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Il ristorante dove mi portò si rivelò una vera sorpresa: visto da fuori sembrava una vecchia locanda, come quelle dei film, ma quando entrammo dovetti ricredermi.
Si trovava fuori città, a circa quindici minuti da casa mia, e l'aspetto trasandato che caratterizzava l'esterno si contrapponeva al lussuoso interno. Dal personale altamente professionale ai tavoli impeccabili e apparecchiati in attesa di chissà quale ospite importante. Tovaglie color avorio erano abbinate a tovaglioli bordeaux e tende chiare, i bicchieri erano tutti di cristallo e le posate così lucide che ci si poteva specchiare. L'unica cosa che corrispondeva alla mia immaginazione era la piccola dimensione del locale. In totale c'erano circa dieci tavoli in tutto il ristorante, e la cosa mi piaceva. Era tutto molto più intimo e l'atmosfera davvero piacevole e rilassante.
"Ti piace?" mi chiese Trevor dopo che ci fummo seduti al tavolo che aveva prenotato.
"Sì, è molto bello." Mi guardai intorno ancora una volta, consapevole degli occhi di Trevor su di me.
Nell'aria c'era un profumo di cibo così delizioso che il mio stomaco brontolò.
"Come fai a conoscere un posto del genere? Voglio dire, dall'esterno non sembra così bello."
Trevor mi sorrise compiaciuto. Quel sorriso era diventato ufficialmente uno dei miei preferiti.
"Ogni anno mia madre trascinava me e mio padre qui per festeggiare l'anniversario del loro matrimonio. Era una tradizione di famiglia" replicò Trevor senza staccare gli occhi dai miei.
Con il completo nero e la camicia bianca con i primi bottoni slacciati era davvero affascinante. Era l'uomo più bello che avessi mai visto.
"Tua madre ha un ottimo gusto."
"Sono d'accordo."
Avevo notato perfettamente che Trevor aveva parlato della sua famiglia usando il passato, ma decisi di ignorare la mia curiosità. Fargli una domanda tanto privata al nostro primo appuntamento non sarebbe stata una grande mossa.
"Mi chiedevo quando saresti tornato a farmi visita." Una voce profonda interruppe il nostro dialogo fatto di sguardi.
Trevor spostò gli occhi su una persona alle mie spalle e io mi voltai automaticamente.
Un uomo sulla cinquantina si fermò al nostro tavolo con un largo sorriso. Aveva i capelli grigi, una corporatura robusta e degli occhi furbi che sembravano nascondere un passato intrigante. Dalla divisa da cuoco che indossava non impiegai molto a capire cosa ci facesse in quel ristorante.
"Anthony, che piacere vederti!" Trevor si alzò dalla sedia per stringere la mano dell'uomo.
"Non venivi qui da anni."
"Sono un uomo piuttosto impegnato."
Anthony, dopo i convenevoli, spostò la sua attenzione su di me, facendomi sentire in leggero imbarazzo.
"E questa bellissima fanciulla?" domandò a Trevor, ma senza guardarlo.
"Anthony, ti presento Haylee. Haylee, lui è Anthony, cuoco e proprietario di questo ristorante."
Anthony allungò una mano e io feci per stringere la sua, ma lui la prese e la baciò. Quel suo gesto mi colse di sorpresa, però feci prevalere la buona educazione e non mi ritrassi come avrei voluto fare.
"Piacere di conoscerla" dissi, cercando di mascherare il disagio.
Lui mi sorrise gentilmente, ma qualcosa nel suo sguardo aveva attirato la mia attenzione.
Mi osservò per un altro istante dopo aver lasciato la mia mano, poi un ghigno furbo gli incurvò le labbra.
"Cosa ci fa la ragazza del figlio dello sceriffo a cena con te?"
Mi immobilizzai all'istante.
Nonostante il tono scherzoso di Anthony, anche Trevor si rabbuiò.
Quell'uomo sapeva chi ero, e questo mi spaventava. Se conosceva lo sceriffo e Dominic, avrebbe potuto raccontare di avermi vista. Dominic, allora, mi avrebbe trovata.
