Capitolo 36

10.3K 228 25
                                    




<<L'intero mondo del calcio si unisce al dolore della società Fiorentina, per la tragica e improvvisa scomparsa del proprio capitano, e la città di Firenze accoglie le maggiori società calcistiche italiane e le principali università scientifiche della zona in un incontro senza precedenti, in ricordo del giovane calciatore>>

Ascolto attentamente le parole della giornalista del TG locale nel bar sotto casa mia, mentre mi libero della divisa da lavoro, una volta terminato il turno.

Da pochi giorni avevo cominciato a lavorare come cameriera, sperando di guadagnarmi qualcosa da sola, in vista delle spese che l'università, i libri per studiare, e il vivere da fuori sede richiedevano fin troppo spesso.
E poi, organizzandomi con le lezioni e le ore di studio, era per me un modo per tenere la testa sempre impegnata.

Una volta fuori dalla cucina interna al bar per prendere le mie cose, saluto velocemente il titolare per tornare a casa, giusto il tempo per cambiarmi e prendere, insieme alle mie amiche e i miei colleghi, il primo treno per Firenze.

Anche la mia facoltà si era voluta unire all'occasione.
Il tragico evento aveva scosso tutti, dalle società calcistiche, alle università, le scuole e aziende lavorative.
Da donna, un nodo in gola mi aveva accompagnata in tutti questi giorni, dopo la notizia scioccante, immaginandomi nei panni dei familiari, dei genitori, della sua compagna.
Da tifosa, avevo visto e sentito regalare amore che andava oltre i colori e le ostilità tra le varie squadre.
Tutti erano diventati una cosa sola.
Tutti erano fratelli.

A Firenze, la facoltà di medicina aveva così organizzato una sorta di raccolta fondi per permettere l'arrivo di defibrillatori e di tutto il necessario pronto intervento in qualsiasi luogo sportivo e non, aggiungendo anche una piccola lezione per tutti su un'eventuale soccorso immediato, anche per chi non era del mestiere.

Inutile dire che avrei pagato e venduto oro, pur di esserci, e questa mia voglia andava oltre la paura di rivederlo, perché si, lui ci sarebbe stato, assieme a gran parte della società e staff medico, perché quella lezione poteva essere d'aiuto davvero a tutti.

Nonostante da oltre un anno mi trovassi a pochi passi da Firenze, non avevo ancora avuto la possibilità di visitarla.
Amavo questa città, e vederla ora, riempita di sciarpe e maglie viola e di tutte le squadre italiane, striscioni azzurri, bianconeri, giallorossi, con piccole dediche per l'accaduto, la rendeva ancor più bella di quanto non lo fosse già.

Poiché l'incontro presso la facoltà di medicina sarebbe stato nel pomeriggio, nelle poche ore successive al pranzo io, Alessia, Elisa, Matteo ed altri colleghi avevamo girato molto, ed io ero sempre più incantata da ogni strada che incamminavo.


"Starai tranquilla, non lo guarderai, non lo cercherai, lo ignorerai, lo eviterai, a costo che io ti prenda a pugni per fermarti. Parole tue eh", mi sussurra Ale, una volta in fila per entrare nell'imponente struttura ultramoderna che ci avrebbe ospitato per qualche ora.

Annuisco semplicemente, ma non sarebbe stato difficile evitarlo.
Tra le centinaia di persone, nemmeno volendolo, saremmo riusciti a far incrociare i nostri sguardi, ed io non sapevo se esserne sollevata o delusa.

Una ventina di minuti più tardi, tutti noi siamo seduti in un'aula magna di immense dimensioni.

Eravamo stati divisi in gruppi, tra studenti, calciatori, società e lavoratori di campo medico e biomedico, e devo dire che non riesco a trattenere un sospiro di sollievo nel vedermi lontana dal gruppo del mondo calcistico.

Siamo immersi in divertenti conversazioni, quando la partenza di un grande applauso ci fa capire che in sala erano arrivate le squadre.
Non so in base a quale criterio siano state scelte, ma oltre la squadra viola, tra i sedili vi erano la Roma, il Cagliari, il Genoa e la Juventus.
Oltre il lavoro, molti membri delle varie squadre erano stati legati da una profonda e vera amicizia con il giovane scomparso, e questi ci avevano tenuto a partecipare al grande evento.
Nonostante il grande numero di persone davanti e intorno a me, e nonostante la mia piccola statura, riuscivo a scorgere i volti di tutti.
Il mister, il capitano, Andrea Barzagli, Giorgione, Claudio, Federico Bernardeschi, Miralem.. e poi Paulo, che sicuramente non conosceva il calciatore come i suoi compagni, ma che, da principale giocatore della squadra nell'ultimo periodo, non poteva mancare.

Más que nunca - Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora