Capitolo 39

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La donna è semplicemente bellissima.
Ha gli occhi tra il verde e l'azzurro e i suoi capelli soni ricci e ramati. Ha l'età che avrebbe mia madre ora. Ci guarda incuriosita.
"Posso fare qualcosa per voi ragazzi?" Domanda.

Daniel e Sissi mi guardando e quindi decido di prendere parola, nonostante il cuore batte all'impazzata per l'ansia.

"Lei è Jane Perez?" La voce mi esce abbastanza sicura. Annuisce e poi le rivelo che sono la figlia di una sua amica di vecchia data. Jane spalanca gli occhi e rimane incanta per qualche secondo. Alla fine ci fa accomodare in casa.

"Ragazzi volete qualcosa da bere? Acqua? Caffè? Tè?"

"Acqua" rispondiamo tutti e tre all'unisono, ci guardiamo divertiti e Jane scoppia a ridere.
La donna ritorna poco dopo con i bicchieri d'acqua, si siede accanto a Daniel, che è seduto sul divano di fronte a noi.

"Lasciatelo dire Alissa, hai la stessa bellezza di tua madre" mi sorride e vedo i suoi occhi brillare.
"È quello che le ho sempre detto anch'io" interviene Sissi mentre prende un sorso d'acqua.

"Comunque, cosa posso fare per te?"

"Sto cercando mio padre e il signor Russel mi ha detto che lei era molto amica di mia madre. Così l'abbiamo cercata. Oh sì, ho trovato anche questo." Affermo tirando fuori l'orologio da taschino e glielo mostro. Noto che ha come un sussulto, aspettiamo tutti con impazienza che lei risponda, perchè sono sicura che sappia il nome di mio padre e dove si trovi.
Sta esitando a parlare mentre noi non stiamo più nella pelle nel sapere chi è.

"I-io..." comincia, il suo sguardo è perso nel vuoto. In questo momento vorrei tanto sapere a cosa sta pensando.
"Alissa, io n-non saprei come aiutarti"

Che vorrebbe dire con questo? Non la capisco.
"Cosa intendi Jane?"

"Oh tesoro, forse è meglio che tu non sappia chi sia tuo padre. Non so perchè lo stai cercando ma smetti prima che sia troppo tardi."
Mi restituisce l'orologio e poi si alza.

"Non capisco. Perchè? Perchè nessuno vuole dirmi chi cazzo è mio padre? È davvero così pericoloso saperlo?" Sbotto incazzata. Non posso crederci, siamo venuti qui con la speranza di aver trovato mio padre e invece mi ritrovo con un pugno di mosche.

"Tesoro, nel tuo caso è davvero meglio non saperlo. Se mai qualc-" si blocca e poi ci accompagna all'entrata facendoci uscire di casa. Rimango a bocca aperta per il modo in cui ci ha mandati via. Non può essere vero. Ora non ho più nulla con cui cercarlo.
Mi dirigo verso la macchina, salgo e sbatto forte la portiera quando la chiudo. Mi volto a guardare la casa e noto che Jane ci sta guardando dalla finestra, roteo gli occhi al cielo e rimango a guardare davanti a me.
Daniel si mette alla guida e ritorniamo verso casa. Durante tutto il tragitto nessuno ha spiccicato parola, la radio ad un certo punto mi ha irritato tanto che l'ho spenta a violenza.

Non è giusto, non è affatto giusto non sapere le cose. Nessuno vuole dirmi chi sia mio padre manco fosse il presidente degli Stati Uniti in persona. Ora ho i miei dubbi anche sul signor Russel, sono sicura che pure lui sappia chi sia eppure ha fatto finta di nulla mandandomi da Jane, ma perchè? Credeva forse che non l'avrei trovata così avrei lasciato perdere? Beh, mi dispiace per lui e per chiunque altro ma sono un osso duro e non mollo. Quindi che sia pericoloso o no continuerò a cercare mio padre finchè non lo troverò.

Arriviamo davanti a casa mia, saluto entrambi dicendo loro che ho voglia di stare sola, e io questo momento è ciò che mi serve. Mi dirigo in camera e mi butto a pancia in giù sul letto, prendo un cuscino tra le mani e lo stringo forte al petto.

Vorrei tanto che Dominik fosse qui. Posso pur sempre chiamarlo no? E sapere quando tornerà qui da me. Tiro fuori il telefono dalla tasca, cerco il suo nome in rubrica e lo chiamo. Aspetto ansiosa di sentire la sua voce, come se fosse la prima volta.

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