Trevor mi lanciò un'occhiata preoccupata e, quando lo guardai, capii una cosa: non potevo avere paura per sempre. Dovevo vivere e godermi la mia nuova vita. Il passato era passato, quello che mi importava era il presente.
Mi schiarii la voce per ritrovare un tono deciso e per niente intimorito.
"Non è più il mio ragazzo" affermai con convinzione.
Dirlo ad alta voce, e soprattutto ad una persona che non fosse Trevor o il dottor Barnes, mi fece stare meglio. Mi sentii più leggera.
"Mi dispiace, non volevo essere indiscreto." Negli occhi di Anthony vidi un reale dispiacere, così mi sforzai di sorridergli.
"Non è un problema" lo rassicurai. "Allora, cosa ci consiglia?" domandai indicando i menu.
Alle spalle di Anthony, Trevor si rilassò e si sedette di nuovo al suo posto.
"Lasciate fare a me. Non ve ne pentirete." Ci fece l'occhiolino e tornò in cucina.
Quando si fu allontanato abbastanza, il sorriso di Trevor si spense all'improvviso.
"Possiamo andare via anche adesso, se vuoi" asserì con determinazione.
"Perché?"
Con un cenno della testa indicò la cucina dove si trovava Anthony.
"Lui ti conosce. Se hai paura o ti senti a disagio, possiamo andarcene subito."
Scossi la testa sorridendogli. "Non ce n'è bisogno."
"Ne sei sicura?"
"Sì. Mi chiedo soltanto come faccia a conoscermi: io non l'ho mai visto" riflettei ad alta voce.
"Forse vi siete incontrati una volta e non lo ricordi."
Alzai le spalle. "Può darsi."
Trevor mi osservò attentamente per qualche secondo, come se volesse cercare un significato nascosto dietro le mie parole.
"Sei bellissima."
Il battito del mio cuore schizzò alle stelle e, per cercare di non arrossire, mi distrassi prendendo il bicchiere e bevendo un sorso dell'acqua che il cameriere mi aveva versato poco prima.
"Grazie," dissi sorridendo, "anche tu."
Mi presi qualche secondo per ammirarlo in tutto il suo splendore. Non aveva niente di particolare, ma vederlo in un completo così elegante era perfetto. Gli donava molto quel tocco di eleganza in più.
Le labbra di Trevor si incurvarono in un sorriso, e io non potei fare a meno di desiderare di baciarlo. Volevo sentire ancora le sue labbra sulle mie.
"Ecco qui." Anthony interruppe i miei pensieri presentandosi al nostro tavolo.
"Grazie" dissi quando appoggiò un piatto fumante davanti a me.
"È un filetto alla Wellington" spiegò, guardando prima me poi Trevor, che fissava il suo piatto. "Buon appetito."
Quando Anthony se ne andò, Trevor mi guardò soddisfatto.
"Il filetto che prepara Anthony è il più buono che abbia mai mangiato. Sono sicuro che piacerà anche a te." Mi fece l'occhiolino e impugnò forchetta e coltello.
Lo guardai negli occhi, sentendomi un po' agitata, e nel suo sguardo notai lo stesso nervosismo.
"Trevor, devo dirti una cosa" esordii senza abbassare lo sguardo.
Lui mi guardò con aria leggermente perplessa, ma non disse nulla. Mi diede tempo e aspettò che fui io a parlare.
"In realtà io sono vegetariana."
Alzò le sopracciglia con stupore. "Oh, davvero?"
Fissai il mio piatto, poi iniziai a ridere. A ridere tanto.
"No, non sono vegetariana" riuscii a rispondere dopo aver ripreso fiato. "È che eravamo entrambi nervosi e volevo allentare la tensione."
Trevor soffocò una risata. "Be', immagino che tu ci sia riuscita."
"Dovevi vedere la tua faccia." Risi ancora, poi lui mi sorprese afferrandomi la mano.
"Tu, invece, dovevi vedere la tua, di faccia. Sei ancora più bella quando ridi."
Stavolta non riuscii a evitarlo e arrossii. Immaginai che il mio viso fosse diventato più rosso di un pomodoro maturo.
Mangiammo in silenzio per qualche minuto, ma non eravamo più nervosi. La sua compagnia mi rilassava, liberandomi la mente da ogni pensiero.
"Cosa ti piace?" domandò all'improvviso. Nei suoi occhi c'era una strana scintilla.
"In che senso?"
"Cosa ti piace fare?"
Alzai le spalle imbarazzata. Non ero abituata a domande simili e ad attenzioni del genere.
"Avanti, Haylee, non farti pregare." Mi fece l'occhiolino e appoggiò la schiena contro la sedia. "Facciamo un gioco: io domando e tu rispondi."
Alzai un sopracciglio guardandolo con aria di sfida. "Una domanda a testa."
"Ci sto." Trevor raddrizzò le spalle sfoderando un sorriso divertito. "Però comincio io."
Annuii dopo aver bevuto un sorso d'acqua, e il gioco iniziò.
"Cibo preferito?"
"Pasta al formaggio. Il tuo?"
"Tacchino ripieno. Adoro quello di mia madre."
"È brava a cucinare?"
"Scherzi? Mia madre non è brava, è la migliore del mondo. È lei che mi ha insegnato tutto."
"Tu sai cucinare?" chiesi guardandolo incredula.
"Ehi, piccola, stai facendo troppe domande. Tocca a me." Fece tamburellare due dita sul mento, poi il suo sguardo si illuminò. "Caldo o freddo?"
"Ma che domanda è?" protestai.
"Rispondi e basta." Mi sorrise con dolcezza.
"Dipende."
"Da cosa?"
Lo osservai a lungo tenendolo un po' sulle spine.
"Dipende dal contesto. Se dovessi scegliere tra una doccia calda e una fredda, preferirei quella calda; ma se dovessi decidere tra il caldo estivo e il freddo invernale, opterei per la seconda."
Trevor mi rivolse un'occhiata piena di interesse. "Perché l'inverno? Avrei giurato che ti piacesse l'estate."
"Perché mi piace vedere la neve che cade, osservare i fiocchi da dietro una finestra e bere cioccolata calda. Mi piace stare sotto le coperte quando fuori fa troppo freddo per fare una passeggiata, oppure cucinare qualche zuppa per riscaldarmi."
Non avevo mai detto a nessuno una cosa così, nemmeno a mia madre, e la cosa mi riempì di gioia.
"Cinema o libri?" domandai con lo sguardo basso.
"Libri" replicò prontamente Trevor.
"Sul serio? Che genere di libri?"
"Cosa ti aspettavi? Sono uno psicoterapeuta. Adoro leggere libri sulla mente umana."
"Sembra una lettura un po' noiosa."
Trevor rise di gusto. Era un suono bellissimo, il suo.
"Per me non lo è mai stato. Sono una persona curiosa e mi piace imparare cose nuove. Qual è il tuo film preferito?"
"Jurassic Park!" esclamai con entusiasmo.
"Mi aspettavo più qualcosa del tipo Titanic o Pretty Woman" ammise Trevor stupito.
"Oddio, no. Quella è roba per femminucce. Jurassic Park è il film più bello nella storia del cinema."
"Per femminucce? Cosa mi tocca sentire! Anche Titanic e Pretty Woman sono film bellissimi. Hanno fatto la storia."
Inizio a ridere, divertita dalla sua reazione. "Non dirmi che ti piacciono i film romantici strappalacrime!"
"Oh, no, però non li disprezzo. Preferisco i film horror. Comunque voglio sapere perché reputi quei film da femminucce."
Sbuffai alzando gli occhi al cielo. Trevor era davvero testardo."Sono quel genere di film che guardano le ragazze che credono nell'amore a prima vista, nel principe azzurro..."
"Tu non credi a queste cose?" chiese, diventando serio tutto d'un tratto.
Scossi lentamente la testa e distolsi gli occhi dai suoi. "No, non più."
Se la serata stava andando bene, nel giro di pochi minuti si stava trasformando in una completa rovina. Non volevo affrontare quell'argomento, soprattutto con Trevor, ma mi ero trovata con le spalle al muro. Inoltre, parlare con lui era una cosa così naturale che non avevo nemmeno pensato a quello che stavo dicendo.
