Capitolo 39

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Ho sempre trovato la città di Torino qualcosa di meraviglioso.
La sua storia, la sua grandezza, le sue caratteristiche che la rendono così europea e diversa dalle altre città italiane.

E' così grande, ma allo stesso tempo intima.

Non c'è caos, tutto è sempre al suo posto e la gente è fin troppo tranquilla, esigente e chiusa.

Tutto questo mi fa capire il perché un calciatore la ami così tanto.

O riesca a ritenerla presto casa.

Se lo si incontra per strada, non sempre viene assalito per una foto, ma lo si lascia stare, a maggior ragione se è con la sua famiglia.

E più spesso era capitato anche quando mi trovavo in giro con Paulo.

Potevano guardarci, a volte ci salutavano soltanto con la mano, ma vedendoci insieme e per fatti nostri, molto spesso non si avvicinavano a interrompere il momento, quando, invece, non ci avrebbero disturbato affatto.

Ho sempre amato Torino, nonostante sia così diversa dalla mia città natale.

Da me ci si urla addosso per salutarsi da lontano, non si suona alla macchina ferma davanti a te, perché sta salutando un amico che è a piedi.

Da me, quando si torna a casa per le feste, si fa il giro per le case dei parenti senza dimenticare nessuno e senza permettersi di rifiutare un caffè e qualcosa da mangiare perché ti vedo sciupata, ma mangi?

Negli anni del liceo non vedevo l'ora di andare via, lontano, ammaliata ed euforica all'idea del vivere da sola, studiare fuori e organizzarsi la vita per conto proprio, conoscere persone nuove.

Ma è appena decidi di farlo, che ti rendi conto davvero di quanto ami la tua patria, per la quale piangi ogni volta che ci torni e poi la lasci di nuovo.

Eppure, nemmeno la nostalgia di casa mia, mi faceva amare di meno uno città come Torino, che ora ero intenta ad ammirare, con le ultime luci della giornata, prima del tramonto, dal monte dei Cappuccini.

La fisso, sotto di me, e penso a quanto sia stata capace di darmi in così poco tempo, ma anche a quanto sia stata capace di togliermi altrettanto velocemente.

Sulla sinistra si scorge Piazza Castello, strada che più volte ho attraversato con Simona, con le braccia piene di buste, nei primi giorni in cui la stavo conoscendo, e nei primi giorni in cui Paulo aveva cominciato a farmi tremare il cuore.

In fondo in fondo, se strizzo un po' gli occhi, scorgo la stazione di Porta Nuova, che mi ricorda quante cose sono cambiate già soltanto lì, dalla prima volta in cui ci sono stata, dopo aver incrociato per caso la mia squadra del cuore e Paulo, fino alle ultime volte in cui a venirmi a prendere e riaccompagnarmi per ripartire c'era lui stesso.

In fondo a destra, si scorge lo stadio, e non mi ci vuole molto a emozionarmi ancora, nel ricordare tutte le gioie che mi ha regalato, dalla prima in cui, grazie a Claudio e Roberta, io e Simona lo abbiamo visto e abbiamo pianto insieme alla dedica di Claudio, fino all'ultima volta in cui, invece, la dedica è arrivata da Paulo, la più bella in assoluto.

Abbasso lo sguardo sul muretto proprio di fronte a me e non posso non ricordare il motivo più bello che mi spinge ad amare immensamente questa città.

Qui c'è stato l'inizio di tutto.

E nonostante adesso questa storia mi stia calpestando il cuore, passandoci sopra infinite volte, Paulo rimane la ragione che più mi ha resa felice in questi mesi in questa città, e per quanto lo voglia, non posso cambiare idea su questo.

Más que nunca - Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora