lasciò le gambe e lui ritornò a terra con un salto, mostrandole subito il diamante.

«Wow! È davvero bella!».

«Già» sorrise Kid, sollevando il braccio per puntarla contro il sole: era incredibilmente trasparente.
Aprì bocca per dire che ora potevano tornare indietro, ma il suo telefono squillò. Lo prese svelto dalla tasca e rispose alla chiamata.

«Dimmi» fece.

«MANDACI RINFORZI, KID!» gridò Liz, seguita da uno sparo. «CI HANNO ATTACCATI!».

Tsubaki riuscì a sentire tutto perché la ragazza stava inconsapevolmente urlando, e lanciò uno sguardo preoccupato al corvino.

«Arriviamo!» si agitò Kid, mettendo via la gemma e scattando verso l'uscita.

La giovane maestra lo rincorse più veloce che poté, stando attenta a non inciampare.

«Cos'è successo?».

Kid faceva due scalini alla volta, ma nonostante fosse parecchio distante da Tsubaki, capì la sua domanda.

«Ci hanno seguiti» affannò. «Hanno attaccato Liz e Soul».

«C-Chi li ha attaccati?» chiese la corvina, titubante, anche se una mezza idea ce l'aveva.

«La sua banda».

Tsubaki affrettò il passo. «Come fai a dirlo?».

Kid aspettò di uscire dalla basilica prima di risponderle e le strinse un polso per non perderla tra la folla. Tsubaki si sentiva la gola secca e i polmoni in fiamme, ma continuò a correre lo stesso.

VENOM [Soul Eater]Where stories live. Discover now