"Ho un'idea." Trevor si alzò e andò alla cassa per pagare in conto, poi venne da me e mi porse la mano.
"Dove stiamo andando?" gli chiesi mentre mi conduceva fuori dal ristorante.
Salimmo in auto e lui avviò il motore.
"Non sono pronto a tornare a casa, Haylee. Voglio stare ancora con te."
La sua confessione mi ammutolì. Non riuscivo neanche a pensare.
Prima di uscire dal parcheggio, Trevor si voltò verso di me.
"Se tu sei d'accordo."
Nei suoi occhi vidi una scintilla di speranza che mi fece battere forte il cuore. Come avrei potuto dirgli di no?
"Vuoi venire da me?" domandai tutto d'un fiato.
Le sue labbra si incurvarono in un sorriso sincero e a me venne voglia di accarezzarle. Toccare la sua morbida pelle. Baciarlo e sentire di nuovo il suo sapore.
"Va bene, però prima dobbiamo fare una fermata."
Guidò per un paio di minuti, dirigendosi verso il centro della città. Era concentrato e non distolse gli occhi dalla strada nemmeno per un istante, una mano sul volante e l'altra sul cambio. Quella posizione lo rendeva stranamente attraente.
Accostò davanti ad un negozio di noleggio DVD e scendemmo dall'auto.
"Cosa ci facciamo qui?"
Trevor mi guardò divertito. "Mi crederesti se ti dicessi che non ho mai visto Jurassic Park?"
Mi bloccai in mezzo al marciapiede. "No."
"Sul serio. Non l'ho mai visto. E adesso voglio vederlo con te." Entrò nel negozio e da una macchinetta automatica selezionò il DVD di Jurassic Park.
Quando ritornammo in macchina, Trevor mi guardò perplesso.
"Stai bene?" mi chiese.
Mi schiarii la voce prima di parlare. "Sono ancora sconvolta per quello che mi hai detto. Davvero non l'hai mai visto?"
"Lo giuro."

Quasi tre ore più tardi eravamo sul divano del mio soggiorno, comodamente stravaccati e con una ciotola vuota tra di noi che prima conteneva popcorn.
"Wow" esordì Trevor quando iniziarono a scorrere i titoli di coda.
"Ti è piaciuto?"
"Sì, avevi ragione."
Mi alzai per portare in cucina la ciotola vuota.
"Io ho sempre ragione." Gli feci l'occhiolino e mi allontanai. "Vuoi qualcosa da bere?"
Aprii il frigo per prendere dell'acqua, e quando lo richiusi mi trovai Trevor davanti.
"Oddio" dissi sussultando.
"Non volevo spaventarti." Mi sorrise con aria colpevole, poi si appoggiò al mobile con una spalla.
Provai a dire qualcosa, ma non ci riuscii. I suoi occhi avevano catturato i miei e non c'era spazio per le parole.
"Haylee?"
"Sì?"
Fece un passo verso di me, accorciando la distanza che ci separava.
"Sto morendo dalla voglia di baciarti."
La bocca mi diventò improvvisamente secca.
Trevor chinò la testa su di me e mi accarezzò una guancia con il pollice. Io mi lasciai andare ad un sospiro, ma prima che potessi riprendere fiato, le labbra di Trevor si avventarono sulle mie.
Erano morbide esattamente come ricordavo, e il sapore di popcorn che avevano mi mandava fuori di testa.
Chiusi gli occhi, lasciandomi andare a quel bacio che avevo atteso tutta la sera. Era dolce, possessivo, rude e romantico al tempo stesso. Trevor era tutte quelle cose insieme.
Portò una mano sulla mia schiena attirandomi contro il suo corpo, e appena ci toccammo, lui emise un debole verso gutturale. Allungai le mani sulla sua nuca e accarezzai i capelli corti, poi mi alzai sulle punte dei piedi per cercare di essere alla sua altezza.
Trevor si staccò lentamente dalle mie labbra emettendo un debole sospiro. Mi stringeva ancora contro il suo corpo e mi sembrava di sentire il suo cuore battere forte quanto il mio.
