Intercity notte 23593 (parte II)

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La partita a briscola era stata abbandonata poco dopo l'inizio - la consideravano troppo noiosa. Erano tornati a giocare a Uno, ritenendolo più divertente e meno da circolo ARCI.

Niccolò aggrottò la fronte, guardando le proprie carte. Ne aveva troppe rispetto a Domenico, che sembrava tranquillo, appoggiato alla parete con la schiena, mentre lo osservava da sopra le sue tre carte. Niccolò era certo che dietro avesse un sorrisetto bastardo, quello che immaginava avessero i matematici prima di creare l'ennesimo modello o teorema che andava a complicare la vita agli ingegneri.

In tavola c'era un nove azzurro, tra le sue dieci carte figuravano tre più quattro, due carte verdi, una rossa e quattro gialle. Nessuna di loro era un nove.

«Questa è per tutti i modelli matematici che non mi serviranno a un cavolo nella vita» borbottò l'aretino prima di calare un più quattro, consapevole che fosse la mossa in grado di distruggere le amicizie. Forse solo Risiko batteva i più quattro, ma da dopo che Marta si era dimostrata un'eccellente stratega, lui, Domenico e Francesco si erano rassegnati a non tirare più fuori quella scatola. Se aveva vinto pure da ubriaca, non poteva essere battuta da sobria.

«Minchia...» borbottò Domenico pescando le quattro carte. «Siete proprio degli stronzi».

«Siete?»

«Sì, tu e quelli della tua razza».

«Continua così e ti decapito con la mia stecca» sibilò Niccolò.

Domenico abbozzò un sorriso. «Colore?»

«Giallo».

«Che peccato, proprio ora che ho un più due».

«Maremma maiala. Che pizza che sei».

«Non fare una tragedia, non hai bocciato per la decima volta analisi».

«Analisi si passa al quindicesimo tentativo, dopo aver venduto l'anima al diavolo».

«Per passare analisi III, nemmeno quel patto va bene».

«Ma che fate ad analisi III? Esorcismi?»

«In pratica...» borbottò Domenico osservando l'altro fissare le carte come se volesse trovare in esse la risposta ai segreti dell'universo.

«Mi è bastata analisi I e poi analisi II - la vendetta. Analisi III - il ritorno dell'orrore lo evito volentieri».

«Potremmo fare soldi con un film dell'orrore».

«Domi, a nessuno interessa un film fatto di integrali che si mangiano derivate che sono state uccise dall'esponenziale».

«Vero... o dei valori che fanno le montagne russe sui grafici di seno e coseno...»

Niccolò annuì, poi guardò Domenico negli occhi. «Comunque io credo di esser diventato gay da quando ho iniziato a odiare i grafici di seni e coseni».

Domenico lo guardò sbattendo le palpebre, gettando poi sulla coperta le sue carte e sparpagliando quelle che erano nel mazzo. «No comment» sibilò passandosi una mano sul volto mentre l'aretino allungava una mano per dargli dei leggeri colpetti con il palmo della mano sui capelli.

«Pat pat» sussurrò Niccolò.

«Niente "pat pat", ho bisogno di ben altro» gli rispose Domenico scostando con un gesto secco la sua mano, afferrando poi il telefono che giaceva sulla coperta e cercando con furia il numero di Marta.

«Domi? Che succede?» chiese lei dall'altra parte della chiamata dopo qualche spillo.

«Succede che Niccolò è scemo».

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