"Possiamo rifarlo?" mi chiese puntando gli occhi nei miei.
Le pupille erano dilatate, piene di desiderio.
Annuii piano, poi lui ricominciò a baciarmi come se ne andasse delle nostre vite. Mi passò la lingua sul labbro inferiore e lo mordicchiò con dolcezza; però, quando mi invase la bocca, persi completamente il controllo.
Non sapevo più cosa stavo facendo. Mi lasciavo guidare dall'istinto e dal desiderio.
Con la bocca ancora sulla mia, Trevor mi sollevò portandomi sul divano. Si sdraiò facendomi stendere sopra di lui e mi strinse più forte di prima, come se non volesse lasciarmi andare mai più. Le sue mani si spostarono lentamente sulla mia schiena, raggiungendo il mio sedere, che accarezzò con dolcezza.
"Desideravo farlo da un sacco di tempo" ammise con il fiato corto.
Soffocai una risata e gli baciai la mascella. Iniziai a esplorare il suo corpo, soffermandomi sulle spalle e le braccia muscolose. Erano sode e forti.
"Dio, hai un corpo magnifico."
Mi misi a cavalcioni su di lui, emettendo un gemito strozzato quando percepii la sua eccitazione nel mio punto più sensibile.
Trevor mi accarezzò di nuovo la schiena, ma stavolta si fermò sulla cerniera del vestito. La abbassò lentamente, e quando le spalline scesero lungo la mia pelle, lui si mise a sedere e iniziò a baciarmi il collo. Nel momento in cui passò la lingua sotto il mio orecchio e sentii il suo respiro affannato, emisi un gemito.
"Trevor" sussurrai mentre lui mi abbassava il vestito sulla vita.
Si allontanò un istante per osservarmi e io ne approfittai per slacciargli la camicia. Lui se la tolse in un attimo e finalmente potei accarezzargli la pelle. Morbida, profumata, calda, leggermente abbronzata, liscia. Era la perfezione.
Trevor mi fece alzare, mi aiutò a togliere il vestito e, quando si sdraiò sopra di me, cambiò tutto: la passione che avevo visto poco prima non era niente in confronto a quello che stavo vivendo. Era fame pura. Fame di me. Trevor voleva me.
"Puoi fermarmi se vuoi" disse dopo avermi dato un bacio sul seno, appena sopra il bordo del reggiseno.
"No, non fermarti. Ti prego."
Gli occhi di Trevor furono attraversati da un lampo malizioso e in pochi secondi mi ritrovai nuda. Completamente esposta.
Lui si spogliò in fretta, ma ebbi lo stesso il tempo di osservare il suo corpo perfetto. Le spalle larghe, le braccia grosse ma non troppo, il ventre quasi piatto, le gambe forti.
Quando tornò sopra di me, io avevo la mente annebbiata dal desiderio.
Trevor mi stuzzicò il seno, inondando il mio corpo di piacere. Era quasi una tortura.
"Ti prego. Ti voglio" lo supplicai, sentendo un dolore piacevole e pulsante nel basso ventre.
Mi guardò, poi mi leccò un'ultima volta il seno.
"Trevor." La mia voce era ridotta ad un sussurro incomprensibile. Non riuscivo più a controllarmi.
Si infilò il preservativo in pochi secondi e mi riempì completamente.
Quando sprofondò del tutto dentro di me, gemetti e gli strinsi le spalle.
"Dio..." Trevor soffocò un verso gutturale contro la mia bocca, poi iniziò a muoversi senza smettere di baciarmi.
Si spingeva sempre più a fondo, mentre con la lingua esplorava ogni angolo della mia bocca.
"Cazzo, Haylee."
Il ritmo aumentò insieme al piacere che provavo, facendomi inarcare la schiena sotto il peso di Trevor e raggiungere il culmine. I miei muscoli si irrigidirono scossi dal piacere, e un istante dopo anche Trevor raggiunse l'apice.
Mormorò più volte il mio nome, poi si accasciò su di me continuando a baciarmi.

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